Da pochi minuti Carlo Ancelotti ha iniziato sul campo la sua avventura azzurra. Mentre io guardo lui e lui guarda i giocatori muoversi nel disordinato ordine del primo allenamento, il cellulare vibra: Il Real Madrid comunica di aver accettato la cessione alla Juve di Cristiano Ronaldo. Rialzo lo sguardo. Rivedo Carletto in campo e sorrido.
Oramai ci eravamo abituati all’idea. Vedere uno dei più grandi giocatori della storia del calcio vestire i colori bianconeri sembrava essere diventato, negli ultimi giorni, un destino ineluttabile. Si aspettava solo una mossa ufficiale e alla fine c’è stata, quella del Real appunto. La prima cosa che ho fatto nei minuti successivi all’annuncio è stata quella di andare a leggere le reazioni sui social. Mi diverte sempre vedere come in un modo o nell’altro, nella buona e nella cattiva sorte, l’onda della notizia (in questo caso uno tsunami) investa subito Facebook, Twitter, Instagram, cambiando radicalmente la trend-lista della giornata. “Beh, si gioca lo stesso o mischiamo le squadre?”, “Siamo a luglio ed è il campionato è già finito”, “La Juve vuole fare all-in”… questi i primi commenti a caldo sulle varie bacheche.
Il mio primo pensiero invece è andato proprio al nostro nuovo tecnico. Ho pensato infatti che tutto sommato l’arrivo di CR7 ala Juventus può, in qualche modo, aiutare Carletto nell’affrontare il suo primo anno napoletano per tre ragioni:
- MINORI ASPETTATIVE. Ancelotti è stato accolto a Napoli come l’uomo dei trofei, l’allenatore più titolato nella storia del Calcio Napoli. Se a ciò aggiungiamo una campagna acquisti già soddisfacente ma che, probabilmente, deve ancora riservare i suoi colpi più “pesanti”, è facile comprendere come l’aspettativa del popolo napoletano per la vittoria dello scudetto avrebbe potuto raggiungere livelli più alti anche della scorsa stagione. Così, l’arrivo di Ronaldo solleva Ancelotti dalla pressione della vittoria: ormai c’è la Juve e poi tutti gli altri. Il “sogno del cuore”, sulla carta, sembra anche per quest’anno restare nel cassetto perché, diciamocelo francamente, chiunque è un outsider nei confronti dei bianconeri. Questa minore aspettativa, in special modo al primo anno di un nuovo ciclo, allevia i pensieri di tifosi e società ma soprattutto consentirà al mister di lavorare con maggiore serenità.
- MEGLIO UN CR7 OGGI CHE UN SAVIC DOMANI. In queste settimane, anche noi in redazione abbiamo spesso affrontato l’argomento che ora è diventato affare concluso, con fiumi di parole e audio. Alla fine, la sintesi del pensiero collettivo è stata raggiunta su due affermazioni. La prima: questo è un rinforzo in prospettiva Champions League. Parliamoci chiaramente, la Juve anche senza CR7 avrebbe avuto senza alcun dubbio i gradi di candidata allo scudetto. Ronaldo è l’ennesimo colpo messo a segno per riportare la coppa dalle grandi orecchie a Torino. Possiamo addirittura spingerci ad ipotizzare un suo utilizzo programmato per la Champions a discapito del campionato, soprattutto tra settembre e dicembre ossia durante la fase a gironi. Perciò, in parte, questo acquisto, paradossalmente, potrebbe non spostare di tantissimo il distacco tra il Napoli e la Juventus. La seconda: meglio che la Juve prenda CR7 e non un Milinkovic-Savic. Già, perché se il primo è una dimostrazione di potere enorme, il secondo avrebbe chiuso strade e speranze non solo per quest’anno ma, idealmente e progettualmente, anche per i prossimi a venire. Quindi se super-investimento doveva essere, meglio il portoghese che il giocatore della Lazio.
- GIARDINO vs TENUTA. Il Napoli deve rimanere indifferente, insensibile, all’arrivo di Cristiano alla Juve. La filosofia orientale spiegherebbe che la strada migliore per arginare un dolore è l’accettazione dello stesso, passivamente. Farsi prendere dal panico non serve a nulla e questo è un mantra che deve ripetersi sia la squadra che la tifoseria. La società sta tracciando una rotta chiara e compatibile con le sue risorse economiche, che ha portato ad un cambio di gestione tecnica senza traumi nell’ambiente e nella squadra, colpi mirati nei ruoli carenti, acquisto di giovani potenziali crack (Meret, Fabiàn), trattative ragionate senza ansia da acquisto. Insomma, il Napoli è in buone mani sia societarie che tecniche. Guardare il giardino, ormai potremmo dire la tenuta, del vicino non ha alcun senso. Bisogna accettare i meriti, le mosse e i colpi delle altre squadre e prendersi cura del proprio giardino, serenamente.
Insomma, no panic. Mischiamo le carte? No, giochiamola così, sarà ancora più divertente.