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Partenopeismi

Tutti Totti col portafoglio degli altri. Noi con Gigione

Il mancato rinnovo contrattuale di Gigi Donnarumma con il Milan non solo ha fatto scalpore ma ha anche elevato Marek Hamsik sul tetto (solitario) di coloro che sono riusciti a non piegarsi alle quasi imprescindibili volontà del dio denaro.

Da un lato, dunque, ci sarebbe l’ennesimo “traditore”, quel ragazzone della provincia di Napoli che ingenuamente ha sbandierato ai quattro venti la sua fede rossonera e che ha poi abiurato al primo alito di danaro fresco.

Dall’altra, il freddo slovacco che tra lo stupore collettivo ha sposato la causa azzurra, ha fatto sua l’antitetica indole partenopea e ne ha donato promessa di amore eterno.

Ma è davvero questo lo scenario dinanzi al quale ci si è trovati?

Noi crediamo proprio di no. Il mondo del calcio è pieno zeppo di qualunquismo, qua e là pullulano stereotipi come se fossero formiche al capezzale di una mollica di pane.

Su quale pietra tombale sono incise le motivazioni che stanno spingendo il portiere del Milan lontano da Milano? E su quale tuttotondo marmoreo è scolpita la sindone che sviscera e spiega le motivazioni che legano Hamisk a Napoli?

E’ il no al Milan di Gigi Donnarumma al Milan al cospetto del sì di Marek Hamsik al Napoli a confutarne differenze così sostanziali di giudizio? No. Decisamente no.

Sarà che ormai tutto ciò che è in qualche modo legato alla Juventus ha messo tutti nelle condizioni di vedere o bianco o nero, ma la vita, quella che contiene in sè sentimenti e sensazioni di svariata natura è molto spesso fatta da scale di grigio piuttosto che di bianco e di nero.

Gigi Donnarumma lascerà il Milan, ma questo non significa che cancelli l’amore che nutre per quella maglia. Il portiere di Castellammare di Stabia si è semplicemente imbattuto in un amore più grande, prevalente, predominante, imperante, quello per se stesso, come forse capita a tutti nella vita. Non è dunque corretto immaginare un Gigi Donnarumma che volta la faccia come un freddo calcolatore e strizza l’occhio al sopraggiungere della ricchezza. Forse sarebbe più opportuno immaginarlo felice per il suo raggiante e dovizioso futuro ma anche piangente e sofferente.

L’imposizione dell’io sul tutto non va dunque condannata, ma compresa. Così come andrebbero compresi i reali motivi per cui Marek Hamsik è rimasto a Napoli.

Certo, la psicologia del tifoso medio induce a trarre motivazioni indiscutibili, insindacabili, radenti la sacralità. E puntualmente così accade.

Re Hamsik è stato incoronato dal popolo perchè si è accomodato ai piedi del Vesuvio incollando i sui scarpini fatati sulla cocente sabbia vulcanica.

Ma ad oggi, al di là di scolastiche dichiarazioni d’amore nei confronti  della città, l’unico metro utilizzato per certificarne il legame è stato la durata della sua permanenza.

Un’ unione – quella di Marek con Napoli – che per assurdo avrebbe potuto anche assurgere le sue motivazioni in contesti e situazioni che non risiedono nel cuore.

Sia chiaro, non stiamo qui a crocifiggere Marek Hamsik per procurato (falso) allarme sentimentale, nè tantomeno a giustificare le scelte di Gigi Donnarumma.

Piuttosto, siamo qui a combattere un qualunquismo diffuso e provare a difendere l’intimità di scelte che nel mondo del calcio troppo banalmente si legano a mere faccende economiche.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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