Otto von Bismarck coniò un termine, “Realpolitik“, con questa definizione si intendeva: “Politica concreta, realistica, fondata sugli interessi del paese e sulla realtà (interna o internazionale) del momento e non sui sentimenti, le ideologie, i principi.”
Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti alla quale ha ovviamente partecipato Aurelio De Laurentiis, questo termine è risuonato forte e chiaro, sia nelle parole del tecnico e soprattutto in quelle del massimo dirigente della SSC Napoli. La cosa positiva è che la figura del tecnico di Figline Val D’Arno sia stata finalmente relegata in secondo piano, quasi a sancire un ricordo sbiadito. Le parole del presidente partenopeo sono state tutte incentrate sul presente e su quello che soprattutto potrà e dovrà rappresentare il futuro. Risposte secche e concise quelle di Aurelio De Laurentiis, nessun cenno a polemiche inutili o futili o a cadute di stile che in molti spesso gli rimproverano, nelle sue uscite pubbliche. Gli interessi della società prima di tutto, la sua affermazione a livello italiano ed europeo, grazie anche alla presenza del tecnico di Reggiolo, la realtà di una società che senza fronzoli e con i mezzi a disposizione, proverà a dare battaglia a tutti i competitors, Juventus in primis, nonstante #CR7.
La vicenda Sarri s’è chiusa? “E’ in dirittura d’arrivo, poi dipende solo da lui. I miei avvocati hanno stilato un testo che è stato sottoposto ai suoi avvocati e chi vivrà vedrà”. C’è Jorginho nell’affare? “Pur considerandolo un ottimo giocatore, per il gioco di Ancelotti e prevedendo la credibilità relativa dei cinesi per Hamsik, s’è deciso di accettare le richieste che sono partite dal City e dovrò scusarmi con loro. La trattativa l’ho chiusa 15 giorni fa, risolvendo varie questioni, ma il giocatore se preferisce Londra a Manchester lo posso capire, poi se il Chelsea lo paga di più lo posso capire di più ancora e non posso farci nulla. Jorginho al Chelsea non dipende da Sarri”.
Una risposta scarna e semplice, come a dire, nessuno può decidere per se stesso, sono io che faccio gli interessi del Calcio Napoli e se poi questi coincidono anche con quelli degli altri, tanto meglio. Nella trattativa Jorginho/City/Chelsea, se come sembra dovesse concludersi con l’approdo dell’italo-brasiliano a Londra, si annida tutta la genialità di un grande manager, di un conoscitore del mercato. Un furbo e disincatato “commerciante” che in quanto tale, fa in assoluto i suoi di interessi e della società di cui è presidente.
Sul futuro della campagna acquisti la scaltrezza e la serietà dei contenuti si fa ancora più incisiva, fino a far comprendere a tutti che Napoli, non dovrà mai più essere vista e vissuta come luogo di pascolo di vecchie glorie alla fine della corsa. Se ciò dovesse accadere lo dovrà solo essere per un reciproco interesse alla crescita della Società. Il riferimento ai “vecchi rincoglioniti” è una battuta degna del miglior premio Oscar, con riferimenti chiari e definitivi.
Per ADL, i big resteranno?“Resteranno, poi Ancelotti potrà provare tutto. Andremo a Dublino contro il Liverpool, poi a San Gallo contro il Borussia Dortmund e poi ci sposteremo a Wolfsburg e lì il mister avrà avuto la possibilità di vedere i valori e dall’11 agosto avremo diversi giorni per capire eventualmente a chi dare chi non si amalgama col gioco. Il problema è la sovrabbondanza di giocatori e Carlo mi ha detto che non vuole più di X giocatori per evitare confusione. E’ un periodo di verifica. Poi viste le richieste che abbiamo a certe cifre, i nostri sono top player, mica i top player sono solo vecchi rincoglioniti che guadagnano tanto. E vediamo anche quanto si rinforzeranno gli altri.”
La furbizia comunicativa del presidente si esalta poi nel momento in cui gli viene rivolta una domanda su cosa pensa dell’affare Ronaldo. La risposta è tutta incentrata nello scaricare le responsabilità ed il peso della vittoria sulla Juventus, in Italia ed in Europa, sul tecnico bianconero e sul giocatore portoghese.
“Se io ho un bravo tecnico come Allegri che vince sempre come posso integrare l’interesse dei miei sostenitori che ormai sono incubati in un liquido amniotico di una crescita che ci si aspetta sempre. Questa madre Juve cosa fa, partorisce un grande nome e l’entusiasmo rinasce e fa dimenticare le difficoltà ipotetiche anche per uno come Allegri. Si sposta l’asse di un eventuale insuccesso su uno che non si può discutere.”
La Realpolitik torna di prepotenza nel momento in cui i giornalisti in sala chiedono conto dell’acquisto di un topo player e di Cavani in particolare e sulla impossibilità di poter competere con chi acquistando l’ex madridista, gli può non solo promettere e pagare un ingaggio faraonico, ma può utilizzare la sua immagine per altri scopi commerciali, legati comunque ai brand di famiglia.
Per Cavani: “E’ quello che accade al bar, se si accontentano solo i tifosi nessun club vincerebbe. Io capisco i tifosi”. Per la Juventus: “Marchionne, con la Ferrari può averlo come testimonial offrendogli 20mlm di euro(…) Io mi occupo di cinema e non posso invitarlo in un film da attore, le cose vanno lette”.
Infine un ultimo cenno su Sarri, ma mai citandolo direttamente, è l’unico passaggio della conferenza dove viene fuori il presidente sanguigno che tutti conosciamo e questo vuol dire che la ferita seppur rimarginata, fa ancora un poco male. Nella risposta è contenuta forse la vera ragione dell’addio con il tecnico toscano.
Ancora sui 91 punti e la possibilità di vincere? “Non mi faccia inc… perché quei 91 punti servono solo a chi dico io…(…) Se non fossero accadute certe cose chiare a tutti, avremmo superato di 1 o 2 punti la concorrente. L’uscita dalle coppe però non posso condividerla, tra l’altro ha determinato una perdita di bilancio di 15mln di euro”.
L’unica concessione al “personaggio ADL” è forse in questa ultima stilettata: “Ancelotti non ha bisogno che noi lo presentiamo andando oltre quello che già lui vi presenta, sapete quanti followers ha? 10mln contro i 10mila di Sarri“.
Anche in questo caso è sottilissima la linea di demarcazione tra chi confonde il risentimento con la Realpolitik.