Assorbire una sconfitta non è facile. Accettarla quando è dovuta ad un autogol al 92’ minuto è impossibile.
…E HO VISTO LA MIA FINE SUL TUO VISO. In un attimo è delusione. Koulibaly a terra, i compagni di squadra increduli con le mani sui volti e, in quel preciso istante, il tifoso vede scorrere l’intero campionato davanti ai suoi occhi, lo vede già terminato al secondo o anche al terzo posto, se tutto va bene. Già perché, in quell’attimo che difficilmente mai dimenticheremo, le certezze diventano di nuovo dubbi: si ritorna a mettere in discussione lo schema di gioco deciso da Ancelotti; la squadra che è fatta di calciatori normali che fanno cose straordinarie, solo a volte e in condizioni non meglio specificate, e che senza dubbio non sono fenomeni; e riparte il confronto con l’inarrivabile Juventus.
La Vecchia Signora vola già a +3, ha il punteggio pieno, ancora deve rodare con il nuovo tecnico… sembra insomma un quadro nero. Ma. Ci sono dei ma e non sono da poco. Certo il calcio è fatto di eventi, ma vogliamo dirlo con fierezza che il Napoli aveva rimontato tre gol nel loro stadio? Che dopo un primo tempo in sordina, la squadra di Ancelotti è riuscita a rialzare la testa nonostante essere andata al tappeto ben tre volte? E che tutto sommato, questa Juve tutto sembra fuorché imperforabile?
Non sono (magre) consolazioni, solo (giuste) constatazioni.
Guardando in casa nostra, poi, bisogna tener presente che è la seconda giornata e che, quindi, siamo ancora in una fase di start up (che si spera duri il meno possibile!): Lozano veste la maglia azzurra da poco più di una settimana; Llorente solo nelle ultime ore ha trovato finalmente la penna per suggellare il suo patto con il Napoli; Koulibaly a causa della Coppa d’Africa non ha partecipato alla fase preparatoria della squadra, ma nonostante il suo errore – perchè di fatalità si è trattato – rimane il miglior difensore del campionato italiano. E per chi non fosse pienamente soddisfatto dei nuovi acquisti, va sottolineato che la rimonta nella partita di sabato è stata possibile proprio grazie a loro.
FATALISMO E SPERANZA. Forse è il caso di non cedere all’umana delusione e di aspettare con fiducia quello che accadrà. Episodi come questo sono come un’arma bifronte, una maschera con espressioni contrapposte, in cui una faccia piange per il dolore causato da un fatale errore, e l’altra ride perché ne esce più forte di prima. Sconfitte così hanno la straordinaria capacità di rendere il gruppo più coeso, di infondere coraggio: l’errore del singolo, cosi sfortunato e quasi irripetibile, non è una ragione per abbattersi di fronte al temuto avversario, quanto piuttosto il motivo per compattarsi ancora di più in nome di una giustizia divina che prima o poi restituirà il maltolto.
Noi siamo solo spettatori e possiamo solo guardare. La squadra ripartirà dalle sue debolezze. E se Koulibaly è pronto a rialzarsi più forte di prima e a dimostrare con tutti gli altri la forza della squadra, possiamo guardare avanti anche noi. Dopotutto, domani è un altro giorno.