La faccia simpatica ce l’ha. Quella autorevole, anche.
Dottor Jekyll e Mr. Hyde? No. La prima non è l’alter ego maligno della seconda, ma l’altra faccia appartenente alla stessa medaglia, quella che riproduce l’immagine di un uomo che non soltanto nella vita ha imparato a svolgere l’attività di portiere, ma anche quella di un uomo che sa ergersi, in maniera del tutto naturale e spontanea, a leader.
Ideale, insomma, indossare la fascia di capitano in una squadra di calcio. Eppure, Pepe Reina da Madrid, di professione portiere, non soffre di restringimenti sanguigni sull’avambraccio sinistro: la fascia di capitano del Napoli è indossata da un suo compagno di squadra, Marek Hamsik.
E’ vero che ogni squadra di calcio è libera di adottare criteri specifici per l’assegnazione della fascia, ma è altrettanto vero che la scelta non dovrebbe essere soltanto dettata da fattori statistici e di rappresentanza (numero di presenze in campo, numero di anni di permanenza con la stessa squadra etc), ma anche da considerazioni pratiche e funzionali: ci riferiamo al carisma che sprigionerebbe un personaggio di questo tipo che inevitabilmente rilascerebbe sui direttori di gara quella sana pressione di cui abbiamo sempre avvertito la mancanza.
Chi accende i motori prima dell’inizio delle gare del Napoli è lui, lo fa già negli spogliatori, ma continua sul terreno di gioco, quando stringe a sè tutti i suoi compagni di squadra costituendo quel cerchio umano, fatto di sguardi, intese, intenti, ma soprattutto carica, tanta, tantissima energia positiva.
Pepe Reina è tutto questo. O forse è solo questo: il vero capitano del Napoli.