Le critiche feroci che sovente accompagnano i (rari) passi falsi degli azzurri questa volta non ci sono state: Napoli e il Napoli viaggiano serenamente a braccetto verso l’ennesima rivincita stagionale in programma sabato pomeriggio allo stadio San Paolo contro il Verona.
Il pubblico è maturato, si dirà. Vero. Ma la verità è anche (o forse soprattutto) un’altra:
Sarri ha ascoltato il suo pubblico, ha seguito i suggerimenti che solitamente gli piovono dall’alto ma gli scivolano addosso.
Stavolta i “consigli” hanno fatto presa. Contro gli orobici hanno riposato addirittura in sei.
Adesso, a seguito di una sconfitta così sonora, sia nei numeri che nella sostanza, chi e soprattutto perchè avrebbe potuto muovere a Sarri qualche critica? Quasi nessuno. E così è stato.
La sconfitta di martedì sera, oltre ad aprire a giusti e inequivocabili interrogativi, pone l’accento sulla annosa questione gestione della rosa azzurra. Fa bene o fa male Maurizio Sarri a gestire il patrimonio tecnico del Napoli in questo modo?
Proviamo ad analizzare i fatti, a 360°.
Sarri considera titolarissimi al massimo 13/14 calciatori, relegando a panchinari (perchè questo è il termine giusto nonostante venga spesso stigmatizzato), tutti gli altri. Bene.
Da un punto di vista economino-societario si tratta di una gestione disastrosa. Investimenti come quelli fatti per Maksimovic, Rog, Ounas, Diawara lasciati marcire in panchina gridano indubbiamente vendetta (Quella di De Laurentiis in primis).
Dal punto di vista tecnico – invece – la discussione è più aperta. I numeri sono impressionanti, in positivo:
– Il campionato 2017-2018 è stato l’anno con il miglior rendimento dell’intera storia del Club: 48 punti in 19 gare;
– In 19 giornate di campionato sono state siglate la bellezza di 42 reti, record anche questo. Il Napoli nella sua storia, e soltanto per due volte, non era andato oltre le 42 marcature.
– Il Napoli non perde in trasferta dal lontano 29 ottobre del 2016, quando consegnò i tre punti nelle mani della Juventus.
– 99 punti racconti in tutto il 2017 sono una enormità: 51 punti raccolti da Gennaio a Giugno, 48 punti da Agosto a Dicembre.
Dunque, in discussione non è la qualità dell’undici titolare ma la presunta affidabilità degli altri componenti della rosa.
Esiste davvero tutta questa differenza tra chi gioca e chi non gioca?
Il campo – da sempre unico parametro da prendere in considerazione – dice di si. La differenza esiste eccome. E’ un dato certo, insindacabile, inequivocabile, che il Napoli B non rende in termini di qualità di gioco e ottenimento di punti come il Napoli A. Dunque la linea sarriana sembra indiscutibilmente giusta.
Tant’è vero che a seguito della cocente sconfitta contro l’Atalanta si è alzato un pò ovunque il coro: “adesso abbiamo capito perchè Sarri non li fa giocare”.
Noi proviamo ad offrirvi un’altra chiave di lettura.
Sarri con le sue scelte parla più di quando si concede esplicitamente ai microfoni: “Quelli che schiero titolari sono senza dubbio più forti di chi siede in panchina”.
Questo è il messaggio chiaro, evidente, esplicito, lapalissiano che ci arriva osservando l’operato del tecnico del Napoli.
Ma siamo così sicuri che questa sia la verità?
Oggi sono ritenuti titolari inamovibili e portatori dello scettro dell’immunità alla critica calciatori quali Albiol, Koulibaly, Allan, Mertens, Insigne, Hamsik.
Ma ognuno di essi negli anni passati è stato messo pesantemente in discussione.
Al giudizio della piazza abbiamo dato volutamente poco spazio. Le valutazioni altalenanti, contraddittorie, umorali, talvolta persino dissacranti, hanno sempre e solo fatto luce sulla inguaribile frenesia del giudizio di cui hanno sofferto tutti coloro che non hanno contato fino a dieci prima di esprimersi.
Con calma, dunque, ci poniamo una semplicissima domanda:
e se il destino dei vari Ounas, Rog, Chiriches, Diawara, Maksimovic, fosse brillante come quello dei colleghi titolari se solo venisse data loro l’opportunità di scendere in campo, amalgamarsi, ed accrescere a dismisura la propria autostima?