Appare evidente come quest’anno il Napoli stia perseguendo, in maniera decisa, la strada della continuità tecnica. A testimoniarlo, il mercato che sta portando avanti il club azzurro, un mercato, in apparenza, di immobilità e di mantenimento dello status quo.
Sono arrivati, finora, solo due tasselli funzionali alle “seconde linee” (Adam Ounas e Mario Rui) e forse si farà ancora qualcos’altro, ma quel che è certo è che, a meno di clamorosi scenari poco plausibili, non verrà ceduto nessuno dei punti di forza dell’undici di Sarri.
Eppure il popolo di fede azzurra è spaccato in due: c’è chi lamenta gli scarsi movimenti sul mercato, cavalcando la solita litania del “braccino corto” presidenziale e chi invece loda la strategia del Napoli, ovvero la scelta di confermare in blocco una rosa piena di certezze tecniche ma anche di prospettiva.
Nella città, avvolta dalla calura estiva, fanno capolino i primi volantini delle Curve, che trasudano insoddisfazione ed esortano il club a fare di più per vincere perché “Napoli è stanca di partecipare”, ma nei bar dello sport il dibattito tra i due fronti è apertissimo, senza che una corrente prenda davvero il sopravvento sull’altra.
La linea di demarcazione con l’agire delle altre “big” del calcio italiano è netta. Il Milan ha confermato l’allenatore, ma è intervenuto pesantemente sull’intelaiatura della squadra, innervando la rosa con tanta qualità ma, di fatto, rivoluzionando l’assetto titolare; la Juventus ha ceduto Bonucci e Dani Alves, ma ha preso Douglas Costa e Bernardeschi e sicuramente farà ancora dei movimenti importanti; l’Inter ha cambiato allenatore e sta lentamente mutando pelle; la Roma ha cambiato guida tecnica e sta portando anche nuovi interpreti, dopo aver ceduto tre pezzi da novanta.
L’unica “grande” rimasta uguale a sé stessa e piuttosto inoperosa sul fronte arrivi-partenze è proprio il Napoli. Se analizziamo più da vicino la strategia azzurra, appare evidente che la politica dei rinnovi di contratto inaugurata da De Laurentiis, a fronte di adeguamenti anche corposi degli ingaggi, sia stata piuttosto dispendiosa.
Il Napoli ha allungato e ritoccato i contratti a calciatori che, in caso contrario, avrebbe dovuto cedere come legge di mercato impone: i rinnovi di Insigne, Mertens e Ghoulam (ormai prossimo alla firma) e prima ancora di Jorginho, Hamsik, Callejon, Koulibaly e Hysaj, sono stati investimenti importanti, che hanno portato il monte-ingaggi del Napoli a sfondare il tetto dei 100 milioni lordi.
Questa operazione di “blindatura” è stata portata avanti nell’anno della mancata qualificazione diretta alla Champions, aspetto non secondario, peraltro. Se parametriamo i movimenti azzurri a quelli della Roma, tanto citare un esempio, che invece la Champions diretta l’ha centrata eccome e proprio a spese del Napoli, non possiamo non apprezzare meglio quanto il club partenopeo è riuscito a fare nell’ottica della continuità tecnica.
La politica di “difesa”, messa in atto dal Napoli, sui suoi gioielli è stata ragguardevole. Sembra paradossale e forse audace a dirsi, ma è come se il Napoli avesse “riacquistato” Insigne, Mertens e Ghoulam, andando a trattare su basi economiche più alte i contratti che legano questi calciatori alla società partenopea. Agli occhi del tifoso, andarsi a prendere questi stessi calciatori da un’altra squadra, forse avrebbe avuto un sapore diverso e, magari, un aspetto più ammaliante: tuttavia, la sostanza è la stessa, perché nulla vietava ai Mertens e agli Insigne di andare a trovare gli stessi soldi altrove.
Il club ha saputo difendere, finora, un patrimonio tecnico non da poco, calciatori quotati sul mercato come Koulibaly, Diawara, Hysaj e Zielinski, rigettando offerte che, a giudicare dalle dichiarazioni degli operatori di mercato, sarebbero anche arrivate ed a più riprese.
Che cosa avremmo detto se il club avesse ceduto alle lusinghe per questi giocatori, se avesse operato come ha fatto la Roma per Rudiger e Salah, e poi li avesse sostituiti con calciatori diversi e magari meno “esosi”?
Nel mondo del tifo serpeggia la tendenza all’amnesia, a lasciar sbiadire la realtà acquisita, a discapito del sogno, soprattutto in tema di calciomercato, universo atipico ed illogico, dove la fantasia del tifoso prende, irrimediabilmente, il sopravvento sul raziocinio.
Il popolo del tifo si lascia facilmente irretire dal battage mediatico, incentrato sul facile sensazionalismo ed asservito alla legge dell’audience; quindi, un Napoli ai margini delle scalette delle trasmissioni di calciomercato viene percepito dal tifoso napoletano come “equazione matematica” di resa delle ambizioni e di scarsa volontà di primeggiare.
Il tifoso dimentica, evidentemente, una regola fondamentale del calcio: le squadre, prima che nelle hall degli hotel milanesi o nei salotti televisivi, si costruiscono sui campi di allenamento, col lavoro di un tecnico che detta e suggerisce i desiderata, che pianifica un programma di allenamento per i calciatori che lavorano, sbagliano, sudano e imparano.
I giudizi sommari, figli della passionalità del tifoso e della “febbre da acquisto” che imperversa soprattutto in questa fase dell’anno, andrebbero calibrati e lasciati decantare, per cedere il posto ad una cauta e più saggia attesa. Sarà, come sempre, il campo a stabilire chi avrà imboccato la strada vincente.