Il carisma non è tutto per un leader. Si può essere capitani silenziosi, si può guidare un esercito senza saper fare il discorso di Aragorn alle porte del Cancello di Nero, per intenderci.
Hamsik non è un William Wallace, non è un condottiero che si erge tra i tumulti del campo agitando il vessillo della squadra per difenderla dai soprusi e dai torti. Marek è un generale che conosce oramai la storia del suo esercito, la terra per cui combatte, gli uomini che la difendono, il popolo che li sostiene. Non ha bisogno di urlare, la sua presenza, il solo fatto di esserci, è già guida in quanto tale.
Hamsik rappresenta già la storia di questo club e nel corso dei prossimi anni supererà gran parte dei record statistici del passato.
Ma forse basta un solo dato per tutti: Hamsik è il terzo giocatore per presenze nella storia della società partenopea, dietro ai soli Bruscolotti e Juliano. Dista circa 100 presenze dai due storici capitani azzurri, insomma, nel giro di tre stagioni Marek potrebbe diventare il giocatore con più partite giocate nella storia del Napoli. Potrebbe bastare solo questo per renderci conto della portata storica della sua fascia di capitano.
Inoltre è quinto per gol realizzati, ad “appena” 22 lunghezze da Re Diego. E anche qui, non è detto che non riesca a superare sua Maestà e guadagnare un altro primato storico per la storia del club.
Al di là delle statistiche, Hamsik è senza dubbio il simbolo della realtà contemporanea del Napoli: arrivato dal Brescia giovanissimo, ha vissuto tutte le stagioni dell’era De Laurentiis in serie A. Sembra ieri quando arrivò a Napoli e fu presentato con Lavezzi, in una contestata conferenza stampa.
Hamsik c’è sempre stato nell’ultimo decennio, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute della squadra e nella sua malattia. E la sua cresta ha rappresentato per i più piccoli tifosi del Napoli, il simbolo di una rinnovata fede.
Sta per terminare la seconda stagione in cui Hamsik ha la titolarità della fascia di capitano (ereditata da Paolo Cannavaro) e ciclicamente gli viene messa in discussione la sua capacità di sostenerne il peso in campo, per carenza di verve, di carisma. Eppure lui silenziosamente continua a guidare questa squadra, da nove anni lì in mezzo c’è Marek. Un capitano silenzioso, non un condottiero. Ma la storia del Napoli è lui. Nessuno tocchi capitan Marek Hamsik.