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La vergogna per la vergogna

Ci piacerebbe tanto capire le motivazioni che hanno fatto sì si riavviasse veementemente la cultura complottista nel campionato di serie A.

Chiariamoci: non vogliamo essere il bastian contrario, non vogliamo sfidare il compatto versante degli assalitori di Calvarese, arbitro di Cagliari-Juventus. Vogliamo piuttosto effettuare una equa distribuzione delle responsabilità evidenziando, magari, il GRAVE errore di un singolo, scongiurando però la vetusta e ormai insopportabile cultura del sospetto.

Il fallo di mano di Federico Bernardeschi era da sanzionare con un calcio di rigore a favore del Cagliari. Su questo non vi è dubbio alcuno.

Sulle responsabilità della mancata concessione – invece – c’è da chiarire un aspetto:

Calvarese ha visto in presa diretta l’episodio e l’ha valutato regolare. Ci sta. Ci può stare valutarlo male.

Il protocollo però è chiaro e semplice: se l’arbitro commette un errore tecnico (ed è questo il caso), viene chiamato il “silent check” di seguito al quale la giacchetta nera viene “contattata” dall’arbitro presente al V.A.R. per la segnalazione dell’errore.

Domanda: l’errore è stato segnalato e Calvarese si è rifiutato di andare a visionare l’episodio al monitor, oppure non gli è stato comunicato nulla?

Questo non lo sappiamo. Per cui non sappiamo nemmeno se la colpa è da attribuire a Calvarese o a Banti, arbitro presente al V.A.R.

Ma al di là di questa irrisolvibile questione (almeno fin quando non sarà possibile ascoltare i dialoghi che intercorrono tra gli arbitri), riprendiamo per mano la considerazione iniziale.

A seguito di quanto accaduto a Cagliari si deve gridare al grave errore, non al complotto.

A suffragare quello che sosteniamo ci vengono in soccorso le statistiche:

Fino a prima del clamoroso e a conti fatti inspiegabile episodio di Cagliari la Juventus non solo non ha tratto vantaggi dalle segnalazioni (o mancate segnalazioni) del V.A.R. ma ne è stata addirittura (termine molto caro a chi l’ha sempre considerata favorita), danneggiata.

Al pronti via in campionato il primo episodio che apre uno spiraglio di legalità senza ombre su di un campionato logoro di polemiche:

Juventus-Cagliari (3-0), l’arbitro della gara assegna un calcio di rigore al Cagliari dopo aver visionato l’episodio al V.A.R, evento atteso con maliziosa impazienza da frotte di anti-juventini. L’evento si è verificato negli ultimi minuti del primo tempo, quando l’arbitro non si è accordo che Alex Sandro, nel tentativo di anticipare Cop all’altezza del dischetto, non ha preso la palla ma il piede del croato. Maresca (l’arbitro della gara) ha concesso l’angolo (l’azione si era conclusa con un tiro di Faragò deviato) e poi ha temporeggiato, nell’attesa che i due addetti al Var (Valeri e Aureliano), riesaminassero l’azione, invitando poi Maresca stesso a rivedere il replay sullo schermo a bordo campo. A quel punto l’arbitro ha mimato il monitor, è corso a guardare la moviola ed ha corretto la sua decisione. Erano trentuno partite che nessuno fischiava un rigore contro la Juve allo Stadium.

Stesso copione alla seconda giornata a Genova (assegnato un calcio di rigore al Genoa (il secondo della gara) dopo la consultazione del V.A.R. al quale però sfugge il fuorigioco di Galabinov durante l’azione che poi porterà al fallo da rigore). Calcio di rigore dunque da non accordare per fuorigioco dello stesso Galabinov.

Poi a Bergamo contro l’Atalanta, gara durante la quale viene annullato un gol di Mandzukic per un presunto fallo di Lichtsteiner avvenuto però molti secondi prima della marcatura del croato. Questo è da considerare l’intervento del V.A.R. più determinante, in quanto la Juventus con la rete di Mandzukic assegnata avrebbe portato a casa i tre punti e non uno soltanto.

Dunque, il complotto di cui si è tornati nuovamente a parlare, su che basi fonderebbe i suoi principi?

Quali sarebbero gli episodi di questa stagione che puzzano di marcio al punto tale da gettare nuovamente in un gabinetto (già abbondantemente ostruito) la credibilità del calcio italiano?

L’errore arbitrale di Cagliari che DI FATTO ha consentito alla Juventus di portare a casa la fondamentale posta in palio è stata la prima grave defaillance arbitrale di questa stagione a proprio vantaggio.

Poi più nulla se non ordinaria amministrazione e il compiacimento per uno strumento tecnologico che ha dato oggettivamente il suo ottimo contributo affinchè si vivesse tutto con più serenità.

Per anni si era detto che con la moviola in campo la Juve non avrebbe avuto vita facile, mentre i suoi tifosi replicavano che avrebbero vinto con o senza sviste arbitrali. Avevano ragione tutti: la Vecchia Signora è comunque sempre lì (quasi) davanti a tutti, anche se l’impatto con lo strumento tecnologico è stato tutt’altro che facile.

Allegri lo critica aspramente, il mondo bianconero lo disprezza. E’ indubbio che lo scopo dell’ambiente bianconero sarebbe quello di evidenziarne pecche e negatività in modo da far tornare ampia la forbice di soggettività della classe arbitrale. Noi ovviamente remiamo in direzione opposta, pur ammettendo che sull’epidermide del V.A.R ci siano dei punti neri, su tutti il declassamento del romanticismo che ha ceduto il passo alla fredda osservazione di un replay.

Quindi, tutto sommato, evviva il V.A.R. Ma adesso impegniamoci affinchè si metta a tacere l’ennesimo polverone anti-juventino, ma anche a tenere alta l’attenzione su quanto accadrà nei prossimi caldissimi mesi in merito al comportamento arbitrale.

A proposito di arbitri, lo ricordate il fallo di mano di Mertens in Crotone-Napoli?

Per molti (compreso il sottoscritto) era rigore netto, per altri non lo era. Nessuno è portatore della verità, ma tutti assieme una domanda avremmo dovuto porcela: nel dubbio, perchè nemmeno in quel caso fu data un’occhiata, seppur fugace, allo schermo più amato del mondo pallonaro?

 

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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