Vedendo la formazione scelta da Ancelotti per la trasferta di Lecce, veniva da pensare più ad una mossa per raddrizzare il risultato a venti minuti dalla fine che ad un undici titolare dotato di un certo equilibrio.
Complici le assenze di Allan (per influenza) e Callejon per scelta tecnica, il Napoli partiva con Malcuit e Ghoulam terzini, Elmas e Zielinski in mezzo al campo e Insigne con Fabian sugli esterni.
Tuttavia, la variazione forse più rivoluzionaria era vedere Milik in appoggio a Llorente: due punte pesanti, due attaccanti dalle diverse caratteristiche ma che il campo ha sancito essere assolutamente compatibili.
Il Lecce è stato a dir poco rinunciatario, il Napoli ha dominato in lungo e in largo andando sullo 0-3 e non rischiando nulla anche nel momento di massimo sforzo da parte dei salentini. Con tutto il rispetto per i giallorossi di Liverani, il test non è attendibile tanto da poter fornire risposte concrete.
Però qualche riflessione possiamo trarla, in particolare sull’idea di schierare il doppio centravanti.
A ben vedere, la scelta di far giocare Milik in appoggio a un uomo d’area è più naturale di ciò che si possa pensare, per due motivi fondamentali.
Innanzitutto perché Fernando Llorente è tutt’altro che un Pampa Sosa due punto zero, senza che il nostro mitico ex centravanti se ne abbia a male. Il basco ex Tottenham partecipa alla manovra, smista il gioco, è sempre minaccioso in area e, cosa non da poco, apporta una dote di carisma e capacità di leggere le partite che la metà basta.
Il secondo motivo è che Milik quel ruolo lo ha già ricoperto, con la nazionale polacca, alle spalle di Lewandowski, un nove che Ancelotti conosce bene. Per caratteristiche tecniche, tattiche e comportamentali, Llorente è quanto più vicino ci sia all’attaccante del Bayern.
In conferenza l’allenatore azzurro ha mostrato approvazione per come i due si sono mossi in campo, in particolare per come Milik ha saputo trovare fin da subito la sua posizione in campo. Con Insigne centro sinistra, il polacco è andato a occupare la mattonella opposta alle spalle del Re Leone, sfruttando per la verità anche poco la sua capacità di rientrare sul sinistro e calciare da fuori.
Ma, come ricordato anche da Ancelotti, il primo gol del Napoli – di Llorente peraltro – nasce proprio da un tentativo di Milik nella sua zona di competenza. Un pallone deviato dal difensore che si è accucciato dolcemente sui piedi del numero nove azzurro. Non ci poteva essere invito migliore per aprire le danze.
Poi la partita è cambiata. Con il Napoli largamente in vantaggio e complice una fisiologica stanchezza, era più giusto inserire forze fresche, soprattutto gente di corsa in grado di ripartire palla al piede. Ecco quindi Lozano al posto di Milik. A quel punto gli azzurri tornavano ad essere quelli di sempre, con Callejon a riprendersi il suo posto sulla linea laterale destra e Insigne che si allargava per accompagnare il contropiede.
Ancora una volta Ancelotti ha saputo leggere bene i vari momenti della partita, una trasferta non facile perché immediatamente successiva alla roboante vittoria ottenuta contro il Liverpool in Champions. Il suo è un Napoli “liquido”, in grado di prendere la forma di qualsiasi recipiente. Un Napoli che, da domani, potrà contare su un’ulteriore variante tattica.