Avere il posto assegnato in curva era pura illusione.
L’idea si raffredda durante la coda, lunga ed estenuante, al varco di ingresso e diventa utopia varcata la soglia quando, a settore già quasi pieno, i posti assegnatici erano inghiottiti chissà dove.
Sarebbe stato perfetto, ma in curva qualche vecchia consuetudine non andrà mai via.
E infatti l’argomento “posti assegnati” diventa quasi uno sfottò tra i tifosi, che ridono di regole che forse non vedranno mai applicazione concreta. Giusto o sbagliato che sia, sia chiaro. Il disordine della Curva è l’essenza stessa dell’anima dei gruppi. Come si fa a ordinarli? A collocarli in posti diversi da quelli che per anni hanno occupato? Come può un tifoso qualsiasi “pretendere” di sedersi dove il signor Ultras risiede da anni. Ormai quel posto l’ha usucapito. E’ suo di diritto e non c’è ticket che tenga. E’ la legge della strada che a Napoli ancora completa e a volte surroga quella delle norme.
Ma al di là di questo, dopo il restyling qualcosa è cambiato?
Forse sì. Il forse è cautelativo, nel senso che era “la prima volta” e, si sa, le prime volte spesso sono approcci timidi, bisogna farci la mano, abituarsi. Però proviamo a pensare che sia così. Ci sembra che qualcosa sia cambiato da parte del tifoso nei confronti della “casa Stadio”. Si percepisce maggior rispetto per l’ambiente, per la pulizia dell’impianto. Si respira aria nuova e forse il tifoso ha capito che rispettarlo e preservarlo è un dovere ma soprattutto un piacere.
Il San Paolo potrebbe diventare un simbolo di civiltà di come questa tifoseria (popolo) possa mutare il rispetto per le cose che ha, per le cose che vive. Non solo nei confronti dell’impianto sportivo ma della cosa pubblica in generale. Non è cosa d’altri, ma mia, tua, di tutti.
Sarà forse un termometro per capire quanto ci stiamo evolvendo. Quanto l’elogio degli stadi europei che stiamo frequentando ormai tutti gli anni diventi poi esempio per diventare noi stessi “belli come loro”.
“Eh però che bello Anfield, Il Parco dei Principi…”. Non basta vederle e ammirarle le cose, bisogna diventare noi stessi esempio affinché ciò che si ha diventi migliore. Sopratutto quando abbiamo finalmente qualcosa di rinnovato.
E la speranza è che l’aria nuova respirata ieri diventi un modo di essere, di vivere lo stadio in maniera diversa da parte dei tifosi azzurri. Con maggior rispetto verso l’ambiente, l’impianto e tutto ciò che abbiamo.
Certo poi la partita si segue in piedi. Certo i posti assegnati non vengono rispettati. Ma siamo in Curva e, forse, è (ancora) giusto così. Ancora… fin quando l’ultimo romanticismo del tifo da curva non scomparirà del tutto.