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Partenopeismi

La bufala di Hamsik che ama Napoli

Ieri è stata pubblicata un’intervista di Marek Hamsik all’illustre rivista francese So Foot. E tutte le realtà che si occupano del Napoli a rilanciare il suo amore per Napoli, di come abbia rifiutato Milan e Juventus e di come preferirebbe vincere un trofeo importante qui invece che dieci altrove.
Bene, tutto bello, grande Marekiaro, core ‘e mamma’.

Hamsik però dice anche altro. Qualcosa che tutti hanno ignorato, qualcuno volutamente, qualcuno ingenuamente. In contrapposizone alla descrizione degli slovacchi (“precisi, rigorosi, ordinati”), il capitano del Napoli dichiara

I napoletani, per esempio, non arrivano mai puntuali, ma quando arrivano sono allegri. Ma oramai anche io suono il clacson per niente.

Bene, fermi tutti. Facciamo mente locale. E’ il capitano del Napoli, in un’intervista su un giornale di respiro e audience internazionale. In quel momento Hamsik spiega al mondo cosa è Napoli.

I tifosi dell’Arsenal, del Chelsea, del Bayern Monaco, del PSG, sono ragazzi di Londra, Parigi, Monaco di Baviera e magari non hanno mai visto Napoli e forse non conoscono neanche un napoletano. E allora per loro i napoletani sono persone ritardatarie. Persone che “suonano il clacson per niente”. Perchè se loro non ne sanno nulla dei napoletani, sicuramente ne deve sapere qualcosa chi vive qui da quasi dieci anni. Però poi quando arrivano i napoletani sono allegri.

Perfetto. Ora riavvolgiamo il nastro. Pensiamo un attimo all’immagine che viene puntualmente propagandata di Napoli. Attraverso i media, i TG, i luoghi comuni, l’oleografia più consumata e stucchevole. Napoletano approssimativo, poco rigoroso, indisciplinato, però allegro, gioviale e “solare”.

Il prototipo del saltimbanco perdigiorno. Di quella Napoli che fa comodo perchè fa al massimo simpatia, proprio perchè si sa che, in fondo, non potrà mai andare da nessuna parte e dare fastidio.

Chi legge, sa sicuramente che Napoli e i napoletani (come qualsiasi altro posto del mondo) è piena di persone che lavorano sodo, che si fanno il cosiddetto quadrato, che sono esempi di rigore e disciplina. Che se fanno ritardo, sono mortificati invece che essere allegri.

Viene da chiedersi dove ha vissuto Hamsik in questi dieci anni. Dove ha vissuto per sapere di Napoli meno di quanto non possa sapere un turista che viene qui per meno di una settimana. Dove ha vissuto per sintetizzare Napoli in quelle poche parole così avvilenti e mortificanti. Come può Hamsik riprodurre gli stessi stilemi della casalinga di Voghera per cui Napoli è ciò che trasmettono i programmi di infotainment del pomeriggio?

In verità Hamsik dice anche altro sui napoletani:

Appena arrivato, i tifosi mi fecero subito capire che il calcio veniva prima di tutto

In base a quale titolo il capitano del Napoli può dire una cosa del genere? Quale popolo è così ottuso da mettere al primo posto uno sport? Per quanto amato, per quanto sia una passione fortissima per tutti noi che amiamo il Napoli.

E -si badi bene- questo discorso non c’entra nulla con la linea per cui “Gomorra danneggia Napoli”. In quel caso si tratta di una denuncia ben strutturata. Ognuno la pensa come crede a riguardo, ma è giusto fare i dovuti distinguo.

Chi scrive vive al Nord Italia e non manca di esser critico con la nostra città, proprio perchè con essa ha un rapporto viscerale, forse accresciuto ancor di più dalla lontananza.
Personalmente trovo molto più gravi queste dichiarazioni del capitano del Napoli su Napoli, che la scelta di un professionista di cambiare datore di lavoro. E’ da Hamsik che bisognerebbe sentirsi offesi, non da Higuain che va alla Juventus, per cui il Napoli è rivale quanto il Cagliari per il Napoli stesso.

Hamsik è un calciatore. Non pensiamo che lo status di calciatore coincida con la superficialità, per partito preso. E non pretendiamo neanche profonde analisi sociologiche su una città. Ma non possiamo tollerare che chi dichiara di amare una città, ne infanghi così chi la abita e chi davvero la ama.
Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale è tenuto a riconoscere che se queste parole fossero state pronunciate da Higuain o da una Nina Moric del caso, si sarebbe scatenato il putiferio. Senza considerare che ciò che è gravissimo è che Marek Hamsik vive a Napoli da tanti anni. E quindi è un “teste attendibile” agli occhi della “giuria” che ingiuria quotidianamente questa città, attraverso il filtro mediatico.
Ci sentiamo offesi, pur nella sicurezza che l’intento non fosse offensivo. Però l’assenza di dolo non cancella la colpa. Vogliamo pensare che Hamsik sia stato superficiale, perchè la Napoli descritta dall oslovacco è una Napoli esattamente di superficie. Una superficie comoda e soffice, peraltro. Perchè rifugge dalla complessità controversa a cui obbliga la nostra città.

Hamsik non ama Napoli, perchè Hamsik non la conosce questa città. Perchè in dieci anni, non ha carpito nulla. In dieci anni, per Hamsik, i napoletani sono degli allegri ritardatari che suonano il clacson per niente e per i quali il calcio viene prima di qualsiasi cosa. O almeno questo è il modo in cui Hamsik racconta Napoli a chi non la conosce.

Per noi de’ Ilpartenopeo.it Hamsik rimane un grande campione. Un giocatore che al Napoli è diventato universale e che si completerà definitivamente quando chiuderà la carriera da play-maker. Sicuramente l’icona indiscussa del Napoli d’era post-maradoniana. Batterà tutti i record possibili, ci auguriamo che sarà l’uomo del primo scudetto senza Maradona e continueremo a sostenerlo anche nei passaggi a vuoto che continuerà ad avere, quando altri lo contesteranno, come in passato.

Ma che il riconoscimento della grandezza di Hamsik si fermi al campo. Perchè -caro Marek- per i napoletani ci sono cose che vengono prima del Calcio. Perchè ad amare i napoletani per l’allegria, son bravi tutti. Fancazzismo incluso, of course.

About author

Fabio Cotone è regista teatrale. Appassionato di scienze umane.

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