Quella andata in scena al San Paolo è stata una partita tra una squadra costruita e ricostruita dalle fondamenta ed una che ha le tegole del tetto rotte o volate via a causa del vento forte.
Sulle sue fondamenta sono già state fatte le dovute analisi da parte degli esperti?
Nonostante la sconfitta pesante per l’umore e certamente simil catastrofica per la classifica, il Napoli ha mostrato nuovamente qualche timido cenno di ripresa. Più convinzione sicuramente in campo, più giocate, più velocità.
Di certo, non sappiamo se è questa la strada giusta: una sconfitta con questa Inter, non imbattibile chiariamo, ma certamente là davanti messa benissimo, con la presenza di due cecchini che non sbagliano, seppur condita da rilevanze positive, fa comunque molto male.
Segnali positivi misti ad errori dilettantistici
Tre gol, praticamente tre autoreti. Errori difensivi che si sarebbero potuti evitare ma che rientrano, ahimè, in quell’ottica di carenze di una squadra intera, palesati in ogni suo reparto. Assolti Di Lorenzo e Meret in ogni caso, al netto degli errori clamorosi. Il tesoretto delle loro prestazioni passate consente comunque di avere fiducia nelle loro capacità e ritenerli capisaldi di una difesa che, tra non molto, dovrà giocoforza essere smantellata e ricostruita.
Estirpato il male il dolore resta
Ancelotti era uno dei problemi ma non IL problema. A chi crede sia possibile cambiare maestro e trasformare una banda di musica in un’orchestra sinfonica, si sbaglia. Gattuso ha una dignità professionale invidiabile, carattere, volontà ed una scorta di tricchi-tracchi e trezziole nella bisaccia da lanciare contro i giocatori per far dar loro una mossa. Non sappiamo se basterà tutto questo, come non sappiamo se Ancelotti si sia levato dagli impicci e se Gattuso ignori in qual grande guaio si sia infilato.
Gli allenatori spesso sono un problema, ma loro restano sempre a bordo campo. Là, sul terreno, ci sono quelli in mutande.
Venticinque giocatori i rosa, venticinque storie diverse
Milik fa la differenza e non solo contro l’Inter. Segna, colpisce con la spalla anziché con la capoccia una palla che, di capoccia, sarebbe probabilmente entrata in rete. Carica la squadra, sui social sorride.
Non sono cose di cui non tener conto, specie se il soggetto in questione è lui.
Quando ci si preoccupa (anche giustamente) di Mertens in Belgio anziché a Napoli in campo con la sua squadra, un pensierino andrebbe fatto pure su Fabian Ruiz, in campo con la sua squadra ma con la testa sa solo lui dove.
No fischi per Insigne, please, non contro l’Inter. A Hysaj, il solito, accorato consiglio di tentare altre vie professionali più consone.
Squadra, allenatore, DS, staff medico, team comunicazione, società tutta, e non in ultimo, “certi” tifosi, non hanno più il buon sapore di Napoli. Da succulento teglia di pasta al forno a brodino fatto col dado, il passo è stato breve e traumatico. È più buona la pasta al forno solo che, per prepararla come si deve, ci vuole tempo, denaro e dovizia di particolari.