Sarà una questione caratteriale, sarà timidezza, sta di fatto che, a meno che non ci si trovi dinazi ad una improbabile difficoltà articolare, Manolo Gabbiadini e Kalidou Koulibaly non hanno ricompensato completamente i tifosi giunti a Dimaro anche per loro.
Ventuno giorni di ritiro ci hanno fatto vivere ciclicamente la stessa scena, ad ogni inizio e fine allenamento, per ben due volte al giorno. Un pubblico, quello che ha invaso Dimaro nelle ultime due settimane di ritiro pre-campionato, che ha sempre, a prescindere dalle infauste vicende che hanno riguardato Gonzalo Higuain, riversato sul campo di Carciato solamente affetto, calore ed incitamento.
I cori sono stati dispensati a tutti, con la stessa intensità, con lo stesso amore. Le risposte da parte dei calciatori, invece, non sono state sempre eque. Ai sorrisi, i saluti ripetuti, gli applausi ricambiati, di Insigne, Mertens, Tonelli, Albiol, Hamsik e soprattutto di Sarri, hanno fatto da contraltare i silenzi di Kaoulibaly e Gabbiadini.
Quella che stiamo per esternare sembra una pessima battuta di sarcasmo ma corrisponde, purtroppo, alla pura e semplice verità: Il franco-senegalese, sempre scuro in volto, ha fatto accompagnare i suoi ingressi in campo e le uscite, solamente da passo felpato, silenzi e blocchi articolari. Anche dinanzi ad incitamenti espliciti, nonostante le minacce contrattuali lanciate dal suo procuratore avessero scosso i tifosi, Kolulibaly ha sempre mostrato impassibilità.
Stessa sorte per Manolo Gabbiadini. Nonostante la zavorra Higuain si fosse disciolta dalla sua mente, le espressioni facciali sono rimaste le medesime impresse nella mente di tutti: sguardo basso, sorrisi assenti, esternazioni d’affetto solamente utopia.
Mani alzate verso la gente, sorrisi anche se solamente accennati, sarebbero stati gratuiti ma impagabili segnali per gente comune. Gente comune, proprio come Koulibaly e Gabbiadini.