I gesti, le azioni, le espressioni da ricordare di Torino-Napoli. Un modo diverso per non dimenticare una partita, raccontata attraverso cinque immagini.
ALLAN RUBA PALLA A MARTINEZ: quando la telecamera ha inquadrato l’attaccante venezuelano del Toro, palla al piede al limite dell’area di rigore con la difesa azzurra in ritardo sulla copertura, i tifosi partenopei già si stavano preparando agli ennesimi scongiuri. All’improvviso, si intravede un calzettone azzurro e una gamba che si frappone tra l’attaccante e il pallone, soffiando la sfera e ponendo fine alle ambasce della difesa. E’ Allan. Non poteva essere altro che lui. L’uomo ovunque del Napoli. Il brasiliano chiude in crescendo una stagione che lo ha consacrato come centrocampista completo: pressa, contrasta, porta palla, e nel finale quando i compagni tirano il fiato, lui è ancora lì a correre, stremato ma tenace.
HAMSIK COMANDA A CENTROCAMPO: cresta alta, l’immagine di Marek che chiede palla a centrocampo è senza dubbio uno dei frame da conservare di questo match. Finalmente una prestazione da capitano per lo slovacco che nella partita psicologicamente più difficile del campionato, sale in cattedra e guida la squadra con il giusto piglio e senza nascondersi nell’ombra. Finalmente. Lucido mentalmente e fisicamente, Marek abbandona la timidezza e si veste da leader: suoi i due assist fondamentali per le reti di Higuain e Callejon.
HYSAJ UBRIACATO DA BRUNO PERES: passo, doppio passo e vola via. La fascia sinistra è dominata da Bruno Peres, più veloce e più in forma del terzino ex Empoli. Il soldatino azzurro sarà andato a dormire con notevoli giramenti di testa. Le uniche difficoltà create dal Toro sono partite tutte dalla fascia sinistra granata.
INSIGNE IMPRECA PER L’ENNESIMO TIRO ALTO: immagine che racconta il periodo di involuzione dell’attaccante napoletano. Una sola rete nelle ultime 11 gare. Ma al di là del dato numerico, Lorenzo appare poco lucido nelle giocate e sempre alla ricerca della giocata vincente che non arriva.
Dimostra ancora una volta di subire, soprattutto psicologicamente, i cali naturali che accusa nell’arco di una stagione. Forse se li riuscisse ad accogliere con minore tensione, potrebbe uscirne prima e trovare con più semplicità le giocate migliori per la squadra. Speriamo che questo finale calante non gli pregiudichi la presenza agli Europei. Sarebbe davvero un peccato.
SARRI ESULTA A FINE GARA: un’immagine che non racconta solo una partita, ma una stagione intera. Il viso sorridente di Sarri chiude il cerchio con la stessa espressione che avevamo gustato all’arrivo di Higuain l’estate scorsa. Un sorriso di chi ha vinto lo scetticismo, i dubbi, le paure di non farcela a pochi metri dal meritato traguardo. Sorride a chi lo dava per spacciato a inizio stagione, tra il quinto e il settimo posto pronosticavano, dimostrandosi più provinciali di un allenatore che ha dimostrato una caratura ben più grande delle becere chiacchiere dei mass-media locali. Ancora novanta minuti e un sorriso che sa di Champions League: “Quarant’anni per arrivare fin qui, non sprecherò contro il Frosinone”. Parole sue, c’è da fidarsi.