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FOCUS MERCATO – Indovina Chi? Chi sono i Mister X del Napoli sul mercato

Con France 2016 giustamente in primo piano, il calciomercato fa un po’ da sfondo a tutto il resto. Il Napoli è una delle società più attive di questo abbrivo di trattative. Ma “attivo” non vuol dire “concreto” perché gli azzurri, di acquisti, ne hanno conclusi soltanto uno (Tonelli, affare formalizzato a gennaio). Certo non è che le altre stiano facendo molto di più: tranne la Juventus (che ha assestato i colpi Pjanic e Dani Alves) e l’Inter che si è mossa per tempo (Banega a gennaio ed ora Ansaldi), le altre “grandi” hanno finora condotto un mercato di retroguardia.

Il club partenopeo sembra voler puntare su calciatori che, chi per un motivo, chi per l’altro, non sembrano così convinti di sposare la causa azzurra. Andrebbe fatta chiarezza, perché il tifoso va principalmente informato con serietà e responsabilità e non sempre, purtroppo, questo avviene. Il calciomercato è un ambiente particolare, un’arena infuocata dove attori diversi con diversi interessi da difendere, si incontrano per fare affari.

I calciatori, che sono prima uomini e poi atleti, devono scegliere del proprio destino, sia economico/professionale sia umano. E’, perciò, legittimo ed anche comprensibile che giovani calciatori come Lapadula e Zielinski, piuttosto che venire a Napoli e rischiare di stare a guardare dietro mostri sacri come Higuain ed Hamsik, preferiscano situazioni più “tranquille”  e peraltro in squadre più che blasonate come Liverpool e Milan. Lo stesso dicasi per Sime Vrsaljko sedotto dal Cholo Simeone e dal fascino del Vicente Calderon. Nessun clamore, dunque. Al bando i peana infarciti di sentimento persecutorio che richiamano  all’invivibilità di Napoli o, peggio ancora,  gli inni bellici contro la scarsa predisposizione di De Laurentiis nel dispensare denari.

E’ interessante, invece, capire cosa si cela dietro alle scelte del Napoli, quali parametri e che tipo di ragionamenti vengono adoperati nelle stanze dei bottoni,  laddove il Napoli decide. Ci affidiamo allo strumento migliore per ricercare la verità in qualsiasi campo d’applicazione: l’osservazione empirica. Proviamo a guardare, quindi, quello che ha fatto il Napoli in sede di mercato negli ultimi anni.

FASCIA D’ETA’Se osserviamo i movimenti del Napoli  dal 2010 ad oggi, notiamo che esiste una continuità quasi eclatante nella scelta dei calciatori da acquisire, seguendo il non secondario parametro della carta d’identità. Il Napoli sceglie quasi sempre calciatori di età compresa tra i 21 ed i 26 anni e difficilmente deraglia da questa linea-guida.

Nel 2010 furono prelevati tra gli altri Josè Sosa (25 anni), Edinson Cavani (23 anni), Dumitru (18 anni), Yebda (26 anni) con le eccezioni di Cribari (30) e Lucarelli (35) presi con contratti annuali e per turare alcune falle nelle scelte dei comprimari.

Nel 2011 è la volta di Miguel Britos (25 anni), Gokhan Inler (26 anni), Dzemaili (25 anni), Fernandez (23 anni), Edu Vargas (23) e poi Santana (30) e Donadel (29) arrivati a scadenza di contratto e la scommessa Goran Pandev (29).

Nel 2012 parte Lavezzi e il Napoli lancia il suo gioiello, Lorenzo Insigne (21 anni), riscatta Pandev ( unico vero strappo alla politica aureliana, la prima vera “follia” anche in termini di ingaggio) e preleva Gamberini (31) e Behrami (27) dalla Fiorentina. Arriverà anche El Kaddouri (22 anni), giovanissimo talento del Brescia.

Nel 2013 dopo l’addio di Mazzarri  arriva Rafa Benitez ed assistiamo ad una campagna acquisti rivoluzionaria, innescata dalla cessione monstre di Cavani (65 milioni di euro dal PSG) e segnata da acquisti di spessore ma pur sempre non tradendo l’ input dell’età: l’asse portante viene costruito su Higuain (25 anni), Callejon (25 anni), Mertens (25 anni),  Jorginho (22 anni), Ghoulam (21 anni), Rafael (22 anni), Duvan Zapata (21 anni)  con le eccezioni  Reina (30 anni, ma il portiere è un caso a parte) ed Albiol (27 anni, di pochissimo fuori fascia).

Nel 2014, complice anche un mercato in tono minore,  arrivano Koulibaly (22 anni), De Guzman (26 anni), David Lopez (25 anni),  e poi a gennaio Strinic (26 anni) e Gabbiadini (23 anni). Stesso cliché e linea guida rispettata quasi in toto se non fosse per l’anomalia Michu (28), la scommessa (persa) di  Benitez.

Il mercato 2015, quello della scorsa estate insomma, ha proposto invece sulla ribalta i vari Hysaj (21 anni), Allan (24 anni),  Chiriches (25 anni),  Grassi (21), anche qui innesti fatti nel rigoroso rispetto del target d’età prescelto. Le uniche eccezioni: Valdifiori (29 anni) e Pepe Reina (32), unici fuori quota ma anche qui scelti per motivi ben precisi.

EREDITA’ CONTRATTUALE – Senza soffermarsi troppo sui numeri che risulterebbero anche un tantino noiosi e considerando sempre gli ultimi sei anni di mercato, il Napoli ha sempre proposto sostanziosi aumenti ai calciatori che è andato ad acquistare, contratti adeguati ed in alcuni casi di molto superiori a quelli precedenti al trasferimento nel club azzurro.

Spesso il Napoli è andato a prendere il giocatore in club molto più piccoli o comunque meno ricchi del Napoli: Maggio dalla Samp, Cigarini e Grassi dall’Atalanta, Cavani dal Palermo, Inler ed Allan dall’Udinese, Hysaj e Valdifiori dall’Empoli, tanto per citare solo alcuni nomi. Questa è sempre stata la regola, per il club azzurro, sconfessata in parte dall’arrivo di Benitez, che ha portato ad un cambiamento notevole per quanto transitorio: gli interlocutori si chiamavano Real Madrid, Liverpool, PSV Eindhoven.

Anche per  Higuain, per esempio, che veniva dal Real Madrid c’è stato uno scatto in avanti, in termini contrattuali. Il Napoli, forte della cessione di Cavani e sfruttando l’appeal di Benitez, riuscì ad attrarre un campione del calibro di Pipita, migliorando anche il contratto del calciatore che a Madrid percepiva un ingaggio di 4,5 milioni, mentre a Napoli  passò a 5,5 netti più bonus.

Stesso discorso per Cavani che nell’ultimo anno a Palermo guadagnava 800.000 euro, mentre a Napoli percepì sin da subito  1,3 più bonus nella prima stagione,  2,2 più bonus (che lo hanno portato a percepire 2,7 milioni nella sua seconda stagione a Napoli) nella successiva  per arrivare all’ultima stagione in azzurro, quando col rinnovo fino al 2017 era arrivato ad un livello top (4,5 milioni più bonus), contratto peraltro onorato  soltanto un anno.

Il club partenopeo, quindi,  tendenzialmente offre contratti molto generosi relativamente al curriculum del calciatore prescelto, trattenendo per sé i diritti di immagine, autentica griffe  e vero tormentone della tipologia contrattuale proposta da De Laurentiis. Tutti i calciatori che arrivano sanno che non potranno gestire i contratti pubblicitari in proprio, ragione per la quale è stato, è e sarà molto difficile vedere arrivare a Napoli calciatori con sponsor forti alle spalle e quindi dall’immagine molto abusata.

Uno dei motivi per cui la trattativa riportata su varie testate e relativa ad Axel Witsel resta oggettivamente improbabile è proprio questo. Stiamo parlando di uno dei calciatori con più contratti pubblicitari e commerciali d’Europa, essendo un personaggio molto noto ed appetibile per i grandi marchi globali.

MARGINI DI CRESCITA – Abbiamo appurato che nel bilancio del Napoli una voce molto influente e pesante è rappresentata dalle plusvalenze (Clikka qui ). La strategia del club di De Laurentiis è, quindi, molto chiara: prelevare calciatori possibilmente in rampa di lancio o meglio ancora dal talento solo accennato (strategia ancora più marcata da quando c’è Giuntoli come ds), agli albori della loro maturità tecnica. E poi tenerli con sé per 3 o 4 anni e sperare che portino a compimento il loro sviluppo, crescano nelle potenzialità tecniche e quindi raggiungano anche un valore economico importante.

Il Napoli sceglie, poi, se vendere questi calciatori, intascando plusvalenze da capogiro oppure se è il caso di tenerli, come accaduto per esempio con Marek Hamsik, acquistato nel 2007 per 5 milioni dal Brescia e mai più rivenduto, oppure come sta tentando di fare con Higuain, Callejon, Mertens, calciatori corteggiatissimi ma al tempo stesso blindatissimi.

Lavezzi e Cavani sono state le operazioni più brillanti da questo punto di vista: Lavezzi è stato acquistato dal San Lorenzo per 6 milioni di euro, nell’estate del 2007. Il calciatore firmò un quinquennale, adeguato e prolungato nel 2010 (2 milioni più bonus) con una clausola di 33 milioni di euro. Nel 2013 il PSG esercitò il diritto di acquistare Lavezzi pagando la clausola e facendo firmare al calciatore un contratto con un ingaggio di 4,5 milioni.  Per Cavani addirittura si è arrivati ad una plusvalenza monstre, perché l’uruguagio fu prelevato da De Laurentiis dal Palermo per 16 milioni rateizzabili in 4 anni e rivenduto dopo 3 stagioni per 65 milioni di euro.

Guardando alla rosa attuale, calciatori che potrebbero generare plusvalenze interessanti possono essere, per esempio, Elseid Hysaj, arrivato dall’Empoli per 5 milioni; Faouzi Ghoulam prelevato dal Saint’Etienne per 5 milioni; Kalidou Koulibaly  prelevato dal Genk per 7 milioni ed ora corteggiato da Chelsea e Bayern che vorrebbero strapparlo al Napoli (ultima offerta è di 25 milioni, il Napoli per ora non tratta nemmeno),; oppure Allan e Jorginho per non citare il caso emblematico di Higuain (blindato da una clausola di 94 milioni).

DIFFERENZA TRA CARTELLINI E INGAGGIAltro elemento interessante è dato dalla sproporzione con cui il Napoli porta avanti le sue strategie tra budget destinato all’acquisto dei cartellini di nuovi calciatori e budget predisposto agli ingaggi. La politica del Napoli è improntata sul contenimento del monte ingaggi (è il quinto della Serie A dopo Juventus, Roma, Inter e Milan) che impone una certa rigidità nelle proposte contrattuali. L’eccezione nella rosa è rappresentata da Higuain, mentre calciatori come Hamsik, Callejon, Mertens, Gabbiadini, Albiol o lo stesso Insigne non superano i 2,5 milioni di ingaggio annuo.

Di contro il club azzurro non lesina quando si tratta di firmare assegni alle società di provenienza dei calciatori che decide di acquistare. Per Mertens al PSV andarono 10 milioni, al Real 37 per Higuain, 8 per Callejon e 12 per Albiol; nel gennaio scorso Alberto Grassi, poco più che un prospetto interessante, è stato pagato 9 milioni fluiti nelle casse dell’ Atalanta.

Perchè il Napoli preferisce spendere tanto sui cartellini, mentre si mantiene attento sugli ingaggi? La risposta risiede sempre nel bilancio: quando un calciatore viene acquistato il costo del suo cartellino non verrà attribuito all’anno in cui l’acquisto è stato effettuato, bensì viene ripartito sui bilanci successivi (ammortamenti). Il Napoli utilizza un criterio di ammortamento accelerato, ad esempio su un contratto quinquennale verranno conteggiate le seguente percentuali in 5 anni: 40%, 30%, 20%, 7% e 3%, mentre per un contratto di durata minore, per esempio un quadriennale, le quote sono 40%, 30%, 20%, 10%.

Volendo azzardare un esempio pratico, se sul mercato ci sono due calciatori come Zielinski e Yaya Tourè, il Napoli potrebbe fare le seguenti valutazioni:

Zielinski ha un cartellino che vale 15 milioni e chiede un netto di 1,5 milioni (quindi 3 milioni lordi). Il costo complessivo dell’operazione sarebbe di 27 milioni. Se il Napoli lo prende e gli fa un contratto quadriennale, a bilancio nei quattro anni successivi andranno le seguenti cifre: 9 milioni il primo anno, 7,5 il secondo, 6 il terzo e 4,5 il quarto, per un costo finale di 27 milioni.

Yaya Tourè, che è in scadenza col City, potrebbe costare anche molto meno come cartellino, supponiamo un indennizzo di 5 milioni al City (andiamo all’estremo ribasso). Ma Yaya Tourè, top player e calciatore di fama internazionale, chiederebbe un ingaggio di 5 milioni netti (10 lordi), per un costo totale di 45 milioni da ripartire in 4 annualità (progressivamente 12, 11.5, 11, 10.5)

E’ lampante e quasi scontato che il peso complessivo di Yaya Tourè sui conti economici di un club sia esorbitante, ma è anche evidente come Tourè  incida sempre quasi alla stessa maniera sul bilancio anno dopo anno, mentre Zielinski peserà sempre meno, anno dopo anno, sul bilancio annuale.  E questo la dice lunga sul perchè il Napoli punti sul secondo target più che sul primo.

ALLERGIA ALLE ASTE – Possiamo affermare con estrema sicurezza che il club azzurro non abbia mai partecipato a nessun’asta per acquisire le prestazioni di un calciatore, a prescindere dall’indice di gradimento per il calciatore in questione o del valore dello stesso.

Per Lapadula, ultimo nome da ascrivere alla girandola impazzita del mercato, oggetto del desiderio di tanti, il Napoli ha fatto a suo tempo un’ offerta a Sebastiani, presidente del Pescara. Quell’offerta (accettata in toto) non è stata più ritrattata, come non è stato rivisto il possibile contratto per il calciatore, che poi ha scelto il Milan. Stesso discorso è accaduto per tanti altri calciatori che, in passato, interessavano e non sono poi arrivati alla corte di De Laurentiis.  Il Napoli rifugge letteralmente  i giochi al rialzo di alcuni club e procuratori, lo ha fatto con Zuculini (non certo Messi) nel 2010 e lo farà ancora con Kessiè, giovane interessante dell’Atalanta su cui si sono accesi i riflettori di tanti club. Negli anni sono sfuggiti tantissimi giocatori che interessavano per le stesse ragioni:  Rolando Bianchi, Gonzalo Rodriguez, Giuseppe Rossi,  Ramirez, Nainggolan, Coentrao, Criscito, Bastos, Song, M’vila, Capoue, Matuidi, Guarin, Rami, Jackson Martinez fino ad arrivare ai vari Zielinski, Vrsaljko e Lapadula.

PROFILO PSICOLOGICO DEL CALCIATORE –  Altro parametro molto importante per il club di De Laurentiis è quello relativo all’aspetto psicologico del profilo cercato: il calciatore deve interessare, deve essere allettato con un’offerta economica congrua e vantaggiosa ma non deve mai mostrare di avere idee confuse. Uno dei motivi per cui il Napoli spesso ha mollato la presa su alcuni nomi è stato il non aver visto convinta accettazione alla proposta. Quando in passato un giocatore ha temporeggiato, nonostante ci fosse un vero interesse del Napoli, poi la trattativa si è sempre arenata, perché il Napoli non ha mai rilanciato. Aldilà  dei coloriti discorsi del presidente, che parla di napoletanità e di pulsione emotiva per Napoli scomodando i sentimenti in un ambito “glaciale” come sono le transazioni economiche, va detto che i dirigenti azzurri ripongono molta attenzione alle doti umane e caratteriali dei calciatori che arrivano. E non è un caso che poi nella maggior parte dei casi a Napoli arrivano calciatori contenti di vestire la maglia azzurra e che poi stabiliscono un rapporto viscerale con la città: Hamsik, Mertens, Reina, Higuain, senza dimenticare i vari Inler, Dzemaili, Sosa, Calaiò, Maggio, Hysaj, Callejon  e gli stessi Valdifiori e Gabbiadini che tante volte hanno tessuto le lodi della città e della tifoseria nonostante una difficile convivenza “tecnica” nello spogliatoio (scarso minutaggio in campo).

Lorenzo Tonelli, ultimo arrivato in ordine di tempo, sembra proprio rispondere a questo profilo. Lo si è già visto dai primi tweet e  dai primi approcci col mondo Napoli e se si considera che la scelta di arrivare all’ombra del Vesuvio è stata fatta con largo anticipo a gennaio, quando c’erano altri club come Roma e Fiorentina interessati al difensore, il cerchio si chiude alla perfezione.

CONCLUSIONI – Il Napoli non cambia di una virgola e non deroga alla sua linea-guida strategica, come abbiamo avuto modo di constatare. Questo scenario tracciato può servire al tifoso per farsi un’idea personale su quel che potrà essere il mercato del Napoli da qui in poi, una specie di guida per tentare di decodificare la realtà pura, tra mille voci, indiscrezioni più o meno attendibili e la babilonia di nomi che imperversa in giro per la rete. Lasciamo al lettore la facoltà di stabilire quali, tra le trattative proposte dalla stampa, siano verosimili e quali no. Indovina Chi prende il Napoli?

 

 

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Francesco Romano è laureato ed ha un master in comunicazione e marketing. Ama scrivere, lavora presso Mediaset.
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