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Il prato del San Paolo è rovinato? I disastri sono altri

Lo comunica in diretta radiofonica al giornalista Walter De Maggio. Aurelio De Laurentiis, ospite ieri pomeriggio di Radio Kiss Kiss Napoli, la radio ufficiale del Calcio Napoli, interrompe la sua disquisizione sul calciomercato per comunicare al giornalista di aver appena preso visione di fotografie del manto erboso dello stadio San Paolo che gli sono state inviate dall’Head of Operation, Sales & Marketing Alessandro Formisano.

Dalle sue parole, seppur mascherate da garbo e cortesia, trapelano comunque i consueti sentimenti: delusione e rabbia.

Una situazione davvero imbarazzante. Da vivere, da commentare, da sopportare.

A spiegare quanto accaduto al prato del San Paolo ci ha pensato Giovanni Castelli, agronomo della Lega Serie A, intervenuto alle frequenze della medesima radio:

Il terreno è stato rovinato, abbiamo buttato anni di lavoro per mettere su un manto da gioco a cinque stelle. Le immagini sono raccapriccianti ma voglio valutare di persona, domani sarò in volo verso Napoli per un sopralluogo. Dalle foto si vedono danni non solo all’erba, ma anche al terreno di gioco. Ho visto delle buche molto grandi, che compromettono quanto di eccellente fatto sino ad oggi. Credo sia necessario un lavoro straordinario per recuperare quanto perso. Purtroppo non mi sembra un problema solo riferito all’erba, se così fosse la problematica si potrebbe risolvere in tempi brevi, affrontando ovviamente una spesa. Ma su questo argomento bisogna essere chiari: con una rizollatura il prato può sembrare perfettamente ripristinato, ma solamente da un esame puramente estetico. Occorre poi tempo per ottenere nuovamente il rendimento di un tempo. Il prato del San Paolo alla prima stagione era buono, alla seconda ottimo, alla terza eccellente. Se le condizioni sono queste dobbiamo ricominciare da zero con il nostro lavoro. I concerti si possono e devono rare, ma è necessario fare le cose con senso. In questo caso non si è agito nel migliore dei modi perché il prato è stato lasciato coperto per dieci giorni ed è successo un disastro. Se fosse stato coperto solo due giorni, così come avviene in altri impianti che ospitano eventi di questo tipo, non ci troveremmo in questa situazione. Chi ha fatto questo danno credo sia giusto rimedi al danno arrecato“.
Una richiesta tanto semplice quanto legittima. Ma è così difficile uscire da questa impasse? Come è possibile incappare in problematiche di questo tipo per aver coperto oltremodo il prato con i teloni?

Se questa città non è in grado di gestire eventi di questo tipo senza creare danni e diffondere dissapori e malcontenti, se questa metropoli non è capace di viversi a tuttotondo e non solamente come un banale bassorilievo, perchè mai dovrebbe elevarsi ai vertici del campionato italiano di calcio ed avere la propria squadra nell’elite che conta? A che titolo disassociare sviluppo sociale e capacità organizzative dal risultato sportivo? Le due cose sono strettamente collegate tra loro, anche se si fatica a comprenderlo.

Se davvero De Laurentiis vuole aggettivare come fantastica la sua presenza al timone della società partenopea, non acquisti nessun calciatore in questa stagione di calciomercato, non potenzi la squadra, non accontenti le voci del popolo, si esponga ad un mare di atroci critiche ed investa l’intera somma stanziata per i mercato estivo per la costruzione di uno stadio di proprietà che incarni per intero il suo pensiero avanguardistico, che rispecchi in maniera totalitaria la sua verve imprenditoriale e la sua capacità di guardare oltre, che dia spazio e modo alle sue idee di prendere finalmente forma.

Il tifoso azzurro, quello pronto a cavalcare l’onda futurista soltanto teoricamente avallata dal Presidente, è stanco di tanta teoria. Che il Napoli 2.0 abbia inizio davvero.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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