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#MyDimaro 8 – Il ritiro delle seconde linee

Provate ad immaginare la sostituzione del datore di lavoro che ha fatto crescere a dismisura l’azienda per cui lavorate, valorizzando il lavoro dei vostri colleghi ma non il vostro. Raccogliereste questo cambio al vertice come una liberazione, accettando con paradossale entusiasmo il rischio che l’azienda possa anche ottenere risultati peggiori.

E’ quello che è successo a Adam Ounas, Marco Rog e Nicola Maksimovic. Tre calciatori rinati a seguito del cambio della guida tecnica.

Il Verdi che non t’aspetti

Fisico e tecnica già c’erano, si sono aggiunte serenità e uno squarcio attraverso cui ha visto la possibilità di mettersi in mostra. Nicola Maksimovic sul campo di Carciato è tornato a giganteggiare. Il sorriso stampato sul volto dal primo giorno di ritiro ha dato traccia corposa dell’umore con cui si è presentato a Dimaro. Sono inutili fronzoli dialettici per far comprendere cosa ho avuto sotto gli occhi: ho semplicemente visto un difensore forte. Grande prestanza fisica ma soprattutto grande concentrazione. E poi una piacevolissima sorpresa: nelle esercitazioni su punizione dal limite dell’area – tra i soliti noti – si è presentato anche lui, con un destro alla “Verdi”. Precisione chirurgica con palla spesso sotto l’incrocio. Nicola adesso ha una consapevolezza diversa: sa di potersi giocare le sue chances in una squadra da cui è stato costretto ad allontanarsi, seppur momentaneamente. La scena adesso non è sua, i pilastri Albiol-Koulibaly sono ancora belli solidi, ma, ad oggi, sembra essere lui la prima alternativa.

Cavallo pazzo alla riscossa

Ha il classico volto inespressivo degli uomini dell’est, ricorda l’attore Dolph Lundgren nella sua nota interpretazione di Igor Drago in “Rocky 4”, fulgido esempio della potenza sovietica che vuole vincere sempre. Marco Rog lo si guarda, lui non proferisce parola, ma sembra proprio dirti: “Ti spiezzo in due”. Anche lui è giunto in ritiro con altro piglio, e non poteva essere diversamente. I risicatissimi minuti che lo hanno visto “protagonista” nella passata stagione hanno avuto il sapore della presa in giro, e non deve essere stato facile ingoiarli tutti questi bocconi amari.

L’avvento di Ancelotti ha cambiato il vento. Adesso soffia forte in direzione titolarità. Marco in questi primi sette giorni di ritiro è sembrato al centro delle attenzioni del nuovo mister, provato sia sul centro-destra che sul centro-sinistra di quel Marek Hamsik salito in cabina di regia. E il croato ha risposto con l’entusiasmo di chi ha vestito ieri la maglia azzurra per la prima volta. Testa bassa e lavorare, questo è il suo motto. Impegno massimo, sempre. Cuore, grinta e dinamismo le qualità che mi hanno colpito di più. Ma anche buona qualità nelle giocate. Ha confermato il classico calciatore che spacca, che fa della prepotenza agonistica la sua forza. Gli ho visto profondere negli allenamenti lo stesso impegno e la stessa intensità delle partite, amichevoli o ufficiali che siano. Pronti-via lui accende il motore e parte forte. Talvolta troppo forte: anche nelle fasi di allenamento il gioco è stato interrotto per qualche sua entrata “killer” sui compagni/avversari di turno. Non posso essere certo riesca a far sua la scena che per troppo tempo gli è stata sottratta, ma, di certo, adesso non può farsi sfuggire questa ghiotta occasione.

Zero a zero, palla al centro

Di lui, ad oggi, abbiamo apprezzato solo i coloriti selfie postati sui Social. Forse è il caso di ricordarci di Adam Ounas, professione: calciatore. Anche per l’algerino, nuova vita. L’ho visto voglioso, agile, scattante, presente, forse meno imprigionato nella rigidità degli schemi, meno umiliato da dichiarazioni che ne hanno mortificato l’estro e forse anche l’autostima. Il suo lo sta facendo, e bene. Adesso toccherà ad Ancelotti stabilire se l’algerino dovrà vestire i panni della meteora o meriterà di rimanere in maglia azzurra per dimostrare le sue qualità.

English made in Naples

Non è venuto qui a Dimaro per allenarsi e poi andar via. Roberto Inglese è venuto per farsi apprezzare da Ancelotti e rimanere in maglia azzurra. Ha mostrato dal primo giorno grandissimo impegno e disponibilità. Ha saputo farsi apprezzare anche fuori dal campo: gioviale, inserito, sorridente. L’ho pure beccato in pizzeria assieme a parecchi compagni di squadra. Dalla sala occupata in maniera riservata proveniva un’aria gioviale e scherzosa, finanche cori da stadio e un ironico: “bacio!, Bacio!”.

Ha buona tecnica, non eccelsa, ma due caratteristiche che lo rendono un calciatore interessante: di testa è fortissimo e, pur avendo una stazza importante, ha il baricentro basso che gli consente una buonissima rapidità di gambe in rapporto all’altezza. E’ una sorta di fusione tra il classico e anacronistico centravanti statico da area di rigore e l’attaccante che interpreta il ruolo in chiave moderna. Ancelotti ha spesso avuto gli occhi su di lui, e sembravano occhi compiaciuti. Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

Hamsik è Hamsik

Un’ultima citazione la merita il capitano, e non perché lo sia. Marek Hamsik, ruolo vecchio o ruolo nuovo, un po’ più avanti o un po’ più indietro, era e resta uno dei calciatori più talentuosi che veste la casacca azzurra. E’ vero che parla poco, ma è altrettanto vero che quando tocca la palla è una delizia. Azione o punizione che sia, lo slovacco la mette dentro con una disinvoltura impressionante per uno che nella vita non fa l’attaccante.

L’arretramento introdotto da Ancelotti penalizzerà questa qualità, ma ci fidiamo di Carletto: ne valorizzerà altre.

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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