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Partenopeismi

Il Pepe inquieto

Due scene simili, due atmosfere emozionalmente opposte.

L’allenamento mattutino volge al termine e al centro del campo – ai bordi del quale i calciatori azzurri palleggiano, calciano in porta o si divertono a giocare con i propri figli – si tengono due improvvisate “riunioni”. Il trio Sarri-Giuntoli-Pompilio (suo braccio destro) accerchiano dapprima Strinic, il colloquio è sereno, lo certifica la somatica: gestualità pacata, tranquilla. Il croato parla poco, si limita ad ascoltare rimanendo impiantato sul terreno di gioco come una statua greca.

Dopo pochi minuti il gruppo si scioglie, ancora una volta, lentamente. Non sappiamo cosa si siano detti, ma non ci risulta difficile immaginare si sia trattato di questioni tecniche ma, piuttosto, della futura destinazione del terzino, scalzato, di fatto, dall’arrivo in maglia azzurra di Mario Rui.

Passato pochi istanti e la scena si ripete, cambiando qualche interprete. In verità, la sostituzione è una sola ma decisiva. Ad essere accerchiato, stavolta, è Pepe Reina. Gli umori cambiano, lo si avverte senza timore di smentita anche dalla tribuna stampa che ci ospita. Pepe non è sereno, si agita, ha tra i guantoni un pallone che scaraventa ripetutamente e nervosamente sul terreno di gioco. E poi non riesce a star fermo, sembra volersi sottrarre ad un dialogo che non gradisce. Sarri e Giuntoli gli parlano, lui proferisce qualche parola nervosamente prima di allontanarsi.

Il colloquio è rimasto indubbiamente insoluto, così come le nostre perplessità: Strinic è serenamente in uscita, Reina ancora nervosamente in entrata.

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Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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