La gloria della Champions è ancora una volta fatale per le sorti del Napoli in campionato. Una squadra stanca e svuotata quella vista contro l’Atalanta all’ Atleti azzurri d’Italia che ha meritato la sconfitta.
TOP
Zielinski – Il migliore dei suoi. Il polacco non si dissocia dall’andazzo generale, la sua prestazione è appena sufficiente, ma le gambe sembrano avere più birra. Viaggia a corrente alternata, ma sono di ottima fattura un paio di iniziative palla al piede che si sono tramutate in azioni pericolose. Da applausi la rincorsa su Grassi lanciato a rete al 38° della ripresa.
Milik – Gli arrivano pochi palloni, ma oggi sarebbe stato complicatissimo pretendere di più. In un pomeriggio tutto sommato tranquillo per il portiere atalantino Berisha l’unico intervento di tutto rispetto è stato quello sull’attaccante polacco del Napoli ben servito da Ghoulam.
Gabbiadini – E’ incredibilmente l’attaccante che ha inciso di più dopo Milik. Manolo scende in campo nella “sua” Bergamo e la voglia non sembra mancargli. Purtroppo non basta, conclude poco, come tutti i suoi compagni. Ma il momento della squadra è delicato, la manovra confusa, le idee arruffate. Nonostante ciò, raccoglie di testa e spedisce in zona pericolosa un pallone al centro dell’area del portiere avversario, purtroppo non trova nessuno al tap-in vincente.
FLOP
Mertens – Nelle intenzioni di Sarri sarebbe dovuto entrare per creare scompiglio nella difesa avversaria a dare brio ad una manovra apparsa fin da subito compassata e senza idee. Invece il folletto belga assomiglia a quello italiano: girovaga per il campo alzando polvere senza concludere null’altro. Scatti felini non se ne vedono, dribbling nemmeno. La palma di peggiore in campo, poi, la merita quando entra a gamba tesa su un avversario conquistando un meritato giallo.
Insigne – Cosa sta succedendo a Lorenzo? I cinque milioni di euro cui ambiva assieme al suo entourage si sono trasformati in cinque validissimi motivi per non ottenerli. L’attaccante azzurro è la controfigura del “Magnifico” ammirato la passata stagione. Anche oggi non incide mai sulla gara, non accelera, e soprattutto non si assume più responsabilità. Su ogni giocata sembra calare la paura dell’errore, il timore il voto in pagella possa inesorabilmente crollare al di sotto della sufficienza. Finanche la fisiognomica non va. mai un gesto di rabbia, di insoddisfazione, di delusione. L’impassibilità somatica è stata quasi più irritante dell’insufficiente prestazione.
Jorginho – Quando le gambe non girano la mente si offusca. E’ quello che sta capitando al brasiliano. Troppe gare di fila, sempre da titolare, gli hanno fatto perdere ritmo e lucidità. Oggi lento, macchinoso ed invisibile. Poche palle sono passate per i suoi piedi e quelli transitati nel suo territorio hanno ricevuto un pessimo trattamento in termini di precisione. Spento il faro del centrocampo si è spenta l’intera squadra. Avrebbe la necessità di riposare, ma se Sarri sino ad oggi non ne ha voluto sapere di toglierlo dal campo vuol dire che si è girato verso la panchina e non ha visto nessuno pronto a rimpiazzarlo.