Il Napoli di Carlo Ancelotti sta per cominciare la sua seconda avventura e, nell’attesa (e nella speranza) di poter raccontare qualcosa di importante, diamo una rispolverata a pregi e difetti della trascorsa stagione attraverso i numeri.
Le statistiche del calcio: cosa sono gli expected goals?
Un grande aiuto in tal senso proviene dagli expected goals, un indice statistico ampiamente usato in Europa e negli USA, che consente di monitorare l’andamento e il rendimento di una squadra, nella singola partita e nell’arco di un campionato.Nello specifico l’indice statistico degli expected goals esprime la probabilità che ha un tiro di tramutarsi in gol, indicando quante reti avrebbe dovuto segnare una squadra sulla base di quanto costruito su campo. Le variabili che intervengono nel calcolo di tale probalibità sono diverse:
- Posizione: vengono considerate la distanza, valutando se il tiro è effettuato da vicino o da lontano rispetto alla porta, e l’angolo di tiro, che può essere centrale o defilato.
- Tiro: può essere effettuato di piede o di testa.
- Assist: può essere servito con un cross dal fondo o con un lancio dalla difesa.
- Fattore campo: le squadre di casa hanno un leggero vantaggio statistico nel conseguire risultati migliori, perché probabilmente si avverte maggiormente la pressione da parte della propria tifoseria.
- Posizione in classifica al momento della rilevazione.
- Risultato in corso di partita, che modifica l’atteggiamento delle squadre in campo: una squadra che sta perdendo, ad esempio, tenderà ad effettuare un numero maggiore di tiri a scapito della precisione.
E, se la capacità offensiva viene misurata dagli xG, la forza difensiva di una squadra viene misurata dagli xGA, gli expected goals against , cioè i tiri concessi agli avversari, a cui viene assegnata una probabilità di tramutarsi in gol. A rendere granitico questo valore contribuiscono una difesa affidabile (che concede pochi tiri e anche poco pericolosi), la prestazione del portiere e la precisione in fase offensiva delle squadre incontrate.
Un’insoddisfazione infondata
La situazione della squadra a fine campionato era questa:
Da una prima lettura è evidente come la realtà abbia superato le aspettative offensive degli azzurri, in quanto la differenza fra xG e tiri andati a segno è di -5,76 punti; mentre non si riscontrano differenze rilevanti fra xGA e gol subiti (0,50 punti). Questo significa che dei tiri fatti dal Napoli 68,24 di questi avevano un’elevata probabilità di diventare gol, ma i gol effettivi sono stati 74, andando oltre il risultato atteso. Mentre delle occasioni pericolose create dagli avversari, i potenziali gol sarebbero stati 36,5 e di fatto sono stati 36.
Se si confrontano i dati relativi alle prime quattro squadre della classifica del campionato di Serie A, si può sostenere che il Napoli in quanto a capacità offensiva sia stata la migliore del campionato. E anche gli expected points ne sono una conferma: a fronte dei 74,45 punti attesi, la classifica reale ne conta 79.
Purtroppo, però, un campionato non si vince solo così. Ciò che paga alla fine dei giochi è la costanza nell’aver conseguito risultati, a prescindere dalla qualità con cui si sono ottenuti. Detto in altri termini, non conta quanti gol si realizzano in un campionato, o quanto spettacolari siano, nè contano gli stupefacenti salvataggi di portieri o difensori di turno; è importante il numero di partite vinte.
Su 38 partite giocate, il Napoli ha riportato: 24 vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte. Il 63% del campionato ha rappresentato il successo della squadra, quindi il Napoli ha giocato con profitto in poco più della metà del campionato.
Nella prima parte il rendimento è stato tendenzialmente costante: il Napoli ha vinto il 74% delle partite disputate, segnato nell’ 84% di queste e il numero di gol è stato quasi omogeneo nelle diverse competizioni. Nella seconda parte, invece, la prima percentuale cala al 53%, quella riferita alle partite in cui ha segnato è uguale, cioè pari all’84%. E anche il numero di gol è lo stesso:37 nel girone di andata e 37 in quello di ritorno.
Se è vero che la capacità offensiva viene valutata prendendo in considerazione i tiri andati a segno, quindi non facendo distinzione fra partite vinte, perse o pareggiate, è pur vero che lo scudetto si porta a casa con il numero di vittorie.
Quindi, guardando unicamente ai gol segnati durante le partite vinte, si riscontrano differenze sostanziali tra prestazioni del girone di andata e quello di ritorno. Nello specifico, la media-gol nelle partite vinte nel primo girone è pari a 2,5, mentre nel secondo è addirittura pari a 3. Paradossalmente, le vittorie ottenute nel girone di andata, pur superando di 1/3 quelle ottenute nel secondo, non ci inibiscono nel valutare la capacità offensiva del girone di ritorno indubbiamente migliorata rispetto alla prima parte del campionato.
Cosa non ha funzionato?
Purtroppo, a incidere su un altalenante rendimento, caratterizzato dall’alternarsi di sconfitte e pareggi a schiaccianti vittorie, sono stati diversi fattori, fra cui l’inaspettato infortunio di Albiol, rimasto fuori dal campo circa 3 mesi; la vendita di Marek Hamsik; un probabile calo motivazionale, visti i punti di distanza dalla prima in classifica e i risicati margini di recupero.
Ma questo, oramai, è un capitolo già scritto. Per quello nuovo non resta che aspettare domani.
Che i giochi abbiano inizio.