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Partenopeismi

Una favola mai scritta

C’era una volta in Italia un campionato di calcio denominato “serie A”, presumibilmente perchè ne lasciava intendere la presenza di altri contrassegnati da diverse lettere dell’alfabeto.

Un campionato a dir poco longevo, giunto alla sua 114° edizione. Un campionato a cui partecipavano 20 squadre, ognuna di esse con una storia, ognuna con i propri colori sociali, ognuna con il proprio seguito di appassionati.

Un campionato zuppo di polemiche e malcontenti, caratteristiche del resto comuni a tutte le precedenti edizioni. Un campionato nato sotto la stella della Juventus, reduce da 4 titoli nazionali consecutivi, costantemente agevolata dagli arbitri, se non attori principali, quantomeno comprimari ai fini dei risultati ottenuti.

Ma lo spettacolo a cui assistono gli appassionati sino alla decima giornata di campionato ha dell’incredibile: i bianconeri ottengono la miseria di appena 12 punti e sono ai margini della zona retrocessione. La squadra fatica a prendere forma a seguito degli addii di gente come Pirlo e Tevez, e nemmeno gli arbitri sanno più come risollevare le sorti dei campioni d’Italia. La soluzione la trova la società: blinda il tecnico (che sarebbe stato cacciato in quasi tutte le altre piazze italiane), e gli consente di valorizzare ed amalgamare i giovani calciatori presenti in rosa. I risultati sono straordinari e lanciano la Juventus verso il quinto titolo consecutivo, spegnendo gli entusiasmi innanzitutto del Napoli che aveva cominciato a farsi la bocca al tricolore.

I partenopei, dal canto loro, una volta rinunciato al sogno scudetto, sentono proprio il prestigioso secondo posto. Ma la Roma, principale e decaduta antagonista a seguito della scellerata gestione Garcia, poi esonerato, con l’arrivo di Spalletti riprende a macinare gioco e a far punti in maniera impressionante.

Ma il tecnico toscano non ha la bacchetta magica, il merito della risalita non è suo. E’ il “palazzo” che non vuole il Napoli in Champions, la posizione deve essere occupata dalla Roma che deve assolutamente rientrare dai corposi investimenti fatti nella campagna acquisti estiva. Così è scritto.

Infatti, il distacco tra Napoli e Roma nel corso delle giornate si riduce drasticamente fino a ridursi a soli due punti. A due giornate dalla fine il sorpasso è cosa quasi fatta.

E’ tutto pianificato nei dettagli. La Roma vincerà sia in casa col Chievo che poi a San Siro col Milan, gli arbitri faranno in modo il Napoli inciampi o a Torino oppure in casa con il Frosinone, le ultime due gare degli azzurri. Nel capoluogo piemontese il Napoli sfodera un grande primo tempo ed ipoteca i tre punti. Non resta che la gara interna col Frosinone per spedire la Roma in Champions.

L’arbitro di Napoli-Frosinone è Celi di Campobasso, geograficamente vicino a Napoli ma di fede spiccatamente romanista. Arriva il giorno della gara, la pioggia rende il terreno pesante, sarà stato scomodato anche il padreterno? – Si chiede qualche incallito malpensante – La gara comincia e già sembra più difficile del previsto. Al minuto 12° accade l’imprevedibile. L’arbitro Celi, accuratamente scelto per fermare il Napoli, in un attimo di amnesia applica alla lettera il regolamento ed espelle un calciatore del Frosinone. La gara diventa in discesa per il Napoli che grazie ad Hamsik e ad una straordinaria tripletta di Higuain, vince la gara ed ottiene il lasciapassare diretto per la Champions.

La Juventus è riuscita a vincere il suo quinto titolo consecutivo, ma è stata salvata dalla bravura societaria piuttosto che dagli arbitri, nonostante fossero tutti a libro paga.

La Roma, nonostante la volontà del “Palazzo”, non è riuscita ad arrivare seconda, per assicurarsi l’accesso in Champions League dovrà affrontare i preliminari.

Il Napoli, pur avendo contro gli arbitri e l’ostruzionismo del “Palazzo”, è arrivato secondo ed accederà direttamente ai gironi della Champions League.

A volte le favole…son solo favole.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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