Non siamo contro Lorenzo Insigne, non siamo a favore di Lorenzo Insigne. Siamo per la registrazione dei fatti, siamo fautori del ragionamento e delle conclusioni equidistanti da ogni forma di strumentalizzazione.
Il caso-Insigne è stato messo a tacere dalla S.S.C. Napoli, stroncato da una banale cena che avrebbe messo pace e riaperto a scenari positivi.
Ma siamo sicuri che sia davvero così?
Al di là delle dichiarazioni di facciata, le prestazioni di Lorenzo, da qualche mese a questa parte, rispecchiano quelle di una persona dall’animo inquieto, non più serena, quelle di un uomo che nel suo inconscio ha già preso decisioni drastiche.
Ma potremmo anche svincolarci da teorie freudiane, la questione è molto più esplicita: è stato proprio Aurelio De Laurentiis a venirci incontro e a svelarci della volontà di Insigne di allontanarsi da Napoli.
I motivi di questa insofferenza sono noti: Lorenzo non si sente abbastanza amato dalla piazza, mal digerisce le contestazioni, non accetta di essere messo sul banco degli imputati con una certa disinvoltura. Insomma, pensa di aver dato a questa maglia talmente tanto da essere diventato una sorta di divinità intoccabile.
D’altro canto – proprio in virtù di questa auto-candidatura del folletto di Frattamaggiore – il popolo azzurro ha sempre preteso tanto da lui, mal digerendo la sua presunzione e una scarsa attitudine al ruolo di leader, consacrata, poi, anche dall’assegnazione della fascia da capitano, voluta dalla società a seguito dell’addio di Marek Hamsik ma rinnegata da De Laurentiis qualche mese dopo:
“Un vero capitano non è solo quello che porta il gagliardetto o la fascia ma è anche quello che sa parlare alla squadra e sa come convincerla a poter raggiungere determinati traguardi”.
Parole pesanti che non solo lasciano intendere l’inattitudine a svolgere un determinato ruolo ma che sembrano anche l’anti-camera di un rapporto senza grosse prospettive.
Insomma, al netto di tutto quanto elencato, Lorenzo si è stufato di questa gente e questa gente di lui. Non ci sembra cosa di poco conto. Basta una cena – seppur gustosa e gioviale – a dissipare tanto malumore?
Noi crediamo di no, soprattutto in considerazione del fatto che quella cena non ha cambiato le carte in tavola. La prova di quello che sosteniamo risiede nell’espressione che ha accompagnato Lorenzo Insigne da quando ha fallito il calcio di rigore contro la Juventus sino a ieri sera. Sempre scuro in volto, superficiale, svagato, affettivamente distante.
Chissà che, tra qualche mese, non lo sia anche fisicamente.