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Partenopeismi

Da Giuda a Giuda

Anche questa sessione di calciomercato è conclusa, con tutto il solito carrozzone di inciuci e congetture che si porta dietro. Una versione moderna e maschile delle conversazioni tra madri e nonne su ciò che ha fatto Ridge con Brooke (chi non ha idea di chi siano, mente). C’è di buono che tutti avevano ragione e tutti hanno detto tutto prima che si verificasse. Un coacervo di vati, insomma.
In un momento in cui si sprecano pagelle, pagelline e pagelloni, il filo rosso che sembra legare il mercato del Napoli è fatto di tradimenti, divorzi e seconde nozze. Avvenuti o mancati che siano.

Si comincia da Gonzalo Higuain. E questa la chiudiamo subito qua, perchè anche Giggino ‘o salumiere ci ha scritto un articolo a riguardo.
Però di quella vicenda teniamoci da parte giusto alcune cosette: il vero e proprio odio nei confronti dell’argentino, il tradimento e poi “come calciatore nulla da dire, ma come uomo….”. Perchè “non ha neanche salutato Sarri”.

A quel punto è il turno di Mauro Icardi: attraverso il suo procuratore, strizza l’occhio al Napoli. Più e più volte. E’ chiaro che il calciatore verrebbe volentieri a Napoli. Scatenando una bufera mediatica che investe la squadra di cui è Capitano. Una squadra dove neanche molto tempo fa’ era capitano Javier Zanetti. Attenzione, Zanetti. Immaginate Hamsik prodigarsi in tutti quegli ammiccamenti ad una diretta avversaria per la Champions. Insigne, per molto meno è stato crocifisso e quando gli è andata bene gli è stato dato dello juventino. Per aver rifiutato un rinnovo ad una cifra inferiore a quella che pare verrà offerta a Gabbiadini. Quello che si è cercato insistentemente di cedere (con conguaglio milionario) per Kalinic, 13 gol in 38 partite, quasi tutti nella prima metà di stagione, di cui solo tre all’Inter nelle primissime giornate. Kalinic, che quando il Napoli le prendeva dal Dnipro, stazionava stabilmente al centro della panchina, in favore di Bum Bum Seleznyov.

Sfumato Icardi, dopo il vano inseguimento (ffiùùù) a Kalinic, è la volta di Edinson Cavani. “Certi traditori fanno giri immensi e poi ritornano”, avrebbe potuto cantare Venditti con la maschera di Galliani e la sciarpa azzurra. Il Matador è stato fischiato al suo ritorno al San Paolo, “per come se n’è andato”. Nella stessa partita, Lavezzi applaudito. A segnare una differenza radicale nei modi di congedarsi. Ma nella scala dei tradimenti, se c’è qualcuno che ti sopravanza, evidentemente vieni riabilitato. In buona sostanza, se mi tradisci col mio peggior nemico, posso desiderare spasmodicamente di tornare con l’ex che mi aveva tradito “solo” con uno qualsiasi. E’ questo quello che pare insegnare il mancato triangolo Cavani-Higuain-Cavani.

In questa storia di corna continue, il Napoli alla fine  ci riesce a vestire i panni della “rovinafamiglie”. Per ben due volte. In casi simili: Amadou Diawara e Nikola Maksimovic. Il primo è un ragazzino da poco in età da patente. Non si presenta nel ritiro della squadra che lo ha lanciato e che gli ha permesso di attirare le attenzioni di club di alto livello come Napoli e Roma. Il secondo si comporta più o meno allo stesso modo. Insomma, il flirt come nel caso di Cavani, anche le corna come nel caso di Icardi, ma con loro due anche il divorzio e le seconde nozze (buon per il Napoli, due grandi acquisti).
Non risultano tuttavia chiamate di Diawara e Maksimovic a Donadoni e Mihajlovic. Così come non risultano ritiri o allenamenti disertati da parte di chi è recentemente passato dal Napoli alla Juventus. Così come non v’è traccia di reazioni di rabbia e sdegno nei confronti dei due nuovi azzurri, nonostante “rei” di comportamenti ben più… particolari di quelli di Higuain. Professionalmente e umanamente.

Ovviamente, per chi scrive, tutto questo caleidoscopio pseudoemozionale è una grossa bolla. Ghirigori narrativi da cui sarebbe il caso di immunizzarsi. E una volta fatto,  resta la sostanza: semplici dinamiche di mercato del lavoro e legittime aspirazioni individuali. Quelle di tutti gli attori di questa piccola grande soap. Chi vuole più soldi, chi vuole andare in un contesto più competitivo o chi semplicemente non sopporta più il proprio datore di lavore. Certe parole, parole enormi, sarebbero da riservare a qualcosa di più importante. Più privato, più intimo e meno socialtelevisivo.

Diversamente, si abbia la coerenza inflessibile di contestare ad ogni pallone Diawara e Maksimovic. Esattamente come accadrà ad Higuain quando tornerà al San Paolo.

Tutto il resto (non) è Beautiful.

 

 

 

About author

Fabio Cotone è regista teatrale. Appassionato di scienze umane.
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