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Partenopeismi

In Val di Sole un freddo ritiro

Li si vede in lontananza, t-shirt bianca, grigia o blu scuro e passo flemmatico. Ad accompagnarli due uomini della security del Napoli, anch’essi in t-shirt bianca o pettorina fluorescente. Il percorso che hanno da fare i calciatori del Napoli sino a che non incontrano i tifosi in attesa di catturarne uno sguardo ravvicinato, un autografo o una fotografia, non è breve. L’attesa nemmeno.

Ma poi finalmente si arriva alle transenne se separano il piccolo impianto sportivo di Dimaro dalla gente di Napoli, poca a dire il vero. Pochissima. Almeno rispetto a quelli a cui siamo stati abituati negli anni passati.

Calciatori non sempre entusiasti, spesso passivi, talvolta sfuggenti, security che invita a far presto, a scivolare velocemente lungo le transenne con l’intento di guadagnare quanto prima l’uscita di scena. Movenze, atteggiamenti, sfumature che deludono e seminano amarezza. Una gestualità che inganna l’intento ed incarna una volontà: quella di creare barriera.

L’atteggiamento dei tesserati è di quelli che testimoniano di aver fatto proprie le abitudini societarie. Modi di fare che sono sintomatologicamente inequivocabili: il Napoli si sente grande, adulto, autonomo. Sembra non aver più bisogno di coccolare i suoi tifosi nè coltivare i rapporti con la stampa. Sembra necessitare solo della presenza virtuale di entrambi, di un alone di affetto che generi indotti sfocianti in un meccanismo di auto-sostentamento.

Un’aria di presunzione che ha ingolfato molti dei canali comunicativi un tempo percorsi dalla stessa società, quando le porte del mondo Napoli erano socchiuse ma pronte ad essere spalancate alla prima occasione. Una chiusura che si è palesata sempre più, anno dopo anno, una schermatura che è coincisa con l’accrescere delle potenzialità di squadra e società sul panorama sia nazionale che europeo, anche se quest’ultima  ipotesi potrebbe essere una semplice ma imbarazzante concomitanza. Sta di fatto che la familiarità che si respirava nei ritiri precampionato qualche anno fa oggi è solo un lontano ricordo. Le braccia societarie, un tempo aperte a media e tifosi, si sono racchiuse in una triste e solitaria dimensione. E la forma, salvaguardata durante una fase transitoria del processo di estromissione dalla realtà, sta cedendo anch’essa sotto i colpi decisi di un’ingiustificata esaltazione.

E’ di fatto cominciata la stagione 2016/2017, chi l’ha presentata? I milioni di appassionati, compreso gli addetti ai lavori, non sono stati accolti da nessuno, se non da una data, il 9 luglio 2016. In quella data ci si imbatte in una squadra che si allena quotidianamente. Il Presidente non c’è. Sarri si, ma non si vede, se non lavorare sul campo. Nessuna conferenza di presentazione della nuova stagione, la voce del mister la si ode soltanto nei frequenti momenti di silenzio vissuti sulle tribune dello stadio di Carciato. Gli spettatori sono pochi, la voce del Mister arriva senza grosse difficoltà.

Chi ha il tono decisamente più basso è Giuntoli, spesso presente a bordo campo, impegnato perennemente al telefono per cercare di dare forma al momentaneo fumo. Si, proprio Cristiano Giuntoli, ci hanno detto sia il Direttore Sportivo del Calcio Napoli. Da quando è stato ingaggiato si sta ancora aspettando la sua presentazione ufficiale. Quantomeno goffo il suo intervento  in chiusura della passata stagione. In quella occasione i napoletani hanno ascoltato per la prima volta la sua voce.

Ed infine la rosa dei calciatori, imbottita di giovani vista l’assenza di moltissimi big. Li si vede sfrecciare, sul campo mentre si allenano duramente, o nei pulmini che li riportano in albergo. Sono già trascorsi cinque giorni di ritiro, e le uniche dichiarazioni rilasciate al mondo sono state quelle di Mirko Valdifiori rilasciate ieri alla radio ufficiale.

Dove è finito il confronto? Perchè il Napoli assume questo atteggiamento spocchioso e reticente? Come pensa il Napoli di comunicare le proprie idee al tifoso? Visti i fatti, probabilmente non ha più intenzione di farlo.

Nell’era della megalomania del settore, forse ad essere fuori luogo è il nostro auspicio, ma non riusciamo a non rimanere compiaciuti dinanzi a gesti come quello di Pepe Reina che come un sorso d’acqua in un deserto si scatta un sorridente selfie tra i tifosi.

Vero, il ritiro è un momento serio di lavoro, un periodo fondamentale durante il quale si gettano le basi del lavoro di una stagione intera.

Ma il ritiro pre-campionato dovrebbe anche essere il pretesto per offrire un caffè a chi ci ama invece di mostrare un lapidario “torno subito”. Sperando, almeno, sia davvero così.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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