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Dall’assopimento all’eccitazione il passo é breve

La mascherina come una coreografia: in campo non la indossa nessuno, in panchina e sul volto di tutti gli addetti i lavori, invece, sfoggia tutto il suo potere scenografico. Ce ne chiediamo il senso, l’utilitá, visto che un calciatore é destinato a svestirla nel momento in cui viene schierato in campo. Risposte non ne abbiamo ma, forse, non é manco il caso di cercarle: in fondo, anche noi comuni mortali ancora non abbiamo ben capito perché la stiamo indossando.

La vigilia di Napoli-Inter non è quella dell’adrenalina, non è la semifinale che aspetti con le palpitazioni, è la gara della curiositá, è la partita delle domande: che calcio sará? Che sensazioni ci ricadranno sulla pelle a seguito di un distacco prolungato forzato?

Le risposte sono abbastanza confortanti. Il timore di poterci trovare ad approcciare con apatia una gara di calcio è quasi svanito sul nascere. Certo, non facevano ben sperare gli spalti vuoti, l’assenza di quei suoni e, forse, anche di quegli odori, che fanno della presenza di pubblico l’essenza di questo gioco ma, con grande onestá intellettuale, dobbiamo ammettere che il pronti-via ci ha posto dinanzi ad una partita di calcio vera. I ritmi sono buoni, chi si aspettava quelli di scapoli contro ammogliati è rimasto deluso. Le gambe dei calciatori reggono, la tenuta mentale, anche.

Il vantaggio improvviso ed inaspettato dell’Inter è come la diffusione del covid: qualcosa di incomprensibile. Fatto sta che la palla è alle spalle di Ospina e la paura si impossessa di noi. Forse è proprio in quel momento che capiamo che l’epidemia non ci ha ammazzato la passione. I minuti scorrono via, il Napoli sembra quello anti-covid: solido, quadrato, non spettacolare ma cinico. Mertens ce ne da la conferma.

Il piattone che vale l’1-1 è la rete numero 122 con la maglia del Napoli, quella che gli permette di staccare Marek Hamsik e issarsi al comando della classifica dei goleador della formazione campana. Un tocco facile facile su assist di Insigne, perfetto nel trasmettere la sfera al compagno e depositare alle spalle di Handanovic.

Si tratta della marcatura che consente a Dries Mertens di entrare, ufficialmente, nella storia del Napoli: l’attaccante belga è il nuovo top scorer all-time della squadra azzurra.

Torniamo a vedere la capitale, torniamo ad essere pervasi dalla speranza, ma l’Inter è squadra di rango e preme, aggredisce, arremba. La pausa di tre mesi sembra aver fatto bene anche ad Ospina, è lui a salvarci piú volte. Chissá cosa avrá pensato Meret in quei momenti. Ma non è il caso di pensarci adesso. A seguito di 5 interminabili minuti di recupero arriva il triplice fischio finale: una liberazione vera.

Roma ci aspetta.

Sull’epilogo della serata glissiamo per scaramanzia. Ci abbandoniamo – peró – ad una ironica speranza coreografica: dopo aver visto la Juventus scendere in campo con mascherina brandizzata e  l’Inter con mascherine iper-creative a scacchi neroazzurri e logo in basso caratteri dorati, il Napoli riuscirá a presentarsi a Roma almeno mostrando una mascherina uguale all’altra?

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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