Diciamoci la verità, non se le sono mandate a dire. Dapprima Aurelio De Laurentiis in una intervista-fiume decorata da fronzoli di altruismo ha lanciato messaggi forti e chiari al suo allenatore. Poi, Maurizio Sarri ha risposto alle ovvie ed inevitabili domande sulla questione postegli nel dopo-gara di Napoli-Lazio. Dichiarazioni nelle quali il serafico ma sempre schietto trainer azzurro ha esternato pubblicamente la delusione per non aver ricevuto in forma privata i benevoli suggerimenti.
Due azioni molto pericolose se praticate in una piazza come Napoli. Due eventi divenuti immediatamente notizia, scoop, spiegazione di insuccessi sportivi. Al di là delle palesi difficoltà tecnico-tattiche che palesa la squadra, legate principalmente alla mancanza di un attaccante prolifico e alla sorte delle ultime settimane che sembra senza dubbio essere cattiva piuttosto che buona, la spiegazione del calo di risultati del Napoli adesso ha per la piazza una decifrazione suprema: il mancato feeling tra Aurelio De Laurentiis e il suo allenatore Maurzio Sarri. La bomba è esplosa, nei salotti televisivi divampa l’inciucio, la stampa ne ricama trame di telenovela. Insomma, il rubinetto degli influssi negativi causati dalle storie futili scorre copioso.
Ma ciò che si dice in giro non corrisponde al falso. Le divergenze tra il patron del Napoli e il suo allenatore ci sono, anzi, ci sono sempre state. Il problema risiede forse nell’enfatizzazione delle stesse, nella masochistica tendenza nostrana a voler alzare polveroni, piuttosto che dar loro la giusta dimensione.
La storia oggi è priva di veli: in estate il Napoli è rimasto orfano di un campione come Gonzalo Higuain e Aurelio De Lurentiis per la sua sostituzione ha acquistato la “scommessa” Milik e tenuto in rosa (senza l’approvazione di Sarri) l’ancora inespresso Gabbiadini (in uscita fino all’ultimo giorno di mercato). I paventati e mai esternati (tranne ovviamente a Sarri) obiettivi Icardi e Aubameyang sono rimasti sogni chiusi nel cassetto. Da buon aziendalista il buon Maurizio Sarri ha accettato e allenato quelli che aveva a disposizione. Ad oggi i risultati del campo non hanno dato ragione a De Laurentiis, al Napoli una punta degna di questo nome manca eccome. Ma è giusto limitare a ciò la falla presente sul dorso del ciuccio e non farla sconfinare in seppur evidenti divergenze presenti tra il tecnico e il suo datore di lavoro. Che Aurelio De Laurentiis incarni in pieno l’essere vulcanico ed imprevedibile corrisponde al vero. Che Maurizio Sarri sia assolutamente immune da ogni alito di sudditanza psicologica, anche. Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri sono dunque due uomini dalla forte personalità che hanno deciso di lavorare assieme per il bene comune. La storia è piena di queste tipologie di unioni e bisogna smetterla di credere nelle surreali e fantasiose visioni che ipotizzano presidenti di squadre di calcio condividere e sposare intenti e idee dei propri allenatori. Ciò non è quasi mai accaduto, a Napoli e non solo nel capoluogo campano. Le furose liti tra De Laurentiis e il suo ex allenatore Edy Reja, le incomprensioni con Mazzarri, le divergenze con Benitez, sono solo alcune delle storie recenti ormai trasparenti e non più necessarie di offuscamento. Eppure, quei Napoli era belli e vincenti.
Dunque, cerchiamo di ridimensionare ciò che ha una valenza davvero vicina allo zero ai fini degli auspicati successi sportivi. Napoli, mai come in questo momento, ha bisogno di serenità e sostegno, piuttosto che di polveroni che finiscono solamente per macchiare una linda e produttiva realtà. Lo sporco in questa città non può e non deve essere indelebile.