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Partenopeismi

Abbiate cura di ciò che amate (soprattutto quando è in crisi)

Se si dà un’occhiata alla classifica del girone B della Champions League si può notare con una certa disinvoltura che la squadra che è in testa è il Napoli con 8 punti frutto di 2 vittorie, 2 pareggi e 1 sconfitta. Non ci sembra male per una squadra che partecipa alla più prestigiosa competizione europea per appena la quinta volta in novanta anni di storia, non vi pare? Eppure, questa squadra è uscita tra i fischi ieri sera allo stadio San Paolo a seguito del non brillante pareggio ottenuto contro la Dinamo Kiev, e, come se non bastasse, è sommersa dall’ennesima ondata feroci di critiche da parte della stampa.

D’accordo, il Napoli non è in una fase in cui riesce a strabiliare, non massacra gli avversari con il ritmo delle giocate a cui ci ha abituato, risulta tremendamente sterile negli ultimi sedici metri, denota insomma una serie di arretramenti qualitativi che ne ha determinato insuccessi sportivi, ma, c’è un “ma”: perché non si concede a questa squadra di essere talvolta “normale”? Perché non si elargisce a questi ragazzi anche la possibilità di rallentare o addirittura sbagliare? Noi, quei fischi a fine gara non li abbiamo proprio digeriti. Così come abbiamo elegantemente schivato la fiumana di feroci critiche distruttive piovute da altre fonti. Questo gioco al massacro proprio non ci piace.

A questo punto della stagione il Napoli è (ancora) in corsa su tre fronti, eppure questo è un dato ormai nascosto, sommerso dalla frenetica voglia di elencare gli aspetti negativi.

Il Napoli attraversa un momento di difficoltà, ha pagato circostanze negative, episodi occasionali, rarissime prestazioni fallimentari, anemia di buona sorte, infortuni. Chi lo ha aiutato? La risposta è semplice, banale e triste: nessuno.

Al netto degli errori commessi dalla squadra e da chi la guida, la si deve smettere di considerare il Napoli al pari delle grandi potenze europee. Gli azzurri non sono né il Barcellona né il Bayer Monaco. Non lo sono per storia, per potenzialità economiche, per blasone. Nell’immaginario del tifoso del Napoli deve immediatamente morire questo convincimento se si vuol realmente godere di tutto quanto di buono questa società sta offrendo al suo popolo di appassionati. E anche l’esercito dei commentatori deve smetterla di fomentare malumori e insoddisfazioni. Le capacità mnemoniche devono tornare immediatamente efficienti e ricordare che troppe volte, troppo spesso, si è buttato già dal grattacielo qualcuno per poi andarlo a riprendere dimenticando di averlo gettato. Adesso è il turno di Sarri, passato da maestro di calcio ad inutile provinciale. L’aspetto ridicolo dei commenti è molto più vicino di quanto si possa immaginare.

Non abbiamo mai voluto negare l’evidenza e rinnegare le difficoltà attuali del Napoli. Vero, il Napoli sta deludendo le aspettative trionfalistiche a cui c’eravamo aggrappati, ma parte di pubblico e stampa sta deludendo decisamente di più. Per quanto di buono sta facendo in questa fase storica la nostra squadra del cuore, per le gioie che ci sta donando, per la dimensione di cui si è appropriata da anni, meriterebbe maggiore respect.

 

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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