Osimhen ha bruciato le tappe: è su tutti i giornali in prima pagina. Chi si aspettava una ribalta mediatica più fiacca a seguito dell’infortunio si sbagliava di grosso.
Diciamoci la verità, quel filmato c’ha fatto rabbia e ci ha pure indignato.
Ma nessuno parli di festino. Nessuno si azzardi a descrivere ciò che non esiste.
Il filmato evidenzia un ragazzo di appena 22 anni che, anche in maniera piuttosto sobria, danza circondato da amici nella sua terra natia.
Fin qui, nulla da eccepire. O quasi.
Il problema nasce nel momento in cui si va a scoprire il nome di questo spilungone.
Victor Osimhen non è un ventiduenne qualsiasi, è il giocatore più pagato di sempre della storia del Napoli. Sono stati circa 50 i milioni sborsati dal club partenopeo per strapparlo al Lille, ben 11 milioni in più ad un certo Gonzalo Higuain che, a modo suo, la storia in terra napoletana l’ha già scritta.
Sul banco degli imputati c’è innanzitutto la professionalità del ragazzo. Osimhen ha dimenticato (o forse non ha mai saputo) che da quando ha posato dinanzi ai fotografi con quella maglia azzurra si porta dietro una responsabilità grande: la gioia dei napoletani.
Quell’ingaggio, così lauto, così moralmente discutibile, così allergico ai moralisti, si giustifica per questo motivo.
E allora, caro Victor, è tuo dovere morale nei confronti di tutti i tuoi tifosi essere professionale. E, ballare in mezzo a tutta quella gente ammassata, priva di mascherine, è un grave gesto di irresponsabilità, di incoscienza, di immaturità che, per il ruolo che rivesti, non ti puoi permettere.
Mentre tu di divertivi, qui c’era già chi ti immaginava in panchina contro il Cagliari, magari pure galoppante nei minuti finali della gara, lanciato forte verso una titolarità da conquistare a morsi prima possibile.
Ma tu riesci minimamente ad immaginare cosa provino adesso questi tifosi dinanzi ad uno scenario così tristemente nuovo? Riesci ad immaginare cosa significhi adesso saperti isolato in quarantena, magari impossibilitato pure a proseguire le terapie riabilitative a quella maledetta spalla infortunata ormai ben due mesi fa?
A noi poco importa se quelle immagini siano o meno relative al giorno del tuo compleanno. In piena pandemia tu, in quel posto, non ci dovevi essere.
Ma non è solo il nostro cuore ad uscire danneggiato da questa storia. Siamo anche disgustati dalla scena dei soldi lasciati cadere, accompagnati dalla forza di gravità verso un suolo povero e degradato.
Qualcuno ci chiede di essere garantisti, ci chiede di non avventurarci verso un giudizio senza conoscerne le reali motivazioni.
Cosa c’è dietro quel gesto?
Cari conterranei, vi aiuto io? Vi risollevo io da una povertà lancinante? Hai voluto dire questo alla gente che ti circondava mentre lasciavi precipitare, una dietro l’altra, banconote come fossero gusci di noccioline?
C’è un intento benevolo? Lodevole?
Oppure siamo dinanzi al gesto di un buffoncello viziato che in un battibaleno ha archiviato umiltà, contegno e ritegno?
Non lo sappiamo. Sappiamo – però – che quel gesto ci ha disgustato più del cotechino mangiato a mezzanotte a cena ultimata e, in tempi in cui si percepiscono, in girò qua e là, stenti e difficoltà economiche, una scena del genere diventa raccapricciante.
Adesso si parla di Napoli imbufalito con te. Si parla di multa salata.
Palliativi. Bazzecole.
Doveva esserci qualcuno ad istruirti, ad educarti. Doveva esserci qualcuno a farti capire adesso chi sei e di quale responsabilità sei investito.
Che un calciatore a 21 anni maturo non lo sia ancora lo si può anche in qualche maniera comprendere. Ma che dopo tanti anni non lo sia ancora la società, no, questo non lo si può accettare.