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Partenopeismi

Piccolo manuale di masochismo in meno di 24 ore

Il Napoli visto a Genova non è stato dei migliori, merito anche di Juric. Poteva vincerla, ma senza un ritrovato Reina poteva anche perderla.
Eppoi ci sono gli “episodi”. Quelli contestati da Sarri a fine partita, su cui non ci soffermeremo qui.

Il tecnico a fine partita chiede pubblicamente alla Società di esporsi, lamentando di esser costretto ad esser sempre lui a doverci mettere la faccia, quando c’è da rilevare qualche decisione arbitrale che si ritiene sfavorevole.

Ieri e’ arrivato, in un comunicato, la replica di ADL. Liquida le proteste di Sarri come una ricerca di alibi e approfitta della cosa per rimarcare l’investimento di cento e passa milioni, a fronte dei continui riferimenti del tecnico azzurro al fatturato del Napoli, quinto in Italia.

Sarri fa bene a protestare, se ritiene la direzione arbitrale inadeguata. Perchè una protesta non è per forza sempre un “lamento” o una “lagna” e perchè quella per cui allenatori presidenti che protestano contro l’arbitraggio sarebbero dei provinciali è una favoletta che sarebbe ora di smettere di raccontare.
Quando l’episodio è a favore “non commento le decisioni degli arbitri” oppure l’insopportabile “alla fine torti e favori si compensano”. Non è mai stato vero ne’ nella quantità ne’ nella “qualità”. Ogni decisione arbitrale errata, a favore o contro, ha un peso specifico diverso.
Quando l’episodio è contrario ed importante tutti, nessuno escluso, protestano. Per chi ha memoria corta, basta una rapida panoramica su youtube. Juventus in primis, a cui l’aggettivo “provinciale” nessuno si sogna mai di accostare.

Pertanto, Sarri fa bene anche a desiderare che sia la Società a metterci ogni tanto la faccia su questi aspetti.
Ciò che l’allenatore non può invece fare è chiedere questo intervento in diretta tv. Un’accusa di assenteismo che può denunciare un tifoso, un osservatore, ma non un tesserato.

L’effetto ampiamente prevedibile qual è stato? Gli episodi arbitrali sono passati in secondo piano, così come l’ottimo inizio di stagione del Napoli. Tutta l’attenzione si è giustamente concentrata sulla frattura interna al Napoli.

Era difficile pensare che le cose potessero peggiorare e invece ci ha pensato il comunicato di De Laurentiis. Di fatto, dice pubblicamente a Sarri che cerca scuse. Non contento, il danno peggiore lo fa col riferimento ai milioni spesi sul mercato.

Abbiamo già scritto di come Sarri faccia benissimo ad insistere sul discorso del fatturato, per cercare di ricordare a tutti quali sono le forze di partenza in campo e, di conseguenza, per non alzare l’asticella delle aspettative, in un ambiente dalla facile isteria.
Il patron del Napoli invece quell’asticella la tiene ben alta. Sembra dire al mister toscano: “guarda che io ho speso più di cento milioni, quindi adesso voglio i risultati. Non cercare la scusa del fatturato”.

E’ chiaro che il comunicato risponde ad una logica muscolare, che mira a ribadire le gerarchie. Ma ciò che ci interessa è l’effetto che questa risposta (e tutto ciò che vi è sotteso) ha sull’ambiente partenopeo. Lo rasserena? No. Lo compatta? No. A livello mediatico già abbiam detto di come l’attenzione sia tutta focalizzata su questo strappo, mentre sul versante interno è subito scappata la divisione tra guelfi e ghibellini. Chi sta con Sarri, chi con De Laurentiis.

Noi non stiamo con nessuno dei due, in questo caso. Sarri è un fuoriclasse riguardo le questioni di campo, al di fuori del quale però, non ha alcuna cognizione, neanche la più basica, di pubbliche relazioni.
Allo stesso tempo, tuttavia, non possiamo non rilevare come le colpe maggiori le abbia la Società. Ci sono alcuni allenatori che sono preparatissimi anche (o solo) sulla comunicazione. Sarri non è tra questi. De Laurentiis avrebbe dovuto capirlo. E, conseguentemente, lasciare l’allenatore nella sua sfera di competenza. Per difenderlo dai suoi limiti e per tutelare la squadra.

Il Napoli, prima ancora che in chiave arbitrale, non è tutelato mediaticamente. A livello nazionale, non c’è nessun giornale, sito o radio che rappresenti effettivamente gli interessi del Napoli, come accade per altre squadre. I personaggi che rappresenterebbero Napoli o il Napoli sono spesso dei saltimbanchi che restituiscono semplicemente l’immagine stucchevole di una Napoli folcloristica. Personaggi di questo tipo ce ne sono in rappresentanza anche di altre squadre, ma per il Napoli mancano figure “serie”, che abbiano un’anche pur vaga credibilità agli occhi del pubblico. Il Napoli ha solo “il simpaticone”, gli altri anche “quello competente”.

E’ questo, ciò che Benitez denunciava quando auspicava lo “spalla a spalla”. Sappiamo bene che nominare il manager spagnolo è praticamente vietato ormai, ma remare tutti dalla stessa parte e farlo con fermezza e determinazione sarebbe auspicabile. Mourinho ci ha costruito il suo triplete, con la sindrome dell’accerchiamento. Ci ha compattato un ambiente intero. Ma, sotto questo punto di vista, Sarri non è preparato. E allora serve un professionista o almeno un team di professionisti che elaborino delle strategie di comunicazione.
Il Napoli, più che altri, non può permettersi il lusso di mostrarsi diviso.

Chiudiamo con un esempio di linearità e compattezza. Per farlo, tiriamo proprio in ballo “lo stile Juventus”. E’ dopo l’eliminazione dalla Champions, la scorsa stagione, contro il Bayern Monaco.
Elkann, Marotta, Allegri. Un triangolo perfetto a finalizzare lo stesso concetto. Nessuno strappo. Nessuno ha parlato di “piangine” e si è parlato di “Juventus danneggiata”.
Per quanto dolga dirlo, anche in questo caso, il gap con i bianconeri è ancora importante.

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Fabio Cotone è regista teatrale. Appassionato di scienze umane.
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