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La boutade Candreva, i falsi bi-Sogni del tifoso e la Fabbrica dell’Illusione

Non è facile raccontare il calciomercato da una posizione defilata, perché la miriade di notizie battute ogni giorno sui vari siti di informazione sportiva oppure lanciate a mezzo schermo dalle ribalte televisive attecchiscono sull’opinione pubblica, ne plasmano le aspettative ed indirizzano persino i giudizi degli appassionati.

Il tifoso di calcio tra giugno e settembre si erge a giudice inflessibile, si riscopre avido ed inappagabile, si lascia ingolosire dalla fiera di nomi che sgorgano a fiotti da quei salotti estivi traboccanti di faccioni abbronzati ed imbellettati. La vetrina televisiva, in estate,  pullula da un po’ di anni di queste figure mitologiche, metà uomini e metà operatori di borsa, dalle cui bocche scaturisce la curva di apprensione e di soddisfazione degli appassionati di calcio.

Il calciomercato è una ribalta troppo ghiotta, lo abbiamo ampiamente detto e ricordato. Ma la sopravvalutazione che il tifoso dona a questo ambito del calcio è un fenomeno da studiare seriamente, che impone riflessioni psico-sociologiche.

Lo stesso concetto del fare e del disfare, come se uno potesse rivoluzionare la sua vita attraverso la propria squadra di calcio, attiene alla sfera personale ed intima della persona, che resetta irrimediabilmente un’intera stagione calcistica, mandando in soffitta i calciatori della “vecchia” squadra come se non esistessero nemmeno più, quasi smaterializzati e dissolti sotto i fumi tossici di sostanze stupefacenti, drogata da questo improvviso bisogno di novità.

Ma il calciomercato, almeno per l’impalcatura mediatica che si tira dietro, ha bisogno impellente di una guida per l’uso, come di una lente di filtraggio che serva al tifoso per decodificarne segni e per significare la realtà che ne scaturisce. C’è bisogno di uno strumento che ci tuteli dai Willy Wonka che fabbricano illusioni a getto continuo e promettono senza poi mantenere.

Prendiamo il caso-Witsel. I media per giorni hanno parlato di un accordo ormai fatto col calciatore, per la verità c’era il partito di chi sosteneva che anche l’accordo con lo Zenit fosse stato raggiunto per tempo, mentre alcuni parlavano di un incontro da fissare con il club russo per chiudere una trattativa ormai definita.

Witsel aveva parlato con Mertens, si svelavano retroscena sulle bellezze di Napoli, si paventava di un suo soggiorno in Sardegna per acclimatarsi ed abituarsi al cibo nostrano (era solo una vacanza, tout court), si aspettava il suo arrivo ad Ischia per il tweet presidenziale con tanto di foto con Aurelio De Laurentiis ed addirittura si parlava di scelta del numero di maglia.

Ovviamente il tifoso, indifeso spettatore di un vero e proprio romanzo rosa dai contorni osè, infarcito di una sfilza di notizie/nozioni/dettagli, non aspetta altro che la firma e l’ufficialità. Ma se poi questa non arriva ecco che si scatena la delusione con l’orda barbarica dei peana antipresidenziali, gli inni al papponismo e tutto ciò che ne scaturisce, come conseguenza fatale ed ineludibile.

Noi che di Witsel pure avevamo parlato commentando la portata finanziaria del probabile acquisto, ci eravamo espressi in abbondante anticipo come dimostra l’articolo del 28 giugno scorso sulle colonne del nostro portale (Clicca per leggere FOCUS CALCIOMERCATO – Chi sono i Mister X del Napoli ). Era chiaro e lapalissiano come la natura della politica sui trasferimenti del Napoli, rendesse almeno ardua una felice conclusione di una simile trattativa.

Così accade che un calciatore appena il giorno prima con la maglia del Napoli già cucita addosso, il giorno dopo prenda altre strade e svanisca come un poltergeist al tocco bramoso delle mani del tifoso che tentano di afferrarlo.

Lo stesso dicasi per Candreva, il cui nome è stato strombazzato a mo’ di rèclame su tutti i media nazionali con la dovuta veemenza, dicendo tutto e niente, propagandando un verosimile accordo trovato tra Lotito e De Laurentiis, senza soffermarsi sul particolare più importante: l’accordo col diretto interessato. Una boutade in piena regola da regalare alle ingenue e prone orecchie dei tifosi, per assecondare il fine supremo dell’asta selvaggia sul giocatore.

Un investimento di 25 milioni di cartellino per un calciatore vicino ai 30 anni, più un contratto pluriennale da 3 milioni a stagione, non ci sembravano premesse feconde per la definizione di una simile trattativa. Lo dice la storia, lo dice la conoscenza del modus operandi del club di De Laurentiis, ma lo dice innanzitutto la logica. Bastava quella.

Ed invece tutti lesti ad abbandonarsi a titoloni strappa-consensi (e click) pur di regalare fascino ed illusione in giro per il web, con l’effetto sinistro ed alquanto annunciato di procurare sconforto e delusione al momento del Redde rationem, ovvero del o del no definitivo. E’ la regola della Pubblicità, creare falsi sogni e bisogni per far spendere denaro. Qui il tifoso non spende, ma si illude e compra la sua frustrazione.

E’ fisiologicamente accettabile ed ontologicamente comprensibile, poi, che nel momento in cui il Napoli prende Giaccherini, chi si aspettava Candreva ne resta deluso. Ed il suo giudizio sull’operato del club cambia in negativo, anzi viene spinto fino alla lamentela ed alla contestazione da stadio.

E poco importa che il Napoli abbia tecnicamente colmato la lacuna del vice-Callejon, poco importa che si sia preso un giocatore che rientra nell’ottica del rafforzamento delle cosiddette seconde linee (un po’ come Tonelli nel reparto difensivo) e che nella passata stagione non c’era proprio nella rosa azzurra. 

Quel che conta di più, quel che acquista significato ed assurge a verità suprema è la pochezza della campagna acquisti di un club che, finora, non ha venduto nessuno dei suoi pezzi pregiati, nemmeno il Gabbiadini di turno che pareva dover lasciare Napoli all’alba del calciomercato.

Viene da chiedere cosa succederebbe se il Napoli desse seguito alle intenzioni del Koulibaly o dell’Higuain di turno di volare verso altri lidi, incontro ad altri munifici e ben più corposi contratti…

La risposta la lasciamo a voi.

 

 

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Francesco Romano è laureato ed ha un master in comunicazione e marketing. Ama scrivere, lavora presso Mediaset.
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