Le parole al vetriolo di Younes al De Telegraaf, sanciscono il suo definitivo dietrofront rispetto a Napoli e al Napoli e preparano il terreno ad un’ estate incandescente che già immaginiamo ricca di ricorsi, smentite e minacce più o meno velate.
Per amor di verità, abbiamo ricostruito la “tre giorni” di Gennaio tra Roma, Castelvolturno e Napoli del nuovo esterno azzurro, almeno sulla carta, e del suo entourage.
Giorno 1 : Atterrato all’aeroporto di Fiumicino in perfetto orario, il folletto tedesco si imbatte nei primi intoppi. Uno dei suoi bagagli era stato rubato da un napoletano in trasferta poi “accalappiato” da un addetto alla sicurezza. Il ladruncolo si è difeso dicendo di essere un tifoso partenopeo e che voleva portarsi a casa un ricordo di benvenuto del suo nuovo idolo del quale non ricordava il nome.
Non finisce qui.
La sciarpa del Napoli, regalatagli da un tifoso dagli occhi a mandorla, era un mix di acrilico, polistirolo e sconosciuti materiali di scarto leggeri che, in pochissimi secondi, gli ha provocato un vasto eritema, dal collo fin giù all’ osso sacro. Con una schiena degna del miglior appestato descritto da Alessandro Manzoni nel suo capolavoro, Younes parte alla volta di Villa Stuart. Qui la situazione peggiora. Al termine delle visite mediche di rito, il prof. Mariani si è lasciato scappare un “ci vediamo presto” proprio in un corridoio pieno di foto di giocatori del Napoli azzoppati e con stampelle. “Cose ‘e nient!!” pensava il buon Amin che si recava così presso gli uffici della Filmauro per l’agognata firma.
L’appuntamento, fissato inizialmente per le 16:00, è slittato alle 18:00 per il grave ritardo di Chiavelli che aveva fatto cadere le chiavi dell’auto in un tombino vicino casa e dello stesso De Laurentiis, attratto da una concessionaria che vendeva scooter a metà prezzo. Proprio negli uffici della Filmauro il talentuoso esterno tedesco, solo ed annoiato, si è imbattuto in due cine panettoni in lingua originale che lo hanno letteralmente stravolto. Le trentuno fitte pagine di contratto, poste su tre tavolini che richiamavano alla mente quelli tipici nelle stazioni, usati per il gioco delle tre carte, hanno indispettito e non poco lo staff tedesco. Non solo, le pagine erano scritte con un carattere “Calibri” a 4,5 per risparmiare sui fogli di carta riciclata e sono state fatte firmare con una BIC “scassatissima”, con l’inchiostro praticamente a zero.
Giorno 2 : Partenza di buon mattino per Castelvolturno. Il raccordo anulare, tifosissimo della Roma, mette il bastone tra le ruote e imbottiglia l’auto di servizio del Napoli in un traffico che non si vedeva dai tempi di Cesare. Dopo 9 ore di bestemmie parteno-vichinghe, riescono a fermarsi all’altezza dell’area di ristoro di Caserta Nord per il classico ripristino delle mutande, praticamente da “de-perizomare”. Gli ambulanti napoletani, che lo seguivano come un’ombra dal parcheggio di Fiumicino, sono stati capaci di vendergli, in poco più di mezz’ora, 28 chili di fazzolettini, 64 paia di calzini della stessa manifattura della sciarpa, 4 chili ‘e mozzarella a 180 euro e una decina di statuette di cioccolata scaduta di Cavani, quasi a voler testimoniare che qualcuno di spicco, da queste parti, si è visto. Un buon caffè getta fumo negli occhi.
I chilometri fino a Castelvolturno sono stati devastanti. Focolai di monnezza abusivamente smaltita, spaccio, papponi, prostitute, rapine, zombi anche di colore che uscivano da sottoterra perché “il napoletano se fa sicc ma nun more”, semafori di cartone piazzati ad arte in approssimativi incroci dove al “dottò” Younes hanno scippato il rolex, un diario dei ricordi ed intestato una casa, hanno ritardato ma non impedito al nuovo tesserato di raggiungere il suo nuovo quartier generale. Uno smarrito e spaventato Younes chiedeva a gran voce di spegnere i televisori in auto al cospetto di siffatte mostruosità, ma si è zittito quando il suo agente gli ha rivelato che quelli non erano televisori bensì finestrini.
Appassionati di golf, gli ospiti sono stati invitati a prendere parte ad una partita finalizzata a intraprendere una migliore conoscenza ma compatti hanno declinato l’invito quando hanno verificato che il campo aveva solo cinque buche, di cui due otturate.
L’incontro con Sarri da cineteca. Il tecnico toscano ha esordito dicendo, dopo la solita imprecazione, che non gli serviva ad una mazza e che voleva Verdi. Dopo aver insultato tutte le donne che gli passavano a tiro, gli ha intimato di comportarsi bene e lo ha salutato dandogli l’appuntamento per il giorno dopo, non prima di avergli fatto bere la sua urea con il sottofondo musicale di Gomorra.
Per tentare di recuperare la situazione, i ristoratori napoletani hanno offerto al nuovo beniamino l’impossibile, quasi a volerlo prendere per la gola. Poi per la gola lo hanno preso veramente, offesi di fronte al rifiuto di mangiare la settima parmigiana di melenzane e uno spaghetto veloce al sugo di cozze. Per la serie “m’assett Younes m’aiz Sodinha”. Purtroppo un materasso sfondato e pieno di cimici è stato la ciliegina sulla torta della sua prima notte azzurro trascorsa tra vomito e diarrea.
Giorno 3 : C’è la partita Napoli Bologna e il nuovo esterno disidratato del Napoli, vuole salutare il suo nuovo pubblico. Partito dall’albergo con i migliori propositi, Amin si è trovato di fronte una realtà sconcertante. Vedendo che l’auto su cui viaggiava si avvicinava sempre più velocemente al San Paolo, ha chiesto di essere portato immediatamente allo stadio e di non avvicinarsi troppo a quel monumento che aveva si qualcosa di storico ma che gli sembrava un cesso all’aperto. Con lo stesso sconcerto provato il giorno prima con la storia dei finestrini scambiati per televisori, dopo un veloce rientro in hotel e dopo una sommaria immersione nell’Amuchina, Younes torna a Fuorigrotta e si imbatte ai tornelli con un certo “Totonno ‘o portoghese” che con un regolare accredito falso, un geniale camuffamento e con accento di Gaudiniana memoria, si stava intrufolando nello stadio per la sua solita partita scroccata.
Dopo l’esame del DNA, Younes ed il suo staff riescono ad accomodarsi sui sediolini dello stadio di Napoli, noti per non aver nulla di comodo e soprattutto per essere auto riscaldanti per gli effetti delle bibliche “marenne” che il tifoso napoletano medio si porta da casa. Ricordiamo che il San Paolo è l’unico stadio al mondo in cui le merenne pagano il biglietto. Sediolini di una scomodità e di un fetore mai riscontrati prima. Fu così che Younes pensò alla sua mamma e realizzò di aver fatto una cavolata. Il “baule” di mamma Astrid non avrebbe mai trovato un senso di comodità su quei micragnosi sediolini da tortura medioevale. Meglio quelli in Olanda, il top quelli in Baviera. Fu così che Amin ed il suo gruppo, travestiti da venditori ambulanti e rubata una BMW nei pressi della tangenziale, riescono a dileguarsi senza salutare e a raggiungere l’aeroporto di Fiumicino in soli venticinque minuti.
E’ difficile dire come evolveranno le cose, ma possiamo anticipare che dall’ombra del Vesuvio sono partiti alcuni esponenti della Camorra direzione Amsterdam per cercare di convincere Younes a recedere dai suoi propositi di non godere delle bellezze del Golfo. Andrà a buon fine questo tentativo di riconciliazione?