fbpx
Partenopeismi

ADL ha tradito se stesso

Il Napoli targato De Laurentiis ha selezionato nel corso degli anni i suoi calciatori a seguito di attente analisi tecnico-tattiche, ma anche dopo aver analizzato ed apprezzato le doti umane e caratteriali degli stessi. Un’esigenza chiara e pure condivisibile: lo spogliatoio azzurro non solo deve estrinsecare un livello tecnico di prim’ordine ma anche contenere nel suo grembo doti umane che finiscono per contribuire in maniera positiva all’ottenimento dei risultati sportivi. In sostanza, uno spogliatoio unito consegna alla squadra una marcia in più.

Quindi, l’intento del Napoli non è finalizzato solo alle questioni di campo. Tesserare uomini prima che atleti mette anche al riparo da beghe rognose e pur sempre destabilizzanti che possono riguardare questioni contrattuali o, più in generale,  esigenze personali che finiscono per sovrastare quelle di squadra.

Sul medesimo binario, ha sempre viaggiato anche l’etica relativa alla formula da adottare durante i “corteggiamenti” indirizzati a calciatori sotto contratto con altra società: prima il contatto con la società di appartenenza, il riscontro della volontà di vendere e solo infine il contatto con l’entourage del calciatore.

Ma il Napoli è riuscito sempre nell’intento?

Ultimamente, più di qualche scricchiolio si è avvertito nel meccanismo ideologico interno, per cui sia le strategie di reclutamento che i focus sui potenziali nuovi acquisti si sono clamorosamente discostate da questa logica.

Icardi si, Icardi no, è stato il tormentone tenuto in vita negli ultimi giorni di calciomercato, una trattativa alimentata giorno dopo giorno da milioni di euro virtuali piovuti sulla coppia Mauro-Wanda, una contrattazione precipitata poi in un nulla di fatto. L’abbiamo definita “trattativa” non a caso. Trattativa tra chi? La S.S.C. Napoli da un lato, l’entourage del calciatore argentino dall’altra.

E l’Inter? Maurito Icardi non è per caso un calciatore sotto contratto? Non è forse alla sua società di appartenenza che il Presidente De Laurentiis avrebbe dovuto rivolgersi per testare con mano i margini concreti di trattativa? Il tanto criticato comportamento della Juventus e del suo ultimo acquisto Gonzalo Higuain ha incredibilmente fatto scuola anche in casa Napoli? E poi, dove sono finiti i criteri umani dei tesserati dai quali il Calcio Napoli non è stato mai disposto a separarsi? Perché mai corteggiare un calciatore sotto contratto se è storia recente l’amarezza per le gesta immorali dei novelli sposi Gonzalo e la sua “vecchia signora”?

Ma la violazione della regola che il Napoli stesso si è imposto sembra aver anche sconfinato i margini territoriali della Milano nero-azzurra.

Le storie riguardanti Maksimovic, Diawara e Sportiello, calciatori finiti nel mirino degli azzurri, sono l’espressione di altrimenti strappi alla regola. Gli atteggiamenti dei su citati calciatori assunti nei confronti delle società di appartenenza non sono stati, e continuano a non essere, specchio di correttezza e riconoscenza.

Il difensore del Torino è in rotta con la società da tempo e si è “macchiato” di colpe anche gravi, la più clamorosa delle quali è stata quella di non presentarsi al campo per la seduta di allenamento. Una presa di posizione forte – quella del serbo – che reclama il rispetto di una vecchia promessa del Presidente Cairo. Ci può stare il malcontento, ma non la violazione di un contratto di lavoro che scade il 30 giugno del 2018.

Ancor più clamorosa, almeno relativamente alla durata della querelle, la diatriba in corso tra Diawara ed il Bologna. Il guineano, pur avendo il contratto che lo lega ai felsinei fino al 2020 è in rottura con la società emiliana. Pretende un adeguamento del contratto. In effetti, non può che ritenersi inadeguato un ingaggio di appena 80.000 euro al cospetto di una stagione, quella passata, che ha visto il giovanissimo calciatore di colore protagonista assoluto del centrocampo rosso-blu. Discutibili, come nel caso di Maksimovic, sono le modalità di contestazione, sconfinate abbondantemente dai limiti imposti dalla deontologia professionale.

La voglia di altro, ha fatto inciampare anche Marco Sportiello. Quella telefonata di Cristiano Giuntoli ne ha scosso l’equilibrio. Il richiamo della città che giace alle pendici del Vesuvio è stato forte, al punto da fargli distogliere l’attenzione dagli interessi atalantini. I richiami nemmeno tanto espliciti del tecnico Gasperini, stanco della qualità prestazionale di Sportiello, ne hanno sentenziato la frattura con la società orobica.

Insomma, che si tratti o meno di volontarie inversioni di tendenza, lo stile-Napoli, vanto presunto di una società emergente, sembra si stia sbriciolando sotto i colpi di incomprensibili scelte.

 

 

 

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
Related posts
Coach

Così parlò Antonio Conte

Club

Una narrazione inverosimile

Partenopeismi

Gli inciampi di ADL

Comunicazione

Testa di Legno? No. Teste di legno