Ormai sembra chiaro: il vincitore di questo dualismo risulta essere Ospina, più che altro per il carisma che riversa sul campo, visto che il vantaggio tra presenze e numeri è abbastanza esiguo.
Eppure gli esordi azzurri dell’omologo Meret lasciavano presagire altro: subito titolare con Ancelotti, ha fornito prestazioni notevoli e determinanti anche in Europa contro avversari tosti e blasonati.
Con la crisi del secondo anno ancelottiano, la vita del friulano ha subìto diverse scosse: sotto la gestione Gattuso, Alex viene posto in secondo piano rispetto al più scafato colombiano, divenendo praticamente la seconda scelta d’ufficio. Nel mezzo, non manca di presenziare una finale di coppa Italia contro i bianconeri, mettendo anche la firma con una parata su Dybala ai rigori finali.
Nonostante questo, Alex non pare essersi “preso” con gli altri dieci in campo. Spesso, forse troppo, è stato protagonista di imbarcate avvilenti e, pur non avendo particolari responsabilità, non sempre è riuscito a mostrare il guizzo del campione che la piazza si aspettava. Si parla di una probabile “elezione” a titolare di Ospina da parte dello spogliatoio. Fisiologico, specie in un gruppo che ha costantemente bisogno di certezze come quello partenopeo. Ma il giovane friulano quanto può essere responsabile di questo?
Alex è sicuramente il giocatore che più ha risentito dello scisma emotivo post ammutinamento, prima del quale sembrava perfettamente inserito nel “turnover ragionato” degli estremi difensori. Quando i piani sono cambiati, anche le sicurezze del portierino da Udine si sono affievolite. Difficile però dargli troppe colpe: il ragazzo, pur promettente, contava solo una stagione di serie A a Ferrara nel curriculum, logico che dovesse affrontare un passaggio graduale nella piazza napoletana. Finché il progetto post-Sarri sembrava reggere, non si può dire abbia disatteso le aspettative. Poi, il bisogno di risalire la china in una stagione scellerata ha imposto l’impiego di un numero uno più abituato alle pressioni, come Ospina.
Ma la figura di Meret non può, non deve essere confinata a quella di chi subisce impallinate clamorose o del principiante che commette errori banali. Ha dimostrato di essere molto altro, quando ha potuto.
Pur riconoscendo i grandi meriti di Ospina, non è pensabile considerarlo punto fermo per il futuro dopo l’investimento profuso per l’ex SPAL.
Alex sa benissimo che deve dare di più, probabilmente è il primo a cui pesano eccessivamente i suoi errori, portandolo a un circolo vizioso di insicurezze. Vista la storia recente dello spogliatoio, è comprensibile.
Ma non dovrà mai e poi mai pensare di sentirsi più responsabile rispetto a tutti gli altri.