L’ultima puntata del nostro cammino storico sui decenni di attività calcistica nel capoluogo partenopeo ci porta ai giorni d’oggi, con l’ultimo ventennio di peripezie vissuto dal club azzurro.
Stagione 1995-1996, quella che porta ai 70 anni di vita della S.S.C. Napoli, scampata miracolosamente al fallimento appena una stagione prima: con Boskov in panchina ed il ritorno alla presidenza di Ferlaino, gli azzurri vissero una delle stagioni più anonime della loro storia.
Un buon girone d’andata, l’innesto difensivo di Fabian Ayala (chiamato a sostituire un giovane Fabio Cannavaro ceduto per problemi economici al Parma ndr) ed un attacco formato dal mix di esperienza del condor Massimo Agostini e dai giovani Arturo Di Napoli ed il compianto Carmelo Imbriani; premesse per nulla esaltanti, ampiamente confermate dal 12° posto conclusivo e la sconfitta in Coppa Italia al 2° turno ad opera del Lecce.
Salutato Boskov, Ferlaino attua l’ennesima rivoluzione estiva chiamando in panchina Gigi Simoni: il mercato portò in dote la coppia d’attacco Caccia-Aglietti, l’esterno di centrocampo tutta corsa e polmoni Francesco Turrini, i brasiliani Beto e Caio nel reparto offensivo e gli esterni difensivi Crasson e Milanese: tante le partenze, tra le quali spiccavano quelle di Buso, Agostini, Pari, Pizzi, Di Napoli e Imbriani. La squadra capitanata da Taglialatela si amalgamò in fretta e si rese protagonista di un girone d’andata eccellente, almeno fino alla sosta natalizia, chiusa al secondo posto, grazie anche alle tante vittorie maturate in zona Cesarini: l’inevitabile calo nella seconda parte di stagione, non interferì comunque con la cavalcata vincente in Coppa Italia.
Dopo i successi con Monza e Pescara, le imprese nei quarti di finale contro Lazio – eliminata grazie ad un 1-0 al San Paolo ed un eroico 1-1 all’Olimpico in doppia inferiorità numerica – ed ai rigori in semifinale contro l’Inter, regalarono agli azzurri – passati nel frattempo sotto la guida del tecnico della Primavera Vincenzo Montefusco dopo l’esonero di Gigi Simoni – la finale contro il Vicenza. Una mezza rovesciata di Pecchia decise il primo atto della sfida in un San Paolo tutto esaurito, ma nel return match Maini pareggiò i conti trascinando la sfida ai supplementari: una traversa di Nicola Caccia e la sua successiva espulsione sembravano suggellare la fine della sfida ai rigori, dove gli azzurri si sarebbero affidati al suo capitano, ma a due minuti dalla fine Rossi e Iannuzzi sigillarono il punteggio finale sul 3-0. Fu l’inizio della fine per l’era Ferlaino, con una clamorosa retrocessione l’anno successivo ed una squadra sempre più impoverita sul mercato.
Anni Duemila, terzo Millennio: di acqua ne è passata sotto i ponti ed il club azzurro, passato per un doloroso fallimento il 1 agosto 2004 (giorno del 78° compleanno) con conseguente retrocessione in Serie C, viene rilevata con una nuova denominazione (Napoli Soccer) dall’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis che affida a Pierpaolo Marino il ruolo di direttore generale, con il compito di riportare in alto gli azzurri.
Dopo un primo anno travagliato e concluso con la bruciante sconfitta in finale play off contro l’Avellino, gli azzurri ritrovano la serie cadetta al termine della stagione 2005-2006, grazie alle reti di Calaiò, Sosa e Pià, le parate di Iezzo e la sapiente guida tecnica di Edy Reja, capace di arrivare fino agli ottavi di finale in Coppa Italia e di festeggiare a dovere gli 80 anni di storia azzurra. L’ossatura della squadra, rinforzata dagli arrivi di Paolo Cannavaro, Domizzi, Bucchi, Dalla Bona e De Zerbi fu protagonista anche nella serie cadetta, in una stagione indimenticabile per il secondo campionato italiano, grazie alla contemporanea presenza di Juventus, Napoli e Genoa, promosse in ordine di classifica in massima serie, con il romantico finale del pareggio a reti bianche del Ferraris a suggellare la festa comune per i grifoni e gli azzurri.
Un finale degno da copione cinematografico, con due città e due tifoserie gemellate, insieme a far festa per il ritorno nel calcio che conta.
Il resto è storia dei giorni nostri: il campionato conclusosi tre mesi fa con tutti i record battuti ed uno che incalza con la prospettiva della Champions League sullo sfondo…