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Partenopeismi

Un calcio allo Stile Juve

Bonucci va al Milan per 42 milioni di euro e dice addio alla Juventus. E’ l’operazione dell’estate, senza dubbio, perché già desta scalpore che un calciatore come il difensore della nazionale, che ha legato la sua immagine alla “juventinità” cambi casacca; se poi ci mettiamo che va a rinforzare un club in grande slancio come il nuovo Milan della proprietà cinese, allora la cosa assume una valenza addirittura clamorosa.

E’ stata furente la reazione del popolo di fede bianconera, che si è letteralmente scatenato alla notizia del passaggio di Bonucci in maglia rossonera. In rete si leggono commenti agghiaccianti, offese personali all’uomo e c’è chi, addirittura, auspica  la morte del figlio, con buona pace del cervello, evidentemente incenerito dall’afa di questi giorni.

Senza voler entrare nel merito della bassezza umana di certe aberrazioni social, figlie della stupidità, di una scarsa cultura sportiva e di un discutibile consumo che si fa del prodotto calcio, ci piace ricordare quello che è accaduto a Napoli, appena un anno fa, a seguito di un altro trasferimento che ha suscitato clamore: quello di Gonzalo Higuain proprio alla Juventus.

E’ singolare notare come gli stessi media che lo scorso anno avevano “scagionato” Higuain, evidenziando le sue legittime aspirazioni professionali e sottolineando l’arbitrarietà e l’inconsistenza dello stupore che aveva provocato nella tifoseria azzurra il trasferimento del Pipita all’ odiata Juventus, oggi abbiano indossato le vesti di severi censori di fronte alla scelta di Bonucci. Se quasi tutti i benpensanti avevano difeso la posizione di Higuain, definendo la sua  scelta “giusta e legittima”, nel caso di Bonucci gli stessi rivendicano una “mancanza di identità ed attaccamento alla maglia” e c’è persino chi tenta di distruggerne il ricordo, rimarcando i suoi (pochi) errori sul campo e tentando di autoconvincersi che, forse, il difensore non era poi così forte come si pensava. Del resto, la Juventus non vende i migliori…

E c’è anche chi, in queste ore, sta accomunando i due “casi”, come in una sorta di nemesi karmica di foggia calcistica, della serie “chi di Higuain ferisce, di Bonucci perisce”. Le pagine social sono zeppe di commenti “tranchant” costruiti sul “chi la fa l’aspetti”, con tanto di sfottò, fotomontaggi goliardici e post in salsa burlesca, come si conviene a chi vive il calcio come uno sport e basta.

Il tema del giorno è “Bonucci come Higuain” e divampa la curiosità sul “come” i tifosi bianconeri accoglieranno il “traditore” in maglia rossonera allo Stadium. Siamo anche noi , perché negarlo, desiderosi di verificare la caratura della cultura sportiva, dello stile e la sportività, con cui certamente lo Juventus Stadium darà il benvenuto a Leo. Del resto i napoletani hanno subito invettive e morali non da poco allorquando hanno osato nientemeno fischiare il “franco-argentino” al suo ritorno al San Paolo, con tanto di accreditate paternali sciorinate in punta di lingua dalle ribalte televisive del Belpaese.

Quel che semmai non regge è proprio il “parallelo” in sé, tra le due vicende. In primis, perchè Bonucci per la Juventus non è affatto quello che rappresentava Higuain per il Napoli. Bonucci ha giocato ben sette anni a Torino, facendo dell’identità e della juventinità il suo “orizzonte” d’azione. Leo aveva sposato la Juve dentro e fuori dal campo, assurgendo a vero simbolo della forza e della fame che ha contraddistinto le ambizioni della Vecchia Signora in questi anni. Gonzalo Higuain è un campione franco-argentino passato per Napoli, una tappa importante ma transitoria della traiettoria di una sfavillante meteora, ma niente o poco più.

Leonardo Bonucci per la Juventus era come Ramos per il Real o Piquè per il Barcellona, si tratta di “monumenti” più che di calciatori  “tout court”.

L’altro elemento che sgretola il confronto tra i due casi,  è il rapporto di “forze” tra le società interessate: Juventus e Milan sono le società più titolate d’Italia, c’è una rivalità storica, strutturale e congenita, che si è alimentata vittoria dopo vittoria, titolo dopo titolo, che ha trovato sbocco nel confronto tra le due pluridecorate bacheche, più “confinata” quella dei bianconeri, molto più di respiro internazionale quella dei rossoneri.

Tra Napoli e Juventus c’è si rivalità, ma molto più sentita sul versante partenopeo che alle latitudini torinesi, una dialettica che non ha trovato quasi mai sbocco sul piano sportivo e che è vissuta, nel tempo, più che altro all’interno delle tifoserie. E’ oggettivamente molto più pesante ed arduo da digerire un Bonucci al Milan, che un Higuain alla Juventus, insomma.

All’analisi aggiungiamo, infine, una divergenza abissale sulla valenza finanziaria delle due operazioni, ma questa attiene alla sfera prettamente calcistica. L’affare Higuain alla Juve è stato un vero e proprio capolavoro economico del Napoli, che ha ceduto per 90 milioni cash un calciatore, seppur del valore del Pipita, di 29 anni. Il Napoli con quel denaro ha costruito un’intera campagna acquisti, ha investito su giovani campioni e ha ristrutturato la sua rosa. Insomma per il club partenopeo, dal punto di vista finanziario (e forse non solo) è stato un vero affare, non c’è che dire.

L’operazione Bonucci, al contrario, lascia in bocca il sapore amaro della beffa alla Juventus. Appena un anno fa il club di Vinovo ha rifiutato un’offerta di circa 70 milioni proveniente da Oltremanica, pur di trattenere Leo, che aveva anche rinnovato il contratto nel dicembre scorso, con tanto di dichiarazioni d’amore eterno. Dopo un anno, appena, Bonucci va via quasi a prezzo di “saldo”, perché la Juventus “perde” circa 30 milioni da un’operazione che avrebbe dovuto fruttare molto di più alle casse bianconere. Allo stesso tempo rinforza enormemente quella che si avvia a diventare un’autorevole avversaria nei prossimi anni.

In definitiva, noi non cogliamo tutti questi nessi tra le due vicende, così come siamo certi che l’unico aspetto che accomuna davvero Higuain a Bonucci è e sarà il rancore, l’odio (si spera solo sportivo) e la ruggine che questo trasferimento si porterà dietro ancora per molto da parte delle due tifoserie “orfane” nei confronti degli interessati.

 

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Francesco Romano è laureato ed ha un master in comunicazione e marketing. Ama scrivere, lavora presso Mediaset.
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