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Partenopeismi

Una minestra insipida

Al nome di Rafa Benitez, che piaccia o meno, sono legati visceralmente una serie di calciatori che hanno poi vestito la casacca del Napoli. Tra di essi spicca quello di Pepe Reina. Ingiusto e disonesto intellettualmente non ammettere

che il portiere spagnolo è salito sul volo in partenza da Liverpool e diretto a Napoli proprio grazie al rapporto consolidato col suo vecchio mister.

Un viaggio piacevolissimo, interrotto solo momentaneamente dalla parentesi tedesca al Bayer Monaco. Un viaggio che gode ancora di tutte le sue tappe, molte delle quali esaltanti.

Pepe Reina e Napoli sono una storia tutta da raccontare, una di quelle storie d’amore nate tra chi è simile, tra chi si riconosce, tra chi finisce per amarsi reciprocamente. Abbiamo detto Napoli e non il Napoli. Non si tratta di un errore. Pepe Reina ha sposato non solo la causa calcistica, ma anche quella sociale. Si è calato da subito in una realtà che ha sentito affine a sè, cucita addosso come un abito perfettamente calzante. Ha percorso non solo i meandri dello stadio San Paolo, ma anche le strade e i vicoli della città, conoscendone scorci e squarci, apprezzandone abitudini e costumi.

Durante la sua permanenza a Napoli, ad una trasmissione Tv spagnola ha anche fatto riferimento al capoluogo campano per testimoniare la ricaduta emotiva che la città ha su chi la vive, scegliendo come esempio un dialogo tra Bisio e Siani tratto dal  film “Benvenuti al Sud”: “Quando un forestiero arriva qui piange due volte, quando arriva e quando parte”. Una dichiarazione d’amore senza veli, ma anche l’esternazione limpida dello sposalizio di una causa che lo hanno di fatto incoronato capitano morale della squadra.

Da quando Pepe Reina indossa la casacca del Napoli ha sempre fatto benissimo, dimostrandosi un portiere di altissimo livello. Persino la difesa azzurra ha palesato notevoli miglioramenti, dettati proprio dalla presenza rassicurante del portiere spagnolo. Il suo carisma e la sua qualità lo hanno sempre esaltato e reso catalizzatore di elogi.

Un campionato però, quello in corso, dal sapore ambivalente, tendente all’agrodolce. Errori clamorosi il portiere azzurro non ne ha commessi, ma le statistiche mettono in evidenza un andamento in flessione: il Napoli ha subìto appena 19 reti nelle prime 24 giornate di campionato, 10 reti nelle ultime 9 giornate. Dal maledetto tiro scagliato da Zaza in Juventus-Napoli e finito alle spalle di un Reina non propriamente reattivo, la porta del Napoli non è più stata difesa da un portiere decisivo ai fini del risultato.

E nelle 8 gare successive il Napoli ha visto inviolata la sua rete soltanto contro l’inguardabile Bologna le ultime della classe Verona e Palermo.

Il numero uno azzurro resta un grande portiere, l’emblema della combattività e della cattiveria agonistica, il simbolo di una città affamata di successi, ma nella minestra preparata dal Napoli negli ultimi due mesi di campionato è sicuramente mancato un pò di Pepe.

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.