L’abbiamo vista perchè siamo appassionati di calcio. Non ce lo siamo detti esplicitamente, ma lo abbiamo fatto anche perchè aspettavamo di vedere lui, quel Gonzalo Higuain pronto ad indossare una casacca sbiadita e non recepita dalle nostre pupille.
Juventus-Fiorentina non è stata attesa solo dalle rispettive tifoserie, ma anche dai tifosi del Napoli, quelli curiosi, forse masochisti, oppure speranzosamente ottimisti.
Gonzalo ad inizio gara giace in panchina con lo sguardo sereno. Stranamente. L’ambiente Juve sembra averlo già plasmato e smussato le spigolosità. Poi si vive il minuto 65°, “il pianto” per la smorfia napoletana. Gonzalo Higuain esordisce nel suo nuovo stadio, davanti ai suoi nuovi tifosi.
I decibel del fastidio aumentano a dismisura nelle orecchie dei napoletani che assistono allo spettacolo allorquando si odono ovazioni per il calciatore e cori che fino a due mesi fa abitavano nello stadio che fu di Maradona, ritornelli trasferiti in quello stadio che da sempre è l’espressione più accanita e crudele dell’anti-napoletanità.
Lui è sereno, gasato, felice. E pure senza pancia. Si dimena, come sua abitudine, ma non tocca palla. Nonostante ciò, la serenità non viene scalfita, non disprezza le giocate altrui, non ne mortifica gli intenti, nonostante non venga coinvolto nelle manovre di gioco. Napoli sembra davvero cosa passata.
La conferma arriva nove minuti dopo il suo esordio: una manovra d’attacco della Juventus lo vede scattare come solo il tifoso del Napoli sa. Quelle movenze, quei movimenti, quegli scatti, quelle proposizioni offensive, abbiamo imparato a conoscerle, le abbiamo fatte nostre, e forse nel nostro insensato immaginario lo sono ancora.
Gli occhi sono ancora quelli dell’incredulità, inutile nasconderlo. Il fastidio si trasforma in dolore al minuto 75°: una palla vagante nell’area della Fiorentina viene aggredita dal rapace Pipita e spinta nella rete avversaria. La Juventus è nuovamente in vantaggio grazie all’ex napoletano. Le palpebre dei tifosi napoletani si chiudono con la lentezza di un replay, il rammarico verbale stenta ad essere pronunciato, il dolore è l’unico sentimento che domina la scena.
Lo slow motion dell’esultanza dell’argentino è interminabile e impietoso, e le sue braccia tese al cielo sono la sentenza razionale della fine di un amore, nonostante l’odio provato adesso nei confronti dell’argentino continui ad avere lo stesso dolce sapore.
Un amore stroncato improvvisamente da un atto di feroce tradimento non può essere un amore finito. Il cuore dei napoletani gocciola ancora sangue, solo il tempo guarirà le ferite.
Adesso il pensiero-Higuain va archiviato, ad attendere il Napoli vi è lo start in campionato, e chissà, magari anche il bomber capace di raccogliere la sua pesante eredità.