In un campionato coi verdetti ancora da scrivere, non c’è tregua per le chiacchiere sul destino futuro dei calciatori, che spesso finisce col monopolizzare le discussioni calcistiche ancor più delle prestazioni sul campo dei protagonisti.
Nell’immediato post-partita col Bologna, grande spazio alle riflessioni lasciano le parole del procuratore di Lorenzo Insigne, Fabio Andreotti, che alla radio ha parlato del giocatore azzurro e di quello che si prospetta all’orizzonte per l’attaccante già nei prossimi mesi, se non addirittura nelle prossime settimane. Esiste, ed è scontata, la volontà del calciatore di restare a Napoli per scriverne la storia dei prossimi anni e diventarne un punto di riferimento, tuttavia questo dipenderà, secondo il procuratore, non solo da lui, bensì da quello che deciderà la società e in modo particolare il presidente De Laurentiis.
Non è la prima volta che Fabio Andreotti parla del futuro del suo assistito. Nelle scorse settimane aveva sottolineato come Lorenzo sia riuscito in questa stagione ad esprimere al meglio tutto il suo potenziale grazie a Sarri, capace di sfruttare le sue caratteristiche tecniche, ma lasciando intravedere per l’immediato avvenire una finestra aperta a ogni possibile soluzione di mercato. Tante squadre importanti, soprattutto all’estero, sono interessate al calciatore e farebbero follie per assicurarsi le sue prestazioni.
Nel caso di Insigne, tuttavia, l’idea di cambiare maglia non dovrebbe neppure teoricamente ipotizzarsi. Non solo per il valore dimostrato sul campo dal folletto di Frattamaggiore, ma per quel plus che l’identità tra la squadra e la città di nascita attribuisce a ogni calciatore. Alzi la mano chi riuscirebbe a vedere senza sconvolgersi l’attaccante napoletano con un’altra maglia.
Perché allora si parla così tanto del futuro di Lorenzo? Cosa bolle in pentola? Il calcio di oggi sembra lasciare al romanticismo delle bandiere uno spazio angusto, sempre aperto ai risvolti
più imprevedibili, ma le parole di Andreotti vanno forse interpretate come una richiesta di qualcosa che va al di là di un semplice discorso contrattuale (il calciatore è sotto contratto fino a giugno 2019).
Insigne, questo è fuori da ogni dubbio, ha visto moltiplicare quest’anno il suo valore a suon di assist e reti, sfornando ottime prestazioni anche con la maglia della nazionale. La società, dal canto suo, non ha mai discusso l’importanza del calciatore in ottica presente e futura, e così lo stesso Sarri, che non a caso lo ha quasi sempre preferito a Mertens, che pure in diverse occasioni ha dimostrato di essere ben più di una riserva e di poterlo insidiare sul fronte sinistro dell’attacco.
Nè si può parlare, nel caso di Mertens, di dualismo tra due giocatori identici. Le prestazioni sul campo hanno dimostrato che entrambi possono apportare un sostegno decisivo al Napoli, ma con caratteristiche diverse, da adattare a seconda dell’avversario e dello stato fisico dei giocatori. Insigne, in particolare, e più del belga, nella stagione in corso ha dimostrato di essere cresciuto profondamente sul piano tattico e della personalità, regalando un contributo fondamentale anche in fase di non possesso in quelle partite che hanno richiesto un maggior sacrificio difensivo.
Volendo quindi prescindere da eventuali discorsi di tipo tattico ed economico, sia pur nella consapevolezza della maggior forza sotto quest’ultimo profilo di altri club europei rispetto al Napoli e della rilevanza della questione nel calcio attuale, sarebbe bello leggere nelle parole di Andreotti semplicemente un auspicio, quello che la società sia in grado per il futuro di realizzare una squadra ancor più competitiva in cui Lorenzo Insigne sia uno dei tasselli fondamentali, quella “bandiera” indispensabile nel ciclo di un Napoli vincente, in Italia e in Europa.
Nelle aspettative di ogni calciatore importante esiste quella di vincere, ancor di più di vincere con la squadra della propria città. Il Napoli di oggi è una società forte su tutti i fronti, e con un piccolo sforzo potrà dire la sua ad altissimi livelli già dalla prossima stagione. Quel piccolo sforzo dipende dalla società.
E mentre allora i giornali e le televisioni si affanneranno ad affibbiargli ogni volta una casacca diversa e un’offerta milionaria da non poter rifiutare, perché non immaginarlo qui per sempre, nella sua città, con la sua ambizione e quel pizzico di follia che solo un vero napoletano può regalare?