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Mente al presente. Sguardo al futuro

Il 31 dicembre è da sempre giorno di bilanci, di speranze, di riflessioni e di buoni propositi. È il momento in cui si saluta un anno trascorso e se ne accoglie un altro. Quello che inizia, porterà con sé inevitabilmente molto del precedente.

Si è chiuso un anno pieno di delusione per quanto fatto dal Napoli in campionato, soprattutto per il sogno scudetto tristemente e prematuramente tramontato. Ma anche per l’incredibile e inaspettata frenata alla corsa Champions. Nessuno, tra i tifosi, gli addetti e i non, pensava potesse mai sfuggire questo obiettivo che, ad oggi, richiederebbe un vero e proprio miracolo per essere conquistato. Più plausibile una qualificazione in Europa League ma, viste le concorrenti agguerrite, la strada non sembra agevole nemmeno in questo caso.

Il rischio concreto di un campionato anonimo, dopo tanti anni di lustro, non è purtroppo utopico. Ma, tra le macerie, una piccola luce accesa ancora c’è: con le coppe ancora da giocare nulla è scontato e qualche gioia potrebbe anche arrivare. Ma non è questo che conta.

Adesso non conta vincere ma tornare a programmare in maniera proficua. Gli errori commessi ed il tempo perso a proferire e compiere nefandezze non deve essere trascorso invano. Bisogna capire gli sbagli e non ripeterli.

La maggiore cura della comunicazione è il primo auspicio per l’anno che verrà. I proclami trionfalistici della passata stagione sono alla base del fallimento attuale. Alzare troppo la cosiddetta asticella è stato un errore. Sovradimensionare il Napoli è sbagliato. Illudere i tifosi è delittuoso. Il Napoli deve tornare a fare il Napoli. Anche le ultime operazioni di mercato non hanno convinto: lo dimostrano acquisti fatti con esborsi onerosi, Lozano su tutti, pagato quasi 50 milioni e finora deludente; oppure quello di Simone Verdi, pagato lo scorso anno 25 milioni e rivelatosi inadeguato non solo al Napoli ma anche al Torino un anno dopo.

Fondamentalmente, meraviglia il fatto che una società, capace di esporsi nelle vetrine più blasonate del calcio europeo, non abbia capito quali errori evitare per non macchiare il proprio operato, sia dal punto di vista tecnico che comunicazionale. La forza del Napoli, storicamente, è stata quella di spendere relativamente poco per i giocatori in entrata e di averne fatto lievitare il prezzo in maniera cospicua e a volte vertiginosa nel giro di pochi anni: Koulibaly, Goulham, Callejon, Mertens, Allan, sono solo alcuni dei nomi esemplificativi. E’ questo che il Napoli deve tornare a fare.

Lobotka, probabile prossimo acquisto, ci sembra un profilo giusto, in relazione a quanto dice la storia del Napoli, fatta di sudore e progetti seri, anche a fari spenti. A questa operazione ne dovranno seguire altre, oculate ma propedeutiche, conseguenza di strategie passate ma efficaci, lontane anni luce da fuochi d’artificio fatti esplodere esclusivamente per sorprendere.

Il capitolo allenatore e il ritorno a schemi tattici più familiari non deve però ingannare. Aver cambiato in corsa l’allenatore ed essersi affidati a Gattuso, fautore del 4-3-3 di memoria sarriana, non significa rinverdire automaticamente il medesimo gioco dell’attuale tecnico della Juventus.

Lo sguardo deve essere proiettato al futuro. Sarebbe necessaria, a nostro modesto parere, una ricalibrazione seria degli obiettivi, comunicata nel modo corretto. Molti giocatori sono a fine ciclo, altri sono attratti ed affascinati da corteggiamenti provenienti da squadre ben più titolate del Napoli. Bisogna annientare malumori, assecondare le esigenze di chi decide di continuare a vestire questa maglia e allontanare chi, anche dandoci un pizzico sul cuore, antepone interessi propri a quelli di squadra.

Ammettere e capire questo sarebbe un ottimo punto di (ri)partenza.

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