L’appellativo più inflazionato che potremmo abbinare al nome di Fabian Ruiz è quello di centrocampista box to box, cioè, letteralmente, un giocatore che attacca e difende da un’area di rigore all’altra. L’etimologia della definizione è sfacciatamente anglofona, infatti nasce in Inghilterra, nella patria dei Gerrard e i Lampard.
Si tratta di centrocampisti con tecnica da trequartista e fisico da pentatleta, proprio come Fabiàn, questo giovane prospetto prelevato dal Napoli a suon di milioni dal Betis e portato in Italia a studiare da “grande”.
Nelle prime gare in maglia azzurra Fabiàn è stato impiegato col contagocce da Ancelotti, che però gli ha regalato il sontuoso palcoscenico della Champions League, a Belgrado, da titolare al centro della mediana azzurra che ha affrontato la Stella Rossa.
L’allenatore italiano sta lavorando molto sullo spagnolo Under 21, per agevolare il suo apprendistato nella nuova realtà napoletana ed addolcire l’impatto col calcio italiano, un football molto diverso da quello spagnolo, molto più fisico, meno manovrato e con tempi di gioco molto più brevi.
Quando, in estate, il Napoli acquistò Fabian Ruiz, Carlo Ancelotti si espresse in maniera piuttosto chiara:
“Giovane completo, può giocare centro destra o sinistra. Non credo davanti alla difesa. In Spagna ha fatto molto bene”
La palingenesi tattica a cui l’allenatore di Reggiolo sta sottoponendo la squadra, sradicata con dolcezza dal grembo di Maurizio Sarri e presa per mano con la leggerezza e l’autorevolezza che solo i grandi tecnici hanno in dote, potrebbe trovare in Fabiàn Ruiz uno straordinario interprete, anzi probabilmente una vera e propria chiave di volta per il nuovo “percorso” che Ancelotti ha indicato per il Napoli.
CHI E’ FABIAN – A 14 anni Fabian Ruiz era ancora un trequartista, addirittura accostato a Messi per la raffinatezza del sinistro, prima di crescere in pochi mesi di ben trenta centimetri.
Fino ad un paio d’anni fa, durante la stagione d’esordio in Liga, il calciatore stesso diceva di sentirsi a suo agio nel ruolo originario di trequartista, ma col tempo la sua morfologia calcistica si è trasformata. Oggi Fabian può definirsi un calciatore di ampio respiro, il classico uomo a tutto campo, la cui influenza ed il cui apporto alla squadra inizia a ridosso della propria difesa e termina nell’area avversaria.
Lo spagnolo, come detto, è un centrocampista box to box, anche se “con un imprinting calcistico totalmente diverso da quello diretto e verticale della scuola inglese, e più consono al gioco di posizione della scuola spagnola”. (“Ultimo Uomo”)
La grande peculirarità di Fabian risiede nella capacità di abbinare la tecnica individuale con le esigenze tattiche del team, per l’attitudine naturale ad coprire bene gli spazi in campo e trovare il posizionamento migliore per il passaggio dei compagni, evitando sistematicamente il cono d’ombra della marcatura avversaria.
L’altezza e la stazza, poi, contribuiscono a farne anche un calciatore molto fisico, una straordinaria e completa arma per la mediana di Ancelotti.
LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DI ANCELOTTI – Il passaggio dal 4-3-3 sarriano al 4-4-2 “sporco” e camuffato dell’allenatore ex Bayern, riscopre una pedina quasi strategica in un centrocampista dalle caratteristiche di Fabian.
Quando Ancelotti ha capito che il Napoli aveva difficoltà a giocare con un mediano davanti alla difesa, il classico metronomo del centrocampo alla Jorginho, ruolo che aveva affidato ad Hamsik e Diawara, ha svoltato gradualmente e senza “traumi” verso un 4-4-2 più compatto e solido, in cui i due centrali di centrocampo giocano l’uno vicino all’altro e i due laterali a turno danno un mano in fase passiva.
Dal Sarrismo sfrenato al camaleontismo utilitaristico di Ancelotti, siamo di fronte ad una rivoluzione silenziosa e mai annunciata. Questo nuovo sistema consente alla squadra di coprire meglio gli spazi, così che i calciatori impiegati in mediana si aiutino l’un l’altro, senza lasciare zone del campo sguarnite, preda dell’avversario di turno.
La capacità dei due laterali, Callejon e Zielinski (ma anche Ounas e Verdi) di interpretare sulla base delle proprie caratteristiche la nuova sistemazione in campo, consente ai due centrocampisti centrali, gli Allan e Hamsik, ma anche i Fabiàn e Rog o Diawara di sentirsi meno soli in fase passiva, dovendo coprire meno metri di campo ed, in fase attiva, di poter sviluppare il gioco sfruttando gli smarcamenti in avanti, posizionandosi negli spazi migliori per la ricezione della palla.
FABIAN, ARMA LETALE DEL 4-4-2 – Per Fabiàn proprio l’occupazione ottimale degli spazi è frutto di un’inclinazione quasi naturale. I suoi movimenti senza palla e la grande capacità di trovare lo smarcamento sono doti preziose per il nuovo modulo del Napoli, o di certo possono esserlo.
Grazie alla lunghezza delle gambe e quindi della falcata, Fabian riesce a coprire con una certa velocità spazi piuttosto ampi. Gli spostamenti con i quali si smarca o scambia la posizione con i compagni sono favoriti proprio dalla buona rapidità con cui sa muoversi da un punto all’altro del campo.
Il non dare punti di riferimento agli avversari, con uno centrocampista sinistro (Zielinski o Verdi) che più che un’ala è un trequartista centrale, portato ad accentrarsi in talune fasi di gioco per trasformare il 4-4-2 in un 4-2-3-1 in fase d’attacco, consente al Napoli di poter sfruttare al meglio le doti di un centrocampista box to box come Fabian Ruiz.
Lo spagnolo con i suoi movimenti attrae il marcatore avversario fuori dalla propria zona di competenza, per aprire nuove opzioni di passaggio verso i compagni e mandando fuori posizione i centrocampisti avversari, sguarnendo gli spazi in mezzo e apparecchiando autentiche autostrade per gli inserimenti di Zielinski o Verdi.
LA TECNICA A SERVIZIO DEL FISICO – Questo Fabian sa farlo con grande intelligenza, perché gioca sempre più con la testa che col fisico. Se nei centrocampisti atleticamente simili a lui è il fisico ad influenzare lo stile di gioco, per Fabian Ruiz è diverso perché è il bagaglio tecnico a indirizzare l’uso delle proprie qualità fisiche.
La sua attitudine a calciare sul breve e massimo a due tocchi, lo rende particolarmente adatto a giocare in una squadra che fa del possesso del pallone e del controllo la sua caratteristica di gioco. Ma raramente si limita ad appoggi elementari, seppur funzionali e utili all’idea di calcio della squadra.
Quando è possibile farlo, Fabian infatti sa leggere gli spazi a disposizione per cercare il classico passaggio taglialinee verso la trequarti. La sua capacità di alternare passaggi corti e sicuri a filtranti più rischiosi consente ad Ancelotti di avere una pedina importantissima per le verticalizzazioni tanto ricercate e funzionali al nuovo calcio del Napoli.
CHE FABIAN SARA’? – In questo senso Fabian è una scommessa già vinta, perché nel “nuovo” centrocampo azzurro le sue caratteristiche si sposano in maniera quasi perfetta, sia per la capacità di individuare gli spazi lasciati dall’avversario, sia per il calcio pulito, sia per l’abilità balistica che possiede in dote.
Potrebbe agire da mediano al fianco di Diawara o Allan nel 4-2-3-1, magari occupando lo spazio tra centrale e terzino e lasciando il centro del campo al compagno. Oppure, perché no, potrebbe agire da trequartista centrale, partendo da sinistra (alla Zielinski, ma con altre peculiarità).
E’ chiaro che sulla trequarti dovrebbe sfruttare di più il fisico per proteggere il pallone e giocare spalle alla porta, ma d’altra parte le sue doti di “lettura” sarebbero utilissime negli inserimenti profondi. Pur avendo le caratteristiche adatte, raramente al Betis Fabian Ruiz attaccava l’area in corsa, trovando il suo humus adatto nei primi tre quarti di campo.
E’ innegabile, in conclusione, che per Ancelotti Fabian rappresenti un’arma letale su cui lavorare e scommettere ad occhi chiusi, vista l’ampia gamma di soluzioni che offre. E quasi con matematica certezza, possiamo affermare che il suo ruolo nella squadra azzurra è destinato a crescere in modo esponenziale nel tempo ed in soluzioni e combinazioni tutte diverse.