Come ogni anno, al termine del campionato di Serie A, con l’inizio delle trattative di calciomercato, ci ritroviamo di fronte allo stesso refrain: un Napoli immobile sul mercato, mentre tutti spendono, si rinforzano e costruiscono squadroni da scudetto.
E’ il periodo della stagione in cui il popolo del tifo viene colto dalla psicosi collettiva del giudizio frettoloso e delle smanie da acquisto a tutti i costi, un evergreen in piena regola. Le milanesi, inesorabilmente bocciate dal campo, tornano per incanto in prima pagina, con titoloni roboanti non proprio per i meriti del campo, quanto per i propositi di grandezza sbandierati a mezzo stampa.
Si ripropone la solita noiosa liturgia mediatica, con interi palinsesti focalizzati sui mirabolanti obiettivi di mercato di Inter e Milan e sui propositi di rafforzamento della Juventus ammazza-campionati. E’ già un ricordo lontano il knock-out rifilato dal Real ai bianconeri appena dieci giorni fa nella finale Champions, nella logica perversa del “meno se ne parla e più sarà facile dimenticare”.
MILAN E INTER REGINE D’ESTATE – La patetica eucarestia, in prossimità dell’equinozio d’estate, vede Milan e Inter insidiare la Juve, campione in carica, mentre dalle luci della ribalta scompaiono magicamente il Napoli e la Roma, che sono le sole due squadre che, ormai da anni, occupano le caselle delle anti-Juve, perlomeno sul prato verde.
E così il Milan diventa la squadra da battere, con i colpi già esplosi di Kessiè, Musacchio, Andrè Silva e Rodriguez e quelli promessi di Biglia e Conti pronti a deflagrare sulle assolate spiagge che iniziano a pullulare di vita balneare.
L’Inter di Suning, che riparte da Spalletti e Sabatini, alle prese con una nobiltà da riconquistare, sull’altra sponda dei Navigli promette i botti di capodanno in anticipo di sei mesi sul calendario. Al contrario, il Napoli di Sarri e la Roma di Dzeko e Salah vengono confinate in un angolino, nel silenzio complice dei media alla ricerca di scoop e di click, giammai di conclamate certezze poco spendibili in termini di share.
I tifosi del Napoli sono inclini all’amnesia collettiva, “resettano” la memoria e cancellano quanto di buono il Napoli ha fatto in campo fino ad un paio di settimane prima, per concedersi, inermi, al tritacarne mediatico e lasciarsi andare all’ansia “da primo acquisto”.
“VULNUS” MEDIATICO E REALTA’ RIBALTATA – La mente del tifoso, d’altronde, è facile da soggiogare. I media riescono a riequilibrare ed a sovvertire la realtà, sciorinando titoloni patinati e stuzzicando i sogni del tifoso in astinenza da calcio giocato.
La realtà viene mistificata facendo leva sul “vulnus” metodologico di chi fruisce di un servizio di informazione e poi filtra le notizie e fabbrica opinione. Innanzitutto, ci si dimentica con sconfinata leggerezza quali siano i punti di partenza, che il Milan riparte da un sofferto sesto posto, per esempio, dopo anni di esilio dal grande giro, oppure che l’Inter ha appena collezionato l’ennesimo fallimento, dopo anni di dèbacle e di “incompiute” calcistiche.
Quel che emerge dal mondo social, ormai termometro e specchio fedele anche dell’opinione di una tifoseria, è che il Napoli non stia facendo quel che deve per riproporsi ai nastri di partenza del prossimo campionato con rinnovate ambizioni. Il Napoli dei record, quello che negli ultimi mesi ha giocato al doppio della velocità del resto della Serie A, il Napoli che “blinda” i suoi punti di forza, uno per uno, accusato di immobilismo? Da non crederci, eppure è così.
IL FALSO MITO DI NAPOLI – Ci sono vari modi di investire denari ed affermare ambizioni, nel calcio. Nel caso del Napoli, uno dei rari esempi di “compiutezza” calcistica e di vero progetto tecnico, con un allenatore stimato da tutti i grandi club ed una rosa invidiata ed apprezzata da tanti, gli investimenti si stanno concentrando sul mantenimento della attuale rosa, più che sull’acquisizione di nuovi calciatori.
La base di partenza di Milan e Inter è ben diversa da quella del Napoli, la cui intelaiatura è ormai robusta, affidabile, con i principali interpreti del mantra sarriano che sono stati tutti confermati da contratti ritoccati, adeguati ed allungati, vera panacea per chi deve pensare solo a giocare ed a vincere.
E’ un falso mito che il Napoli non stia facendo mercato, una leggenda metropolitana figlia di scarsa conoscenza della materia e di insufficiente spirito d’osservazione. Non era scontato trattenere un calciatore sensazionale come Lorenzo Insigne, concupito da grandi club europei ed ormai affermatosi a livelli importanti, tanto che ci sono voluti mesi di trattative complicate per riuscire a legarlo al Napoli per i prossimi 5 anni con un contratto sontuoso.
Lo stesso dicasi della sorpresa dell’ultima stagione, Dries Mertens, goal a grappoli e nuova ribalta da cannoniere che lo hanno catapultato nella hit-parade dei sicuri colpi del mercato estivo. Anche lui è stato trattenuto a Napoli, con un oneroso quadriennale su cui il Napoli ha investito e riposto capitali ed ambizioni di vittoria.
Ora sarà la volta di Faouzi Ghoulam, altro punto fermo di Sarri, poi magari ci si concentrerà sui doppi ruoli, per andare a riempire quelle caselle che risultano vacanti, nell’ottica della profondità di una rosa competitiva: il portiere, l’esterno basso di fascia destra ed il vice Callejon.
LO STEP-UP INVISIBILE – La logica aziendale fin qui adoperata da De Laurentiis avrebbe imposto la cessione di Mertens, calciatore ormai arrivato ai 30 anni e con già quattro stagioni di Napoli alle spalle.
La plusvalenza che ne sarebbe scaturita sarebbe stata di quelle importanti, se il Napoli avesse scelto di cedere il belga di fronte alle sicure e concrete avances dei club europei. Oggi avremmo un Mertens in meno e due giovanotti di belle speranze in più in rosa con un bilancio blindatissimo e zero rischi per il futuro, ma è proprio qui che è scattata l’inversione di tendenza.
Si è scelto di compiere quel “salto in alto” che da anni si chiedeva al club, lo sforzo di mantenere tutti gli interpreti di questa intelaiatura e magari di completare le slot dei doppi ruoli. Il Napoli sta conducendo il suo mercato puntando sulle certezze che questa squadra ha saputo produrre in tandem col suo allenatore, investendo sui contratti dei protagonisti di questo congegno perfetto e sulla loro permanenza in maglia azzurra.
Lo step-up è invisibile a molti, ma c’è stato e c’è e sarebbe ora di prenderne atto, perché non è né dovuto né casuale.
Gli undici titolari del Napoli, con le attuali alternative in rosa, per talento, prospettiva e forza complessiva, valgono molto più dei titoloni sulle prime pagine di un giornale. Il tifoso del Napoli se ne faccia una ragione.