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Partenopeismi

Il fermoimmagine della noia

Il Napoli ieri non ha perso per colpa del livornese Banti. Diciamocelo subito e stronchiamo sul nascere ogni forma di piagnisteo che, se si alimentasse, supporterebbe la tesi secondo la quale i napoletani sarebbero lagnosi e provinciali.

La doppia ammonizione di Mario Rui c’è tutta, espulsione sacrosanta. La polemica divampata per mancata espulsione di Bonucci in occasione della pseudo testata inferta ad Allan è simpaticamente ridicola: forse a meritare un cartellino è proprio il brasiliano, letteralmente crollato al suolo di seguito al gesto (brutto) del difensore bianconero ma assolutamente innocuo.

Questo non significa che errori da parte dell’arbitro non ve ne siano stati, non vuol dire che la gestione dei cartellini non potesse essere affinata, condotta meglio. Ma il tutto rientra in situazioni che all’interno di una gara di calcio possono tranquillamente essere ritenute normali.

La verità è che ognuno si impegna inconsciamente a vedere quel che vuol vedere. Il torto arbitrale finisce per assurgere a ruolo di materasso su cui cadere senza farsi troppo male.

Il Napoli ieri ha fatto il Napoli per venti minuti, è andato in vantaggio, ha mostrato le sue qualità, tecniche e caratteriali. Poi ha ceduto emotivamente ed ha smarrito la cattiveria, trasferita per traslazione abitudinaria a quelle undici zebre che hanno cominciato ad azzannare con ferocia il ciuccio ferito ed incapace di reagire.

Ma si è messa anche la solita sfortuna: Bonucci e Mandzukic (seconda marcatura), la mettono dentro a seguito di un rimpallo fortunoso; Zielinski (palo) e Callejon (sul 2-1 per la Juventus) non la mettono dentro. Insomma, è andata così. E’ andata come sempre.

Ormai vedere i bianconeri perdere è utopia e la cosa è resa ancora più indigesta dalla mediocre qualità del gioco espresso dagli uomini di Max Allegri.

Ma noi dobbiamo pensare a ciò che accade in casa nostra, migliorare ancora il migliorabile e smetterla di creare alibi. Si finirebbe nell’imbuto noiosissimo della lamentela sterile ed infondata. Crescere vuol dire anche riuscire ad avere gli occhi spalancati sulla realtà ed accettarla per quella che è.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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