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Partenopeismi

Uno stupendo strappo al cuore

Piango. Da quando ho riposto in valigia i miei averi.

Volgo lo sguardo fuori dalla finestra, vedo quel terreno di gioco calpestato tutti i santi giorni e mi viene il magone.

Alle mie spalle c’è la porta che mi ha accolto l’undici giugno di tre anni fa, la stessa che dovrò a fatica varcare tra qualche minuto.

Sensi opposti. Orizzonti divergenti. Umori diversi. Lascio casa mia. Lo è da quando l’anagrafe mi ha associato a quel nome: Napoli. Un pezzo di me. Da amare. Da difendere. Da mostrare con orgoglio ai diffamatori privati di cultura e sensibilità.

Mi porto dietro il senso della vita. Ad asciugare le mie lacrime di commozione ci sarà l’orgoglio di aver avuto la forza e la gioia, nonostante l’amaro epilogo, di aver donato felicità alla mia terra, ai miei concittadini.

Devo andare. E’ giusto sia così. Le gambe mi tremano ma devo andare.

Mi affaccio dalla finestra per l’ultima volta, voglio cogliere l’ultimo respiro, quello più intenso.

I passi che mi separano dall’auto saranno i più lunghi mai percorsi. Piango. Perché già lo immagino quello sguardo fisso al finestrino. Sarà il film più emozionante mai visto: la telefonata di Aurelio, il mio arrivo in città, il primo ritiro, la paura di non farcela, le prime difficoltà, e poi quella cavalcata inarrestabile, spontanea, leggera come una farfalla, bella come il sole, trionfale come l’ingresso in città di Alfonso D’Aragona.

Ho dato l’anima, la stessa che ho ricevuto. Ho cullato un sogno, il sogno. Quello più bello, quello irrealizzabile, quello che sfiori e che ti strappano dalle mani.

Crolli. Fa parte della vita. Come gli addii. E come i ricordi.

Prende il mio posto uno degli allenatori più titolati al mondo. Sono felice per il mio Napoli. E sono contento pure per Aurelio, a cui mancherà la “grande bellezza”, ma non la mia tuta, il mio essere rude e spontaneo, la mia ottusità tattica.

Prometto: verrò a festeggiare con voi quando accadrà. Non lo nomino. Non l’ho fatto nemmeno quest’anno, nonostante l’avessi dentro dal primo giorno.

Ad Maiora, mia gente. Mi sarete dentro fino all’ultimo respiro. Come il gol di Kalidou.

[Maurizio Sarri]

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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