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Da “Coppetta” a vendetta

Cinque partite, quattro turni, tre gare in partita secca, due tra andata e ritorno, un trofeo: non è un countdown senza senso, ma la sintesi di quella che è diventata la Coppa Italia nell’ultimo decennio.

Un mini torneo per le 8 teste di serie del massimo campionato che solitamente garantisce un posto in Europa League alla finalista, considerando che in finale ci arriva quasi sempre una qualificata alla Champions League o la squadra campione d’Italia.

Il cammino a dir poco deludente in campionato del Napoli ha fatto ritornare nuovamente l’interesse per il torneo tricolore ed il prossimo quarto di finale contro la Lazio in programma il prossimo 29 gennaio si prospetta ampiamente come il match più importante della stagione, dal valore strategico addirittura maggiore rispetto all’affascinante doppio confronto con il Barcellona in Champions League.

Contro i blaugrana tra febbraio e marzo ci si augura che in campionato gli azzurri avranno recuperato punti e posizioni verso quella sesta piazza che ad oggi rappresenta l’obiettivo minimo stagionale per centrare il preliminare di Europa League, cammino che la Coppa Italia può rendere meno complicato.

Superare la Lazio, oltre a voler significare una pronta rivincita dopo la bruciante ed immeritata sconfitta dell’Olimpico, vorrebbe dire portarsi al doppio confronto in semifinale contro una tra Inter e presumibilmente Atalanta, squadre che nei prossimi due mesi saranno anche loro impegnate in Europa ed alle prese rispettivamente con la corsa scudetto e quella per la qualificazione alla prossima Champions.

Passando alla partita con il Perugia, c’è poco da segnalare, con un Napoli abile a chiudere la pratica nei primi 45′ di gioco grazie a due rigori trasformati dal capitano ritrovato (atteso ora però dalla prova del nove anche in campionato) ed uno parato da Ospina in pieno recupero che ha spento le poche velleitarie speranze di rimonta di marca umbra.

Passando ai singoli, detto dell’evidente differenza di valori in campo, da segnalare un Fabian Ruiz ancora in evidente difficoltà nel nuovo spot di regista davanti alla retroguardia e rimpiazzato da quel Demme che nei 25′ circa che lo hanno vista calcare per la prima volta il prato del San Paolo in maglia azzurra, è sembrato essere a suo agio e pronto a calarsi subito nella nuova realtà.

Benino anche Elmas e Lozano anche se da quest’ultimo è lecito se non addirittura doveroso attendersi qualcosa in più, mentre appare evidente che l’avventura di Llorente sembra ormai agli sgoccioli.

About author

Gianluigi Noviello è laureato in Comunicazione ed è specializzato in Management Olimpico presso la Scuola dello Sport di Coni Servizi. Giornalista pubblicista dal 2007.
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