Iniziamo la nostra rubrica #p(ARTE)nopei, intervistando un musicista presente da anni sulla scena musicale napoletana e nazionale: Antonio Fresa. Compositore di colonne sonore di film pluri candidati e premiati in Italia e all’estero come “La Parrucchiera” di Stefano Incerti o “La gatta cenerentola” di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone. E’ collaboratore ed arrangiatore di Joe Barbieri, Nino Buonocore e Bungaro. E’ un grande tifoso del Napoli.
ilP. : Antonio, tu sei tifoso del Napoli, ci racconti come lo sei diventato e perché?
A.F. : Credo che nascere in una città così ricca di identità sia un privilegio. Nascere in una città con un proprio dialetto, la propria musica, il proprio teatro e la propria comicità è di per sé già una ricchezza. E in questo processo di identificazione con il tuo territorio che comincia sin da bambino, ti ritrovi davanti ad una maglia con i colori del cielo, con il nome della tua terra, con la passione che da subito capisci che è di tutti. E in quella passione, più tardi ho capito che oltre l’amore e il tifo c’era qualcosa di più profondo, il seme della speranza, il blues!
ilP. : Napoli e il Napoli, un legame di sangue?
A.F. : ‘O Napule. La città diventa la somma di tutte le voci, antiche e moderne della tua terra. “Terra mia tu si chiena ‘e libbertà“, cantava Pino Daniele. Quella libertà di farsi scegliere e amare. Non riesce a tutti i luoghi.
ilP. : Se dovessi paragonare il gioco di Maurizio Sarri ad un genere musicale, a quale lo rapporteresti? E per converso, quello di Ancelotti?
A.F. : Per Sarri non ho alcun dubbio. Sarri con il Napoli mi fa pensare a Duke Ellington. Grande personalità, schemi inediti, organizzazione della musica e soprattutto individualità che sono emerse grazie al suo gioco. Anche Ellington aveva nella sua Big Band musicisti che grazie alle sue composizioni e arrangiamenti esprimevano il meglio di sé. Ellington era un ottimo direttore d’orchestra ma anche un innovatore, con una profonda sensibilità. Si era formato facendo piccole esperienze in giro per gli Stati Uniti. Poi arrivò il successo, e non si è più fermato. Lo hanno seguito per quasi tutta la carriera parecchi musicisti che suonavano con lui. Maurizio Sarri è una mente con queste caratteristiche. Ha imparato sul campo e ha sublimato tutta la sua esperienza. Restando fedele alla natura umana di chi è cresciuto studiando e facendosi le ossa partita dopo partita, concerto dopo concerto. È stato un onore averlo al Napoli. Ha espresso il DNA di un popolo, di cui si sentiva parte, così come Ellington esprimeva il DNA degli afroamericani. Su Carlo Ancelotti non farò un paragone perché io un Napoli di Carlo Ancelotti ancora non me lo riesco ad immaginare, ma non per sfiducia, anzi. Perché tutto sommato, dentro di me, vince ancora la nostalgia dell’uomo in tuta che ha ridato dignità al calcio italiano. E che ci ha regalato sport, spettacolo, orgoglio e onestà.
ilP. : Credi che la S.S.C. Napoli possa aver finalmente raggiunto una dimensione internazionale? E se sì, tutto ciò può portare valore alla città?
A.F. : Carlo Ancelotti è portatore di internazionalità e questo ingaggio racconta la dimensione a cui aspira la società. L’autorevolezza di un uomo come Ancelotti non può che dare forza e sostegno a De Laurentiis, che deve iniziare a vincere anche lui qualche partita a livello mediatico e politico. È pur vero che tutti noi ci aspettiamo una squadra su misura per Ancelotti che ancora non intravedo e bisogna stare attenti all’equilibrio tra società e allenatore. Detto ciò, quando un posto di prestigio viene occupato da professionisti di livello internazionale non può che giovare all’ambiente e alla società.
ilP. : Antonio, tu hai sempre rappresentato con la tua musica e con le tue collaborazioni una Napoli “diversa”: elegante, di nicchia, all’avanguardia e internazionale. Raccontaci la tua musica, le tue esperienze passate e quelle future.
A.F. : Mi sono formato tra Napoli e gli Stati Uniti. Raccontare la mia musica non è cosa facile, per me. Forse perché con la mia musica ho sempre raccontato le storie degli altri. Mi ha sempre appassionato vestire una storia, una canzone. Da qui la mia passione per la musica da film e per il cantautorato. C’è un nesso profondo tra il senso di un testo e la sceneggiatura di un film. In entrambi i casi si racconta per immagini, fotogrammi. Una storia di cento anni può durare un’ora e mezza ed una storia d’amore ne dura tre minuti, il tempo di una canzone. Vestire di musica questi mondi credo sia la cosa che mi riesce meglio. L’esperienza come arrangiatore e produttore artistico sia con Joe Barbieri che con Bungaro, come con Nino Buonocore, credo ne sia la testimonianza. Così come il film ‘L’arte della Felicità’ e ‘Gatta Cenerentola’. Progetti futuri sono imminenti. Apro il mio nuovo studio a via Foria. In un ex stalla del ‘700. Sarà il luogo della scrittura, l’ho chiamato The Writing Room. Un luogo per me e per chi abbia voglia di scrivere con me. Vediamo cosa nascerà.
ilP. : Cosa pensi dell’attuale scena musicale napoletana e di quella italiana in generale. Si può affermare che oggi come oggi, a Napoli, “si respira” più il calcio che musica?
A.F. : La musica vive un momento molto particolare. È uno specchio del Paese. Ci sono talenti straordinari che non riescono a trovare voce. Abbiamo così tanta comunicazione che i mezzi più potenti, per comunicare, scelgono le cose più insignificanti, mediocri. Non abbiamo un network che sostenga il cantautorato di qualità. Non abbiamo un network che si occupi di musica strumentale. Qualcosa si fa in Rai, menomale. Ma solo in radio. È un paese diviso a metà, in cui la parte che cerca qualità troppo spesso rimane a bocca asciutta. A Napoli la situazione non è diversa, sebbene alcune cose siano cambiate in meglio. Mi viene da pensare al Museo Archeologico Nazionale che ha ospitato una mostra sul Napoli e vari festival tra musica, cinema e cultura. Quando ci sono le persone giuste al posto giusto, le passioni, l’arte e la musica, quella vera, suonata e ascoltata, può arrivare ovunque.
ilP. : Antonio, come immagini Napoli tra 10 anni nel calcio e nella musica?
A.F. : Partiamo dal Napoli. Me lo immagino al quarto scudetto, in lotta per il quinto. La musica me l’immagino come sempre. L’approdo di ogni uomo e di ogni donna per contrastare il rumore di fondo dell’umanità, quando imperversa l’arroganza e la violenza.
Bio: Antonio Fresa, È nato a Napoli nel 1973 e si è diplomato in pianoforte al Conservatorio “L. Perosi” di Campobasso, studia Film Scoring presso l’Università Berklee College of Music di Boston. Si dedica al cinema e alla discografia scrivendo per vari registi e fa il produttore artistico e arrangiatore per diversi artisti. Inizia l’attività di compositore di colonne sonore con Antonietta De Lillo, ‘Non è giusto’. Insieme a Luigi Scialdone, ‘Il piccolo principe di Sansereno’, regia di Ivan Cappiello. Per Hernán Belón ‘El campo’. Per Nicola Barile,‘Cantata dei Pastori’. Per Alessandro Rak , ‘L’arte della felicità’. Per Lucio Fiorentino, ‘Core & Sang’. Per Stefano Incerti ‘La parrucchiera’. Per Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone ‘La Gatta Cenerentola’. Per un progetto di Lucio Fiorentino scrive la soundtrack per una serie di video sul Museo Archeologico Nazionale di Napoli, tutti ambientati al MANN. Per Luca Gianfranco ‘Terra Bruciata’. Come strumentista ed arrangiatore, collabora con i cantautori Joe Barbieri e Bungaro. È il creatore, insieme allo storico producer e Dj, Fabrizio Fiore, di South Designer nel progetto musicale ‘Napoli Files’. Vanta collaborazioni con artisti come Carl Anderson, Nino Buonocore, Luca Aquino, Stacey Kent, Kantango, Pilar, Ornella Vanoni, Daniela Nardi, Pacifico, Flabby.
Per approfondire laconoscenza di Antonio Fresa ed i suoi lavori ecco alcuni links:
http://www.facebook.com/antonio.fresa.production
http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Fresa
https://www.facebook.com/NapoliFiles/
(Photo by: Angelo Orefice, Andrea Mercanti, Carlo Arace)