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Mamma, ho perso la Doria

Napoli-Sampdoria, Napoli-Pescara, Milan-Napoli, Napoli-Palermo, Bologna-Napoli, Napoli-Genoa, Chievo-Napoli, Napoli-Atalanta, Roma-Napoli. Sono “appena” nove le gare di campionato che il Napoli dovrà disputare prima di scendere in campo allo stadio San Paolo per il ritorno di Champions League contro il Real Madrid. Tante? Macchè, sono “pochissime”, un numero assolutamente irrisorio.

Quella gara, quella del sette di marzo del 2017 è una gara troppo importante, un appuntamento con la storia, forse anche con qualcos’altro. A quella gara bisogna pensare da subito, poco importa se la testa di tutti, compresa quella dei calciatori azzurri, rischi di diventare vittima di un volo pindarico senza precedenti. Il caos biglietti che ha preso piede nelle ultime ore è solo la consueta coda polemica frutto di una frenesia (quella dei tifosi) che come al solito si sposa benissimo con le menti lucide che mettono in piedi macchine sforna-danaro. Ma questo è un altro discorso.

Nove gare – dicevamo – separano il Napoli e i suoi tifosi dall’appuntamento con la Champions League nell’impianto di Fuorigrotta. Nove gare che equivalgono a ben ventisette punti potenziali, un capitale matematico che ai fini di un prestigioso piazzamento in campionato ha un peso inestimabile. Eppure, sembra essere un dato paradossalmente definibile come una enormità trascurabile. La piazza di Napoli sembra potersi permettere il lusso di snobbare con il pensiero queste nove gare, sembra meritarlo il blasone del Real Madrid,  l’eccezionalità di quella gara, sembra pretenderlo l’irripetibilità dell’evento: è questo l’assurdo responso concettuale prodotto da Napoli in questi ultimi giorni.

Il rischio deconcentrazione è alto, altissimo. A pochi giorni dalla gara contro la Sampdoria i temi in auge sono tutti tranne che quelli legati ai blucerchiati: la doppia sfida col Real, la data di esordio con la maglia del Napoli da parte del neo-acquisto Pavoletti, il presunto recupero lampo di Milik, sono questi gli argomenti non-argomenti masticati nelle abbondanti cene pre e post-natalizie. La macchina dei media sta vendendo sogni piuttosto che lampade per illuminare la realtà. Il Napoli che sabato sera scenderà in campo allo stadio San Paolo sarà un Napoli che affronterà maglie blu-cerchiate e non quelle bianche delle merengues, sarà un Napoli senza Milik e senza Pavoletti, insomma, sarà l’arrabattato ma scintillante Napoli dell’ultimo mese.

Napoli-Sampdoria è al momento la gara più importante dell’anno. E’ la prima del 2017, la prima dopo la pausa natalizia, la prima che vedrà gli azzurri schierare una difesa del tutto inedita e d’emergenza. E allora perché non parlare di questo? Perché non concentrare l’attenzione su ciò che in questo momento ha le stimmate del fatto prioritario? Vero, i tagliandi per assistere a Napoli-Real Madrid del 7 marzo sono stati messi in vendita già adesso per cui un certo marasma è divenuto quasi congenito, ma gli eccessi no, quelli non si possono tollerare. Ok, Napoli-Real Madrid rappresenta l’appuntamento con la storia, è l’evento, la gara dell’anno, l’avvenimento che inorgoglisce. Ma Napoli-Real Madrid è anche l’appuntamento con la gloria vuota che solo miracolosamente riempirà i suoi interstizi. La sfida con il Real rappresenta per il Napoli una vetrina fantasmagorica dove tutto sarà bello, comunque vada a finire. Ma quella gara, seppur prestigiosa, non può e non deve essere ciò che distoglie la mente da ciò che conta di più: il percorso in campionato. E lo sa bene Maurizio Sarri che ha blindato i suoi a Castel Volturno per isolarli dal rumoroso brusio esterno. La gara con la Samp di Giampaolo  può davvero essere per il Napoli l’occasione per mostrare di essere maturo e capace di considerare l’appuntamento di sabato come il più importante della stagione.

Nel frattempo il Napoli suda a Castel Volturno con il Real Madrid sullo sfondo, isolato da una Napoli che attende la sfida con i campioni del mondo come un bimbo aspetta la Befana. E poi dicono che non è vero che siamo ancora piccoli…

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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