Non mi era mai capitato di paragonare in maniera quasi maniacale (vocabolo casuale?) il lavoro svolto sul campo di Dimaro dal nuovo tecnico del Napoli con quello svolto dal suo predecessore.
In questi giorni di ritiro pre-campionato sta accadendo in maniera assidua e sorprendente.
Stamattina la seduta di allenamento è durata davvero poco, prima delle 10,00 sul terreno di gioco non si è visto nessuno e alle ore 11,00 l’intero staff ha già guadagnato gli spogliatoi.
Ma un’ora mi è bastata per tornare a vedere il fantasma di Maurizio Sarri.
Un’oretta durante la quale mister Ancelotti ha provato gli schemi su calcio d’angolo. La curiosità era tanta. Marcheremo ad uomo? A proposito di fantasmi, avremmo finalmente posto rimedio a quelli di Sergio Ramos? Mi sono chiesto.
Il periodo che mi ha separato dalla scoperta è stato breve, giusto il tempo di far collocare gli uomini nella posizione a cui erano destinati.
Vedo due linee, sono quelle dei difendenti. La prima è composta da 5 uomini, tra cui ci sono i due difensori centrali e gli altri tre uomini degli undici con maggiore prestanza fisica.
Davanti ad essi, a circa un paio di metro o poco più, altri 3 calciatori (che possono diventare quattro in base a quanti uomini la squadra avversaria porta in area di rigore), il centrocampista basso, la mezz’ala destra e uno dei famosi calciatori che dovrà giocare tra le linee. Il compito di questi calciatori è andare a marcare gli avversari predisposti agli inserimenti in area di rigore.
In avanti, a sperare in una ipotetica ripartenza, il resto della squadra.
Si segue l’uomo? Nient’affatto. Si marca a zona. Come faceva Sarri.
Ma una differenza esiste, ed è pure sostanziale: sta nel numero di uomini coinvolti nella fase difensiva. Maurizio Sarri su calcio d’angolo, creando dei castelletti umani attorno agli avversari, impiegava tutti e dieci gli uomini schierati. Carlo Ancelotti, invece, ne utilizza solo otto. Quelli che non sono coinvolti attendono a ridosso della linea di centrocampo palla per ripartire.
Possiamo quindi dire che, al di là della efficienza dei rispettivi schemi difensivi, quello di Ancelotti è più offensivo perché concede qualche possibilità in più alla ripartenza.
Ancelotti offensivista, dunque. Una tendenza visibile anche se si poggia la lente di ingrandimento sui movimenti degli esterni di difesa: giocando più “in mezzo al campo” i vari Insigne, Callejon, Verdi e compagnia discorrendo, in fase offensiva Carlo Ancelotti vuole si alzino entrambi gli esterni bassi, spesso contemporaneamente.
Lo schema sarriano, invece, prevedeva lo sviluppo offensivo in maniera alternata da parte dei due esterni bassi di difesa.
Ancelotti meglio di Sarri? Assolutamente non è questa la tesi che voglio sostenere. La mia è una semplice lettura dei fatti che induce anche al compiacimento. Mi piace tanto avere uno in panchina che, come il suo predecessore, ha voglia di essere propositivo e vincente.