Una società di calcio priva di una equipe legale che ne tuteli gli interessi e una corte che condanna intenzioni e non fatti. Sembra essere questa la surreale conclusione dinanzi a cui ci ha messo la sentenza del giudice Santulli.
Due follie. La prima: il ricorso del Napoli viene rigettato perché si evince negli atteggiamenti della società azzurra la volontà di non partire per Torino. Questo uno dei passaggi fondamentali del giudice analizzante:
“Nel caso di specie, dalla Società ricorrente, il cui comportamento nei giorni antecedenti quello in cui era prevista la disputa dell’incontro di calcio Juventus-Napoli, risulta, per come si avrà modo di evidenziare più avanti, teso a precostituirsi, per così dire, un “alibi” per non giocare quella partita”.
Risulta. Ma da cosa risulta? Questo il passaggio decisivo:
“Ciò che emerge è, invece, la preordinata volontà della Società ricorrente di non disputare la gara (volontà, desumibile da diversi indizi, quali la reiterazione delle richieste di chiarimenti in ordine alle conseguenze derivanti dall’isolamento fiduciario del gruppo squadra, la cancellazione, fin dalla serata del giorno antecedente quello dell’incontro, che, peraltro, era in programma per la sera, del volo charter ma, soprattutto, l’annullamento della prenotazione dei tamponi che avrebbero dovuto effettuarsi, secondo le previsioni del Protocollo, nella giornata di svolgimento della gara)”.
In altre parole, il Napoli avrebbe volontariamente e subdolamente richiesto, finanche reiteratamente, l’intervento dell’ASL per avere l’impedimento alla partenza.
Ma non solo. Anche la cancellazione del volo sarebbe un chiaro segno della mancata volontà di partire.
Ma c’è qualcosa – secondo il giudice – di ancora più incisivo: l’annullamento dei tamponi previsti prima della gara.
Tutti indizi, reali, ma indizi. Non lo diciamo noi, lo dice lo stesso giudice emanatore della sentenza. Quindi, se definiamo questo un processo solamente indiziario, assolutamente privo di prove certe, diciamo una eresia? Sicuramente no. E ci aggiungiamo pure che è inconcepibile.
Ma non stiamo qui a condannare il giudice e assolvere gli azzurri, perchè sono stati proprio questi ultimi a commettere la seconda follia. Il Napoli va condannato, e pure ferocemente. Non perché la presunta mancata volontà di partire sia reale ma perché non è possibile mettersi in bocca al nemico in maniera così ingenua. Una società di questo livello, capace di avere al proprio servizio il fior fior degli avvocati non può commettere errori così banali.
Non partire a seguito dello stop dell’ASL ci può pure stare ma annullare i tamponi ci sembra davvero una sciocchezza enorme. Ci chiediamo come sia possibile che una equipe stra-quotata di professionisti della giurisprudenza non abbia saputo consigliare nella giusta maniera una società che, in linea con il carattere istintivo del suo Presidente, è abituata ad agire di pancia.
Una pancia, stavolta, che duole davvero.