Quando una società come il Napoli vende un calciatore per la cifra record di 90 milioni, subito si pensa che essa abbia una bella somma da spendere sul mercato. E’ vero che De Laurentiis ha incassato l’intero importo, seppur in due rate, direttamente con bonifico bancario, ma prima di lasciarsi andare all’entusiasmo facciamo un po’ di chiarezza. Soprattutto, cerchiamo di quantificare sul bilancio il beneficio complessivo della cessione del Pipita e di spiegare perché, sotto il profilo prettamente fiscale, non conviene tenere fermo tale beneficio.
Innanzitutto, sgomberiamo il campo dal più diffuso errore che commettono alcuni organi d’informazione nell’esporre il concetto di “plusvalenza”. Il paradigma più utilizzato è che Higuaìn è stato pagato 37 milioni, quindi se rivenduto a 90 genera una plus di 53. Niente di più sbagliato. La plusvalenza è la differenza fra quanto incassato per la vendita di un calciatore e il suo valore residuo in bilancio. In termini complessivi, per calcolare il vero impatto contabile che ha la cessione (ma anche l’acquisto) di un calciatore, bisogna considerare due parametri fondamentali: l’ammortamento residuo, calcolato sulla lunghezza del contratto, e il suo stipendio lordo.
Partiamo dall’ammortamento. Come tutti sanno, il Napoli acquistò Higuaìn dal Real Madrid pagandolo 37 milioni di Euro. Per completezza, bisogna dire che non è immediato considerare quello come valore di carico sul quale calcolare l’ammortamento, perché spesso tale importo viene maggiorato dei bonus riconosciuti in caso di raggiungimento di determinati risultati o della commissione pagata all’agente. Tuttavia, leggendo i bilanci della società di De Laurentiis, al calciatore è stato assegnato un valore contabile iniziale pari esattamente a 37 milioni.
Partendo da tale valore viene quindi stilato il piano di ammortamento, basato sulla durata del contratto, cinque anni in questo caso. La maggior parte delle società di calcio applica ammortamento costante (nel caso di Higuaìn sarebbe 37 / 5 = 7,4 milioni ogni anno), diversamente dal Napoli che adotta il criterio dell’ammortamento decrescente. Si tratta di un meccanismo contabile che consente di applicare un tasso di ammortamento molto alto nei primi tre anni di contratto, il cosiddetto “periodo protetto” sancito dalla normativa sportiva, all’interno del quale un atleta non può recedere unilateralmente dal contratto. Ciò consente di realizzare plusvalenze più alte in caso di futura vendita. Nel bilancio chiuso al 30 giugno 2015, il valore contabile residuo del cartellino di Higuaìn era pari a 11,1 milioni (in caso di ammortamento costante, il valore residuo sarebbe stato esattamente il doppio): con tutta probabilità, al momento del passaggio alla Juve tale valore contabile era molto vicino allo zero, il che certifica una plusvalenza netta pari a 90 milioni.
Passiamo allo stipendio lordo. Higuaìn al Napoli percepiva 5,5 milioni netti all’anno. Considerata la tassazione vigente tra imposte sul reddito, contributi e assicurazioni, assumiamo che il lordo da corrispondere sia esattamente il doppio del netto, quindi 11 milioni. Abbiamo quindi tutti i dati che occorrono per calcolare il beneficio totale che ha sul bilancio del Napoli la cessione del campione argentino:
Ammortamento residuo 0,00
Plusvalenza 90.000.000,00
Stipendio lordo 11.000.000,00
Vantaggio complessivo 101.000.000,00
Il conto profitti e perdite beneficia quindi di una somma pari a 101 milioni. Ciò significa che Giuntoli può spendere 101 milioni sul mercato? Assolutamente no, perché questi aspetti riguardano la gestione finanziaria e non quella economica del club. Tuttavia, inserendo questo dato nel contesto del bilancio del Napoli, che vanta un fatturato di circa 130 milioni ripulito dalle plusvalenze, si capisce come il pagamento della clausola del Pipita abbia avuto un impatto contabile senza precedenti.
Dal contabile al fiscale. E’ ovvio che se aumentano i ricavi e diminuiscono i costi, lievita la base imponibile sulla quale calcolare le imposte. In questo caso va fatto un piccolo inciso: la S.S.C. Napoli partecipa al consolidato fiscale, nel quale figura anche la capogruppo Filmauro Srl. Il consolidato, in estrema sintesi, consente di aggregare tutti gli imponibili di gruppo e calcolare le imposte una sola volta. Nel caso delle società facenti capo alla famiglia De Laurentiis, tuttavia, al 30 giugno 2015 quella calcistica occupa circa il 90% dell’intera tassazione di gruppo.
In definitiva, se da un lato il vantaggio complessivo così calcolato serve a dare respiro alla gestione economica della società, dall’altro rischia di diventare un fardello in termini fiscali. Semplificando, su un conto profitti e perdite che presenta un utile di circa 100 milioni graveranno imposte per oltre 31 milioni (27,5% di IRES e 3,9% di IRAP). Se poi ci aggiungiamo le ovvie considerazioni sul mantenimento dello standard di competitività sportiva, sulla Champions League e tutte le legittime aspettative dei tifosi, reinvestire i proventi della cessione di Higuaìn non è più un’opportunità, ma quasi un obbligo. Oltre ai colpi già messi a segno in questa sessione estiva, resta il punto interrogativo su quanto avrà ancora intenzione di mettere sul piatto il patron azzurro per rinforzare ulteriormente la rosa a disposizione di Sarri. La risposta, forse, sta nel testo di una vecchia canzone: lo scopriremo solo vivendo.